
[03/04/2012] News
L'equazione ha ancora molte incognite. Ma l'idea è che la sua soluzione potrebbe avere un carattere generale, valida per la gran parte dei problemi che, nei paesi tropicali, riguardano al deforestazione e le conseguenti emissioni di anidride carbonica. Si tratta del teorema proposto dal consorzio Roundtable-REDD: remunerare con soldi del Nord del mondo la rinuncia da parte degli agricoltori del Sud del mondo ad aumentare l'area coltivata attraverso l'abbattimento degli alberi della foresta con un incremento di produttività dei campi già attivi.
La proposta parte dall'Amazon Environmental Research Institute (IPAM) e coinvolge il REDD (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) delle Nazioni Unite. Ha una dotazione iniziale di soli 4 milioni di dollari, messi a disposizione dalla Norvegia. Ma ha una sua forza.
La deforestazione è una delle principali cause antropiche di emissione di gas serra, in particolare di anidride carbonica, che contribuiscono ai cambiamenti climatici. Bloccare l'abbattimento degli alberi è di interesse globale. Ma il processo va contro gli interessi locali di molti agricoltori (compreso quello delle grandi multinazionali dell'agroalimentare), che tagliano la foresta per recuperare aree coltivabili e produrre di più.
La comunità globale può farsi carico dei loro problemi, consentendo loro di produrre di più senza attaccare la foresta. Occorre, però, aumentare la produttività dei campi già coltivati. In linea di principio la compensazione è possibile. Il Brasile ha diminuito del 78% il tasso di deforestazione tra il 2004 e il 2011 aumentando la produzione agricola.
Occorre che il processo avvenga davvero e convinca gli agricoltori. Per questo sono state organizzate tavole rotonde tra scienziati, ambientalisti e grandi imprese multinazionali per elaborare progetti in varie parti del mondo capaci di applicare il principio generale. I progetti verranno presentati il prossimo giugno in occasione della Conferenza sulla Sviluppo Sostenibile che le Nazioni Unite hanno organizzato a Rio de Janeiro (Rio + 20), in occasione del ventesimo anniversario della Conferenza UNCED del 1992.
I progetti ci sono. I soldi ci potrebbero essere. Si potrebbe, infatti, attingere ai soldi che i paesi di antica industrializzazione conferiscono ai paesi in via di sviluppo (compresi quelli a economia emergente) proprio per compensare la tutela dei "polmoni verdi" (le grandi foreste) del pianeta. Finora i soldi sono passati da paese a paese. Finora gli agricoltori hanno visto poco di quei soldi, e in modo non chiaro. Occorre un trasferimento diretto e convincente. Per esempio attraverso la copertura degli investimenti per consentire l'aumento (sostenibile) della produttività dei campi.
Gli scienziati mettono in campo le loro competenze. Gli stati i loro soldi. In cambio gli agricoltori si impegnano a osservare precisi standard ambientali. Il primo dei quali è la rinuncia ad acquisire nuove aree coltivabili abbattendo gli alberi della foresta.
Se il sistema funziona, il tasso di deforestazione in tutto il mondo potrebbe subire un drastico ridimensionamento. Molti tra i più scettici obiettano: ma come può il lupo, le multinazionali che più degli altri hanno contribuito alla deforestazione, trasformarsi in agnello? L'obiezione è tutt'altro che infondata. Ma occorre provarci. In fondo anche le grandi aziende potrebbero averne un vantaggio (d'immagine) senza perdere in profitti (attraverso l'aumento della produttività). La principale incognita dell'equazione riguarda, naturalmente, la definizione degli standard ambientali.