
[11/04/2012] News
Intervenire sulle cause antropiche che hanno portato ai mutamenti climatici e intraprendere strategie di adattamento attraverso interventi strutturali e cambiamenti delle abitudini di vita. Questi tipologie di risposte che devono essere fornite dall'uomo, possono essere in qualche modo "copiate" da alcuni organismi viventi. Come noto l'aumento di CO2 in atmosfera causa anche il fenomeno dell'acidificazione degli oceani, cioè l'aumento della concentrazione dell'acido carbonico e la conseguente riduzione del pH con effetti sulla catena alimentare. Uno studio condotto dall'Helmholtz Centre for Ocean Research (Geomar) di Kiel (Germania) e pubblicato su Nature Geoscience, ha dimostrato come il fitoplancton unicellulare si stia evolvendo per adattarsi al cambiamento di pH del mare, mitigando gli effetti negativi dell'acidificazione.
«A causa dell'uso di combustibili fossili, le emissioni umane di anidride carbonica si dissolvono nel mare, dando origine a acido carbonico e quindi abbassano il pH- ha dichiarato Kai Lohbeck, biologo tra gli autori dello studio- Ma c'è un'alga unicellulare, chiamata Emiliana huxleyi, che costruisce attorno a sé una corazza di carbonato di calcio. Quest'esemplare del fitoplancton dimostra già un ottimo potenziale di adattamento alle condizioni sempre più acide dell'oceano». Durante lo studio sperimentale i ricercatori hanno isolato un campione di queste alghe, molte diffuse in natura dai mari tropicali a quelli sub-artici, note per le loro fioriture algali, e le hanno coltivate in laboratorio simulando le condizioni previste di acidità oceanica per un anno, equivalente a 500 generazioni. Tramite l'accumulazione di mutazioni casuali del DNA, il fitoplancton si è evoluto in modo da calcificare nella sua corazza maggiori quantità di CO2, sottraendole all'ambiente e mitigando l'innalzamento del pH.
«Ci aspettavamo un risultato simile, ma è stato interessante notare come le alghe abbiano reagito dopo sole 500 generazioni. Questo dimostra come molte specie abbiano la capacità di ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, e la necessità di iniziative di conservazione», ha concluso Lohbeck.