
[19/04/2012] News
Secondo due studi non è sostenibile su vasta scala
In tutto il mondo si sta puntando a produrre più energia da biomassa forestale, ma in nuovo studio "Biogenic vs. geologic carbon emissions and forest biomass energy production" pubblicato su Global Change Biology/Bioenergy un gruppo di scienziati statunitensi e thailandesi dicono che una produzione di bioenergia da biomassa forestale sarebbe insostenibile ed aumenterà le emissioni di gas serra.
«Nel dibattito in corso sulle implicazioni delle emissioni di CO2 nel passaggio dalle fonti energetiche fossili per includere una notevole quantità di energia di biomassa legnosa, molti scienziati e politici sono del parere che le emissioni provenienti dalle due fonti non devono essere equiparate. La loro logica è che la combustione o la decomposizione della biomassa legnosa è semplicemente parte del ciclo biogenico globale del carbonio e non aumenta la quantità di carbonio in circolazione. Questa visione viene presentata spesso come giustificazione per attuare politiche che favoriscono la sostituzione di fonti energetiche fossili con la biomassa». Ma i ricercatori di Natural Capital Initiative, Manomet Center for Conservation Sciences di Brunswick, Lowering Emissions in Asia's Forests di Bangkok, Rubenstein School of Environment and Natural Resources, University of Vermont non sono d'accordo che questa sia una base adeguata per valutare i gas serra prodotti dall'energia da biomassa legnosa: «Mentre ci sono molte altre ragioni ambientali, sociali ed economiche per spostarsi verso l'energia da biomasse legnose, riteniamo che i benefici dedotti delle emissioni biogeniche, oltre le emissioni dei combustibili fossili, devono essere riconsiderati».
Quindi non è detto che l'industria dei biocarburanti forestali abbia un effetto serra "neutrale" o che addirittura riduca le emissioni di gas serra. Secondo un altro studio condotto dal Max-Planck Institute per la biogeochimica in Germania, Oregon State University e da altre università in Svizzera, Austria e Francia, e sostenuto da diverse agenzie europee dal Dipartimento dell'energia Usa, le stime sulle emissioni dell'energia da biomasse forestali «Si basano su presupposti errati. Un aumento consistente in questo settore si tradurrebbe anche in rotazioni degli alberi più brevi, foreste più giovani, sostanze nutrienti del suolo impoverite, aumento del rischio di erosione, perdita di biodiversità e funzione delle foreste, costi più elevati per le bioenergie di quelli che vengono ora previsti e maggiore utilizzazione di fertilizzanti, che sono anche una fonte di emissioni di gas serra».
Uno degli autori, Beverly Law della Oregon State University, sottolinea che «L'obiettivo principale della produzione di bioenergia da raccolta delle foreste è quello di ridurre le emissioni di gas serra, ma la strategia rischia di mancare il bersaglio».
Per un altro degli autori, Helmut Haberl, che ha anche scritto il capitolo sulla mitigazione climatica del fifth assessment dell'Intergovernmental panel on climate change, «L'articolo solleva questioni importanti per le politiche delle bioenergie. Questa analisi si è basata su un teorico, significativo aumento dell'energia da biomassa forestale - come è stato proposto da alcuni ricercatori - al 20% o più della corrente alimentazione globale di energia primaria. Per esempio, circa il 20% del consumo totale di energia dell'Unione europea dovrebbe provenire da fonti rinnovabili entro il 2020, con la bioenergia come punto focale. I sostenitori di tali metodi, che usano le biomasse forestali sia per la combustione diretta che per la conversione in biocarburanti, per esempio dicono che questo potrebbe ridurre significativamente la dipendenza globale dai combustibili fossili senza competere con la produzione alimentare, e in molti casi creare posti di lavoro locali».
Ma i nuovi studi pubblicati da Global Change Biology/Bioenergy dicono che in realtà tutto questo è molto sovrastimato, e presentano una serie di preoccupazioni: «L'ipotesi generale che la bioenergia sia carbon-neutral non è valida. La riduzione della biomassa persa insieme al sequestro del carbonio delle foreste potrebbe richiedere decenni e secoli per essere "ripagata" con la sostituzione del combustibile fossile, se non addirittura non restituita affatto».
Risultano anche rafforzate le preoccupazioni sulla sostenibilità economica dei biocarburanti, che possono richiedere sussidi o licenze governative: «Un aumento della domanda di biomassa proveniente dalle foreste aumenterà i prezzi per la biomassa, come in Germania, dove sono già aumentati di prezzo del 300 - 600% dal 2005 al 2010. L'enfasi sulla produzione di bioenergia proveniente da foreste potrebbe portare a lunghezze di rotazione più brevi, pratiche di gestione discutibili e crescente dipendenza dalle importazioni di legno. Gli impatti negativi sulla vegetazione, la fertilità del suolo, l'acqua e la diversità degli ecosistemi sono del tutto possibili. L'uso dei fertilizzanti, un'altra importante fonte di emissioni di gas serra, potrebbe aumentare. L'uso di combustibili fossili nella rivoluzione industriale ha permesso in precedenza alle foreste degradate di recuperare in gran parte dell'Europa e negli Stati Uniti, mentre su scala industriale l'uso delle foreste per la biomassa potrebbe probabilmente invertire questa tendenza».
E i ricercatori concludono: «Se si vogliono i biocarburanti, un'alternativa migliore sarebbe la loro produzione su terreni che un tempo erano di foreste, ma ora non lo sono più, ma con questo si corre il rischio di competere con il cibo e la produzionedi foraggio animale. La società dovrebbe pienamente quantificare le emissioni dirette e indirette di gas serra associate alle energie alternative, e le conseguenze ad esse collegate, prima di prendere impegni politici che hanno effetti a lungo termine sulle foreste globali. C'è il rischio sostanziale di sacrificare l'integrità delle foreste e la sostenibilità senza alcuna garanzia di mitigare il cambiamento climatico».