[23/04/2012] News

La Francia va a sinistra (e a destra) mentre l'Italia corre al centro (in crisi)

Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha terremotato il quadro politico e alcune radicate convinzioni di una politica italiana sempre meno consapevole delle dinamiche che si muovono nell'Europa della crisi. La vittoria del mite e grigio socialista  François Hollande (Nella foto), in testa con il 28,29% dei voti sull'egocentrico e iconoclasta Nicolas Sarkozy, dell'l'Union pour un mouvement populaire, con il 27,02% è la rivincita della socialdemocrazia (data per morta e defunta) sul trasformismo dell'iperliberismo ed il pensiero unico che sembrava dominare la politica europea, trasformatosi in Italia in una destra populista autonominatasi "moderata" che ora, con Giulio Tremonti, dichiara addirittura di condividere un programma socialista che ha fino a ieri seppellito con le politiche berlusconiane.

Mentre l'Italia corre al centro ed esorcizza il fenomeno Grillo( che somiglia molto a quel che sta succedendo in Germania e nei Paesi scandinavi con i "Pirati" e in Francia con la sinistra frammentata che ad ogni elezione riesce a tirar fuori una nuova meteora), in Europa la politica si catalizza sempre più a destra e a sinistra, con  un centro ormai incapace di attrarre e paralizzato in una mediazione che, più che con i fermenti della società, è con sé stesso. Un centro-destra e un centro-sinistra sempre più difensivi, appaltati a uomini forti o a tecnici che gestiscono la crisi per conto di chi l'ha prodotta, che chiedono sacrifici senza altro obiettivo che il mantenimento dello status quo e senza altro orizzonte che lo smantellamento dello Stato sociale che ha reso l'Europa più libera, democratica e solidale di altre parti del mondo.    

La festa a sinistra e i risultati clamorosi del Front National di Marine Le Pen parlano di questo, del duplice ed opposto tentativo di uscire dalla crisi, da sinistra o da destra, non  rimanendo impantanati nell'impotente centro che vuole gestire la crisi senza indicare il cambiamento. Sarà qui probabilmente che si giocherà la partita del futuro politico ed economico dell'Europa.

Hollande ha detto ai suoi compagni:«Siamo arrivati in testa con un rassemblement senza concessioni né negoziati (e devo dire che Jean-Luc Mélenchon avrebbe potuto far durare l'incertezza ed è stato chiaro), e un totale dei voti di sinistra è elevato, perché dovrebbe essere al 43%: ricordo che nel 2007 era il  38%», Il candidato socialista ha fatto il pieno dei voti nelle regioni "rosse" ma anche in aree tradizionalmente non di sinistra come il nord della Francia conquistata già al primo turno da Sarkozy alle elezioni del 2007, così come al centro. Ma la "botta" più grossa è stata quella della capitale Parigi dove Hiollande ha preso il 34% dei voti e Parigi alle presidenziali di solito vota a destra.

Hollande ha avuto la sua analisi della Francia confermata dal voto e continua a parlare di sinistra anche se dovrà conquistare voti al centro (e forse anche nella destra che odia Sarkozy) ma non nasconde la sua preoccupazione per il vero nemico dei progressisti francesi: il Front National, un «Voto più elevato in numero di elettori che nel 2002», quando Jean-Marie Le Pen eliminò al primo turno il socialista Lionel Jospin. Secondo il candidato socialista il risultato dell'estrema destra è colpa del centro-destra francese: «del FN elevato, Nicolas Sarkozy ne è il responsabile per due motivi. I discorsi che ha tenuto in questi ultimi mesi, una forma di banalizzazione della quale  Nicolas Sarkozy è il primo responsabile, ma anche il Paese che lascia al termine del suo quinquennio che ha acuito collera, inquietudini e frustrazioni».

Hollande sembra partire da qui, da una Francia meno arrabbiata ed inquieta e più sicura del suo futuro per sconfiggere la destra, una ricetta che la corsa al centro della spappolata sinistra italiana non è riuscita ad applicare durante il populismo rampante del Berlusconismo che la destra alla Le Pen non solo l'ha sdoganata ma l'ha fatta diventare ossatura ideologica del governo "dei moderati". 

Hollande sa che Sarkozy giocherà la stessa partita di Berlusconi e calerà la carta (e gli slogan) dell'estrema destra nel secondo turno, semplicemente perché il "centro-destra" gollista non ha altra scelta che tradire i suoi ideali repubblicani sull'altare del liberismo populista. «Quali sono i suoi possibili rinforzi?» chiede Hollande a Sarkozy e, invece di fare come il centro-sinistra italiano dei tempi andati, punta su questa debolezza ideologica per sferrare l'attacco finale: «E' anche una concezione della République che sarà in causa in questo scrutinio», poi ha chiamato a raccolta Eva Joly di Europe Ecologie-Les Verts (Eelv) e Jean-Luc Mélenchon del Front de gauche per una battaglia finale contro la destra insieme agli elettori centristi che hanno a cuore lo stesso sentimento repubblicano della sinistra francese.

Hollande chiederà anche il voto dell'elettorato di centro con una piattaforma di sinistra basata su una seria gestione del bilancio e sull'imparzialità dello Stato, ma avverte che «Sulle questioni economiche e sociali non cambierò» e non si nasconde che la destra le proverà tutte nella campagna per sovvertire i sondaggi che lo danno vincitore al secondo turno: «E' già stata violenta. Sarà senza dubbio privilegiata la tattica spregiudicata della destra. La differenza è che il Paese non è su questa linea. Abbiamo oggi tutte le condizioni per ottenere una vittoria. Ma tra le condizioni e la vittoria c'è una campagna elettorale».

Fra due settimane gli elettori francesi saranno chiamati a scegliere tra due programmi molto diversi (nonostante quello che dice la stampa italiana e che vuol far credere il Pdl che annusa già la vittoria di Hollande). Ad esempio, se si guarda ai temi ambientali il candidato socialista è molto più deciso di Sarkozy che proprio sull'ambiente aveva improntato la sua campagna elettorale che lo portò ala vittoria del 2007. Una posizione prudente anche sul nucleare che però ha consentito ad Hollande di recuperare i voti che il Partito socialista aveva perso a vantaggio dei Verdi. Eva Joly, la candidata di Eelv che ha ottenuto un deludente 2,26% ha chiesto subito  ai suoi elettori  di votare Hollande al secondo turno «Per fare di tutto perché il nostro Paese esca dal sarkozysmo. Vogliamo costruire una nuova maggioranza che riunisca socialisti ed ecologisti che dovrà essere una maggioranza di lotta. Ci vorrà fantasia per non ripercorrere le vecchie tracce e non deludere i cittadini. Lo score del Front national, che è accreditato di circa il 18,27%, è una ferita indelebile sui valori della nostra democrazia, una minaccia per la nostra Repubblica. Vorrei dire a coloro che si sino lasciati abusare dal Front national che sono stati ingannati dalla collera. Mi appello a voi perché facciate dei giorni che verranno 15 giorni di mobilitazione permanete. La bella data del primo  maggio deve essere un simbolo di giustizia e fraternità contro l'estrema destra e le sue idee, marcando la nostra volontà di riconquista repubblicana».

Anche Daniel Cohn-Bendit, José Bové e Corinne Lepage hanno chiesto di votare il candidato socialista in  un  "Appel des écologistes à voter François Hollande" sottoscritto da molte personalità del mondo ambientalista: «François Hollande si è impegnato a ridurre di un terzo la quota di nucleare di produzione di energia elettrica, (...) ha organizzato un grande dibattito  sull'avvenire energetico della Francia de la France (...) Noi abbiamo deciso di  votare per lui».

Sarkozy, preso atto della sconfitta, si è rivolto direttamente agli elettori del Front National sbandierando i temi della Le Pen: «Chiedo adesso a tutti i francesi che mettono l'amore della patria al di sopra di ogni considerazione di parte o ad ogni interesse particolare di unirsi e raggiungermi. Queste angosce, queste sofferenze le conosco, le comprendo (...). Esse si basano sul rispetto delle nostre frontiere, la lotta determinate contro la delocalizzazione, la gestione dell'immigrazione, la valorizzazione del lavoro e della sicurezza»,

Ma Marine Le Pen non vuole fare accordi con l'Ump : «La ricomposizione a destra si farà alle nostre condizioni o non si farà»  e, forte del suo successo, punta a far «Implodere il sistema» e il partito di Sarkozy  presentandosi come vero capo dell'opposizione che verrà, anche perché, secondo  un sondaggio di OpinionWay per  Le Figaro, solo il 48% dei suoi elettori voterà sicuramente Sarkozy al  secondo  turno. Voteranno invece Hollande l'83% degli elettori di  Jean-Luc Mélenchon  ed un terzo di quelli del centrista FrançoisBayrou.

Il Front de gauche di Mélenchon, che si è aggiudicato il 10,97% non è riuscito a superare la Le Pen ma ha preso più voti di Bayrou (9,11%) moltiplicando per 6 il risultato del Partito Comunista nel 2007 e occupando tutto lo spazio a sinistra del PS ed ora dice che l'unica cosa che gli interessa è quella di far perdere  Sarkozy. Davanti ai suoi compagni riuniti a Place Stalingrad a Parigi, Mélenchon ha fatto un discorso "gollista" : «Bisogna battere Sarkozy. Il nostro popolo sembra ben determinato a girare la pagina degli anni di Sarkozy.  Il totale dei voti della destra diminuisce rispetto al 2007. L'estrema destra è ad un alto livello. Abbiamo avuto ragione a concentrare la nostra campagna sull'analisi e la critica radicale delle proposte dell'estrema destra, se non l'avessimo  fatto, probabilmente il risultato sarebbe stato ancora più allarmante. In  alcuni momenti, ci siamo sentiti soli in questa battaglia, l'uno  imitava e l'altro ignorava. Vergogna a coloro che hanno preferito tirarci di sotto piuttosto che aiutarci». Ma Mélenchon non ha dubbi: «Non c'è niente da negoziare, il nostro impegno non  ha bisogno di alcuna autorizzazione, né di nessuna moina, vi chiedo di mobilitarvi per il rendez-vous del primo maggio con i sindacati ed il nostro campo, la nostra famiglia politica, il mondo del lavoro,  vi chiedo di ritrovarvi il 6 maggio per battere Sarkozy, senza trascinare i piedi, di mobilitarvi come se si trattasse di farmi vincere, non chiedete niente in cambio. La battaglia che conduciamo non è personale, si tratta di ribaltare il  tavolo, di invertire la tendenza».

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