[24/04/2012] News

Amnesty International e Cehrd: «Shell sottostima le fuoriuscite di petrolio in Nigeria»

Secondo un rapporto  indipendente di Accufacts  Inc. reso noto da Amnesty International e dal Centre for environment, human rights and development (Cehrd) della Nigeria, «Una fuoriuscita di petrolio avvenuta nel 2008 nel Delta del Niger, in Nigeria, fu assai più grave di quanto ammise la Shell, che sottostimò clamorosamente la quantità di petrolio diffusa nell'ambiente».

Nel 2011 il Programma per l'ambiente dell'Onu (Unep) ha pubblicato un rapporto sull'impatto dell'inquinamento da petrolio nell'Ogoniland, che ha rivelato un esteso inquinamento e ha criticato pesantemente le procedure di bonifica della Shell. Sempre nel 2011 Amnesty International e il Cehrd hanno pubblicato un rapporto sulle due fuoriuscite di Bodo, intitolato "La vera tragedia: carenze e fallimenti nell'affrontare le fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger" che rivelava: «A Bodo nel 2008 si verificò una seconda fuoriuscita, anche in questo caso per un difetto di funzionamento degli impianti della Shell. Iniziò il 7 dicembre e fu fermata solo il 19 febbraio 2009. Secondo la Shell fuoriuscirono 2.503 barili di petrolio su un'area di 10.000 metri quadrati. Il metodo per calcolare questo dato è sconosciuto. Secondo un rapporto d'indagine e la stessa comunità di Bodo, quella fuoriuscita fu persino più ampia della prima. Amnesty International e il Cehrd ritengono che la quantità di petrolio riferita per la seconda fuoriuscita di Bodo sia, a sua volta, probabilmente non corretta».  

La fuoriuscita, causata da un guasto a un oleodotto della Shell, provocò in realtà uno sversamento di decine di migliaia di barili di petrolio inquinò la terra e l'acqua della zona di Bodo, una città di circa 69.000 abitanti dello Stato nigeriano Rivers, nel Delta del Niger. Secondo Accufacts «Ogni giorno erano fuoriusciti da 1.440 a 4.320 barili di petrolio» e anche l'organismo di controllo nigeriano confermò che la fuoriuscita durò 72 giorni. La Shell dice che lo sversamento in totale assommava a 1.640 barili di greggio, ma il rapporto indipendente dice che in quei 72 giorni fuoriuscirono dai 103.000 a 311.000 barili di petrolio.

Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International, evidenzia: «La differenza è incredibile: anche prendendo in considerazione la stima più bassa fornita da Accufats Inc., la quantità di petrolio fuoriuscita sarebbe 60 volte superiore a quella dichiarata dalla Shell».  

Per arrivare ad una cifra così bassa la Shell nel suo rapporto dice che la fuoriuscita iniziò il 5 ottobre 2008, mentre i residenti e l'organismo di controllo locale  assicurino che l'inizio dello sversamento fu il 28 agosto.

«Quello che è certo che la Shell non fermò la fuoriuscita fino al 7 novembre, quattro settimane prima del suo dichiarato inizio, 10 settimane prima di quello denunciato dai residenti e dall'organismo di controllo locale - spiega Gaughran. - Anche se volessimo usare la data d'inizio fornita dalla Shell, il volume di petrolio fuoriuscito è assai maggiore di quello ammesso dalla compagni».

Amnesty e Cehrd fanno notare che «Convertendo l'unità di misura in litri, la Shell ammise poco più di 260.000 litri mentre la stima più bassa fornita da Accufacts Inc., ammesso che la fuoriuscita fosse iniziata quando dichiarato dalla Shell, sarebbe di 7 milioni e 800.000 litri. Prendendo come riferimento la data d'inizio della fuoriuscita fornita dai residenti e dall'organismo di controllo locale, i litri di petrolio fuoriusciti supererebbero i 49 milioni».

Il disastro ambientale e sociale di Bodo è solo un esempio delle gravi manchevolezze  denunciata da Amnesty International e  Cehrd in altre indagini sugli sversamenti. Le due organizzazioni chiedono da tempo «Procedure indipendenti per indagare sulle fuoriuscite e che sia posta fine al sistema che consente alle compagnie petrolifere d'influenzare le indagini».

Ma c'è un altro "trucco" che aggrava la posizione della multinazionale petrolifera: «La grave sottovalutazione della fuoriuscita di Bodo ha implicazioni ancora più ampie: la Shell ha ripetutamente detto ai suoi investitori, ai clienti e ai mezzi d'informazione che la maggior parte delle fuoriuscite era dovuta al sabotaggio. Questa tesi si regge sulle procedure d'indagine sulle fuoriuscite, che sono profondamente inadeguate e prive di attendibilità. Le cause delle fuoriuscite, la quantità di petrolio perso e altri importanti parametri come le date d'inizio delle fuoriuscite non sono registrati in alcun modo credibile». 

La Shell subito aveva detto ai media che l'85% per cento delle fuoriuscite di petrolio avvenute nel Delta del Niger nel 2008 erano state causato da sabotaggi, poi aveva ammesso di non aver tenuto conto di una grande fuoriuscita che era in realtà dovuta a problemi di un suo impianto. Sulla base delle nuove prove ottenute da Amnesty International e dal Cehrd sulla fuoriuscita di Bodo del 2008, «Oltre la metà, e forse persino l'80% delle fuoriuscite accadute quell'anno nel Delta del Niger deve attribuirsi al cattivo funzionamento degli impianti. Per avere dati più precisi, tutte le fuoriuscite di petrolio avrebbero dovuto essere sottoposte a un'analisi indipendente, cosa impossibile a causa delle gravi carenze nelle procedure d'indagine vigenti sulle fuoriuscite».

Gaughran non mette in dubbio che «Il sabotaggio è un problema reale e grave nel Delta del Niger, ma la Shell lo usa come scudo nelle sue attività di pubbliche relazioni e fa affermazioni che semplicemente non reggono al confronto».

Dal 27 aprile al 10 maggio sarà in Italia Dinebari David Vareba, Programme officer del Cehrd ed originario di Bodo, che ha svolto ricerche sulla disobbedienza civile nel Delta del Niger, volte a promuovere la consapevolezza su una migliore salvaguardia dell'ambiente e della giustizia sociale nella regione.

Il coordinatore del Cehrd Patrick Naagbanton denuncia: «Trascorsi oltre tre anni dalla fuoriuscita di petrolio di Bodo, la Shell deve ancora fare una bonifica adeguata e non ha versato alcun risarcimento ufficiale alle comunità colpite. Dopo aver tentato a lungo la strada della giustizia in Nigeria, le persone di Bodo hanno presentato denuncia alle autorità britanniche. Le prove della cattiva condotta della Shell nel Delta del Niger sono schiaccianti. La Shell sembra più interessata a portare avanti una campagna di pubbliche relazioni che a bonificare la zona inquinata. Il problema non svanisce nel tempo e purtroppo neanche la miseria della popolazione di Bodo».

Amnesty International ha contattato la Shell per chiedere un commento sul rapporto di Accufacts, ma il gigante petrolifero ha risposto che non poteva rilasciare dichiarazioni a causa del procedimento giudiziario in corso.  Amnesty spiega che «La procedura d'indagine sulle fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger prevede il coinvolgimento della compagnia petrolifera interessata, dell'organismo di controllo locale e di rappresentanti delle comunità colpite. Sebbene teoricamente sia un'indagine congiunta, di fatto la compagnia petrolifera controlla il procedimento e la raccolta delle informazioni. I rappresentanti delle comunità non hanno la capacità tecnica di misurare le quantità di petrolio fuoriuscite. La supervisione dell'organismo di controllo locale è da più parti giudicata inefficace».

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