
[26/04/2012] News
Carenza idrica record a Pechino. Incendi devastanti in Mongolia Interna e Xinjiang e alluvioni nella Cina centrale
Intervenendo alla sessione bimestrale del Comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale, il ministro cinese delle risorse idriche, Chen Lei, ha detto che «Entro il 2020, gli investimenti del Paese legati alle risorse idriche raggiungeranno i 4 000 miliardi di yuan», 634,8 miliardi di dollari.
Chen ha presentato un rapporto del Consiglio degli affari di Stato (il governo cinese) sulla costruzione di infrastrutture di irrigazione e salvaguardia dell'acqua ed ha sottolineato che «L'investimento deve essere rafforzato attraverso l'istituzione di un meccanismo di crescita sostenuto principalmente dai fondi pubblici e che approfitti di fonti di finanziamento diversificate». All'inizio del 2011, il governo centrale della Repubblica popolare cinese aveva ordinato alle autorità locali di destinare il 10% delle entrate prodotte delle vendite di terreni ai progetti di irrigazione e di conservazione dell'acqua.
In un altro rapporto il ministero delle Risorse idriche rafferma che «Gli investimenti realizzati l'anno scorso per le risorse idriche hanno raggiunto l'ammontare record di 345,2 miliardi di yuan, di cui 231,1 miliardi provenienti dai governi locali. Il livello annuo medio di questi investimenti è stato di 140 miliardi di yuan tra il 2006 e il 2010». La Cina si è impegnata ad investire 1.800 miliardi di yuan in progetti di salvaguardia dell'acqua nel corso del XII piano quinquennale 2011-2015, con 800 miliardi di yuan finanziati dal governo centrale e 1.000 miliardi dai governi locali.
Il ministero ha spiegato che gran parte di questi finanziamenti andranno alle zone rurali, dove circa 242 milioni di persone hanno ancora un accesso limitato all'acqua potabile. Secondo Chen «I problemi legati all'approvvigionamento di acqua potabile nelle zone rurali dovrebbe essere risolto entro il 2015, grazie agli sforzi del governo». Il rapporto presentato dal ministro prevede di «Estendere le reti urbane di approvvigionamento idrico alle zone rurali e sostenere lo sviluppo di sistemi centralizzati di approvvigionamento idrico nelle campagne». Il governo si è impegnato a fornire, entro il 2020, servizi centralizzati di approvvigionamento idrico all'85% della popolazione rurale cinese (674 milioni di persone).
Ma intanto a fare i conti con la sete è la capitale Pechino, che dovrebbe conoscere nel 2012 la peggiore penuria idrica della sua storia: una carenza di 1,3 miliardi di metri cubi:, un terzo del consumo annuo della magalopoli cinese. Cheng Jing, capo dell'ufficio incaricato dell'approvvigionamento idrico di Pechino ha detto che il governo municipale di Pechino «Si sforzerà quest'anno di mantenere il consumo d'acqua della capitale sotto il livello dei 3,7 miliardi m3, perché le risorse locali non potranno fornire che 2,4 miliardi di m3. I rimanenti 1,3 miliardi di m3 proverranno da una serie di misure, soprattutto il riciclo e la derivazione dell'acqua, così come dallo sfruttamento moderato delle acque sotterranee».
Ma Pechino soffre per la siccità da più di 13 anni consecutivi, e la rapida crescita economica e della popolazione ha aggravato la crisi idrica della capitale cinese: le risorse disponibili per abitante sono crollate a 100 m3, cioè ad un decimo del livello di allarme internazionale. Le autorità locali hanno rafforzato la gestione dell'acqua, mettendo un livello di consumi a 4 miliardi di m3 all'anno entro il 2015.
Ma altri allarmi suonano alle frontiere settentrionali cinesi: il 23 aprile i venti violenti che spazzano la regione autonoma nord-occidentale del Xinjiang Uigur avevano già provocato 17 incendi e una vittima. Venti ad 80 km orari (ma che hanno raggiunto i 117km/h) hanno sconvolto il bacino di Turpan, nel centro del Xinjiang, facendo abbassare fortemente le temperature e innescando gli incendi che hanno distrutto 165 case e che vengono combattuti da centinaia di persone mobilitate.
Nell'altra regione autonoma della Mongolia interna è stata realizzata un'enorme barriera anti-incendio lungo la frontiera nord della Cina con la Mongolia, per evitare che gli incendi delle praterie mongole si propaghino a sud. Il 23 aprile i vigili del fuoco della Mongolia Interna avevano eretto nel distretto di Xing'an una nuova muraglia cinese anti-incendio lunga 195 km, utilizzando la tecnica del contro-fuoco.
Nella Mongolia Interna almeno 1.600 pompieri stanno lottando contro le fiamme in diverse aree dove gli incendi hanno passato la frontiera cinese e anche qui i venti violenti che soffiano dalla Mongolia complicano molto le cose.
Mentre la siccità e il fuoco devastano il nord e assetano Pechino e le campagne, le regioni centrali della Cina (dopo aver subito anche loro lunghi periodi di siccità) sono alle prese con il problema opposto: il Centro meteorologico nazionale (Nmc) cinese ha annunciato che le piogge torrenziali che hanno sommerso la regione continueranno. La maggior parte delle regioni del centro e dell'est della Cina hanno subito forti nubifragi il 24 aprile, con precipitazioni che hanno raggiunto livelli tra i 50 e i 130 mm a seconda del luogo.
Le alluvioni sono dovute ad un fronte d'aria fredda che ha fatto calare le temperature tra i 4 e gli 8 gradi nel nord e nel nord-est della Cina, proprio quello che ha causato gli incendi nel Xinjiang Uigur e nella Mongolia interna. Le temperature sono crollate anche nelle regioni lungo i corsi del fiume giallo e dell'Huaihe e in alcune località del nord della Cina il calo repentino è stato di 12 gradi. Il Nmc ha esortato gli abitanti delle regioni colpite dai nubifragi «A prendere delle precauzioni contro eventuali catastrofi», anche se da ieri le piogge hanno cominciato a diminuire di intensità.