[26/04/2012] News

Scienziati e ambientalisti a convegno: il progetto Tav Torino-Lione non è sostenibile

Se non da bocciare è almeno da rimandare (in diverse materie) la realizzazione della nuova linea ad Alta Velocità Torino-Lione. In estrema sintesi è quanto emerso dal convegno "Tav Torino-Lione: quali opportunità e criticità?", che si è svolto oggi nell'aula magna del Politecnico di Torino, promosso dai primi firmatari dell'appello dei 365 esperti rivolto al Presidente del Consiglio e dalle associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, Pro Natura e Wwf), che ha visto la partecipazione di una ventina tra docenti, ricercatori, studiosi provenienti da tutta Italia.

Erano presenti esperti della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone (coordinati da Marina Clerico del Politecnico di Torino) e consulenti delle associazioni coordinati da Stefano Lenzi del Wwf Italia, tra cui: Claudio Cancelli (già docente del Politecnico di Torino), Massimo Civita (docente del Politecnico di Torino), Valerio Lastrico (Università di Milano), Ugo Mattei (Università di Torino), Luca Mercalli (Società Metereologica Italiana), Alberto Poggio (Politecnico di Torino), Marco Ponti (Politecnico di Milano), Angelo Tartaglia (Politecnico di Torino), Giuseppe Tipaldo (Università di Torino), Sergio Ulgiati (Università Parthenope di Napoli), Massimo Zucchetti (Politecnico di Torino).

Secondo gli esperti siamo di fronte ad «una sorta di accanimento istituzionale che non è giustificato da dati e valutazioni tecnico-scientifiche che dimostrino la redditività e l'utilità economica, sociale e ambientale dell'opera». Troppe le incertezze, quindi. Lo confermano, del resto, le quattro revisioni del progetto che si sono succedute dal 2003 (dal tracciato in sinistra Dora, a quello in destra Dora, al tracciato misto, al progetto low-cost) e le ripetute richieste di integrazione (3 in 9 anni) e le centinaia di prescrizioni (222 per la sola tratta italo-francese) sui progetti presentati in quest'ultima fase (dal 17 maggio 2010 al 17 febbraio 2012), nell'ambito delle procedure di impatto ambientale riguardanti il cunicolo de La Maddalena, la tratta italo-francese e la tratta nazionale.

Quindi, le associazioni ambientaliste e il mondo accademico presenti al convegno chiedono un confronto tecnico-scientifico poiché «le norme e le procedure derivanti dalle "legge Obiettivo" per le cosiddette infrastrutture strategiche applicate anche alla Torino-Lione hanno imposto "di fatto" sul territorio il progetto individuato nel Programma governativo in assenza di qualsiasi valutazione preventiva di carattere economico-finanziario, sociale e ambientale e a prescindere dalle valutazioni ed osservazioni delle popolazioni e delle amministrazioni locali, come ha dimostrato la fallimentare esperienza dell'Osservatorio Tecnico Torino-Lione e la contrarietà all'opera di 25 amministrazioni comunali interessate».

Durante il convegno sono state messe anche in discussione e smentite alcune "verità"  contenute nel documento pubblicato a marzo sul sito di palazzo Chigi "Tav Torino-Lione domande e risposte": a) non c'è alcun cenno nel nuovo Accordo del 30 gennaio 2012 sottoscritto dai governi di Italia e Francia del cosiddetto progetto low cost, né c'è alcun impegno in tal senso della Commissione europea, che non ha partecipato all'accordo bilaterale;  b) l'Accordo tra di due governi non ha alcuna ricaduta immediata, visto che si specifica all'art. 4 che non ha come oggetto di permettere l'avvio dei lavori definitivi della parte comune italo-francese; c) non è vero che l'Europa voglia, sulla direttrice Torino-Lione, la realizzazione di una nuova linea ad Av (al contrario di quanto esplicitamente previsto nella Rete trans europea-TEN-T per altre direttrici ad Av: Parigi-Bruxelles-Amsterdam, Parigi-Londra, Lisbona-Madrid-Bordeaux-Tour e Parigi-Lussemburgo-Mannheim-Betuwe).

Sono poi state ribadite alcune incertezze sull'analisi costi-benefici che erano già emerse nelle scorse settimane. Il traffico merci su ferrovia attraverso la Valle di Susa non giustifica la realizzazione di una nuova linea: in 10 anni (2000-2010) si passa dai 10 milioni di tonnellate l'anno ai 3,9 del 2010, a fronte della capacità massima teorica della linea esistente di 32,1 milioni di tonnellate l'anno, idonea a far transitare un traffico merci pari ad 8 volte quello attuale e 3 volte il massimo valore storico, raggiunto nel 1997.

Secondo gli organizzatori «i calcoli ufficiali sul dimezzamento dei tempi di percorrenza, accreditati dal Governo, tra Torino e Chambéry (da 152 a 73 minuti) sono sbagliati e fuorvianti, posto che il reale risparmio potrà essere nel 2035 al massimo di 39 minuti considerando l'ipotetica fermata a Susa. I Tir che si potranno togliere dalla strada sono 1/6  di quelli stimati dai progettisti (142 mila invece di 600 mila). Gli occupati diretti e indotti nella fase di cantiere, calcolati secondo gli standard ufficiali italiani e francesi, saranno 1/3 (2000 invece di 6000) di quelli previsti, mentre non si sa quale calcolo porti a valutare addirittura 500 occupati permanenti». 

Infine, per Palazzo Chigi il progetto non genera danni ambientali diretti o indiretti e questa affermazione contenuta nel documento governativo ha fatto ovviamente discutere. Sono previste operazioni di scavo, trasporto e smaltimento dei materiali per la realizzazione di tunnel per complessivi 76 km, con la produzione di oltre 17 milioni di tonnellate di smarino. Inoltre, lo scavo delle gallerie potrebbe compromettere le risorse idriche, seccando sorgenti e pozzi (è ancora vivo il ricordo di quanto accaduto in Mugello). «In almeno 10 anni di cantieri le emissioni legate alle operazioni di scavo, trattamento e trasporto di materiali avranno una pesante incidenza sulla salute degli abitanti delle valli interessate. Per ammissione degli stessi progettisti le malattie cardiovascolari e respiratorie dipendenti dalle sole polveri sottili, aumenterebbero del 10%», hanno concluso i promotori.

 

Torna all'archivio