
[30/04/2012] News
Uno spot televisivo pro-Obama va all'attacco delle Big Oil che avrebbero promesso 200 milioni di dollari per sostenere la campagna elettorale del repubblicano Mitt Romney, facendo di lui il "$200 million man" dell'industria. Ma fino ad ora non c'è nessuna prova che multinazionali petrolifere come Bp, Exxon Mobil e Chevron siano dietro a questi finanziamenti, si tratta invece del dichiarato obiettivo dei fratelli Koch, i famigerati miliardari iper-liberisti, finanziatori di molte campagne eco-scettiche, le cui società operano in diversi settori che vanno dal legname all'agricoltura intensiva, dai fertilizzanti al carbone, polimeri e fibre, bestiame, minerali, ma anche attrezzature per il controllo dell'inquinamento commercio di materie prime e servizi, e che hanno cospicui interessi anche nel petrolio e negli oleodotti.
Lo spot (o meglio i due spot che pubblichiamo) si basa sulla notizia di un piano dei fratelli Koch di stanziare entro l'autunno 200 milioni di dollari destinati ai gruppi conservatori, ma gli interessi petroliferi delle Koch Industries sono piccoli in confronto a quelle delle multinazionali che dominano il settore, che comprendono anche l'anglo-olandese Shell, la ConocoPhillips e la francese Total.
Il legame tra Big Oil e Romney è suggerito da una campagna di League of conservation voters, Victory fund e Priorities Usa action, il super "Pac" che sostiene la rielezione di Barack Obama che ha speso già un milione di dollari per mandare lo spot in Tv in Colorado e Nevada. I claims pro-Obama dicono che «Le Big Oil si sono impegnate per 200 milioni per aiutare Mitt Romney» e che in cambio, Romney ha «Promesso di proteggere i loro profitti miliardi e sgravi fiscali particolari».
Romney ha detto davvero il 10 aprile in Delaware: «Non voglio aumentare le tasse sulle compagnie petrolifere», poi ha definito sprezzantemente «Government by gimmick» le proposte di Obama di eliminare scappatoie fiscali per i produttori di petrolio e gas, dicendo che non abbasserebbero i prezzi della benzina né aumenterebbero la produzione nazionale di petrolio.
Quel che è indubbio è che David e Charles Koch, secondo il "Politico report" del novembre 2011, stanno progettando di «Indirizzare più di 200 milioni di dollari - potenzialmente molto di più - ai gruppi conservatori prima dell'Election Day», ma anche se le Koch Industries hanno notevoli interessi petroliferi è difficile presentarli come facenti parte delle "Big Oil".
Il sito web dei Koch afferma che alcune delle loro imprese «Si impegnano nella raffinazione del petrolio, prodotti chimici e produzione di base di petrolio, nell'approvvigionamento di petrolio greggio e nella vendita all'ingrosso di combustibili, base oils,, prodotti petrolchimici, asfalto e altri prodotti"». La Flint Hills Resources LLC dei Koch gestisce raffinerie in Alaska, Minnesota e Texas in grado di lavorare 800.000 barili di greggio al giorno. La Koch Pipeline Company LP possiede o gestisce più di 4.000 chilometri di oleodotti che trasportano il greggio ed altri prodotti petroliferi. La Koch Pipeline Company LLC ha anche il 3% del Trans Alaska Pipeline System.
Ma le impenetrabili Koch Industries, più volte denunciate da associazioni come Greenpeace e Sierra Club per l'inquinamento ed i sostegno alle campagne eco-scettiche, sono una delle più grandi aziende private Usa, con un giro di affari che va ben oltre la semplice raffinazione del greggio e gli oleodotti e lo spot punta sull'industria meno "simpatica" negli Usa in questo momento, dopo il disastro della Deeepwater Horizon nel Golfo del Messico che continua a seminare danni ambientali e malattie nella fauna acquatica.
Si tratta comunque di un temibilissimo finanziatore iper-conservatore delle campagne anti-Obama ed anti-ambientaliste: la classifica di Forbes sulle più grandi aziende pubbliche e private degli Usa dice che le Koch Industries hanno avuto nel 2011 ricavi per circa 100 miliardi di dollari, una ricchezza immensa, ma ancora ben al di sotto dei colossali guadagni delle Big Oil: i giganti petroliferi statunitensi Exxon Mobil, Chevron e ConocoPhillips hanno fatto registrare rispettivamente un fatturato di 434 miliardi dollari, 236 miliardi dollari e 231 miliardi dollari, mentre le mega-multinazionali come la Royal Dutch Shell nel 20011 sono arrivate a 470 miliardi dollari e la Bp, nonostante gli strascichi dellas Deepwater Horizon t, ha registrato un fatturato di quasi 376 miliardi dollari e la francese Total oltre 216 miliardi dollari.
Lo spot tenta di collegare Romney all'impopolare estrazione (e soprattutto costo di vendita) del petrolio e del gas, e tiene conto dei sondaggi Gallup che vedono sempre, dal 2002 al 2011, l'industria petrolifera come la meno "gradita" da parte del'opinione pubblica dell'intero grande business statunitense.
La super-Pac obamiana gioca anche sull'antipatia che ispira il diversificato impero dei miliardari fratelli Koch associandolo direttamente alle "Big Oil". Priorities Usa action a marzo aveva già pubblicato lo spot "Romney's Big Oil Trail" che sostiene che i «Big oil executives» hanno promesso 200 milioni di dollari per aiutare Romney, contando anche su un fatto più che noto: la grande industria petrolifera e gasiera storicamente ha dato più contributi elettorali ai repubblicani che ai democratici, per questo sarà molto difficile per Romney anche solo poter dire che non è vero che le "Big Oil" non gli hanno "promesso" 200 milioni di dollari, ma che glieli daranno invece gli "antipatici" fratelli Koch che sono solo petrolieri più piccoli.