[03/05/2012] News
Il manifesto dell'intellighenzia europea per evitare una "generazione bruciata" nell'Ue
I dati sulla disoccupazione italiana, diffusi ieri dall'Istat, non finiscono di suscitare sgomento ad ogni nuovo aggiornamento dell'Istituto nazionale di statistica. La soglia del 10% dei cittadini disoccupati in età lavorativa è a un passo: i dati di marzo, gli ultimi disponibili, parlano di un 9,8% ufficialmente registrato. La piaga della disoccupazione flagella l'intera Europa, ed il Bel Paese è ancora lontano dalle percentuali siderali di Grecia e Spagna, rispettivamente al 21,7% e al 24,1% (dati Eurostat), ma all'Italia spetta il triste score del 35,9% di giovani - sotto i 25 anni - disoccupati, quarto peggior risultato Ue, dietro soltanto a Portogallo, Spagna e Grecia, quando la disoccupazione giovanile è ferma in Germania al 7,9%.
Mentre continua a crescere la dimensione del lavoro precario, il fenomeno dei giovani Neet (Not in Education, Employment or Training) in Italia rappresenta ormai un problema gigantesco: il rapporto fresco di pubblicazione dell'Onu (tramite l'Ilo, l'Organizzazione internazionale del lavoro) sottolinea tristemente come la questione coinvolga ormai l'allarmante bacino di 1,5 milioni di ragazzi e (soprattutto) ragazze. «Nel vecchio continente i programmi di austerità fiscale non stanno che peggiorando la crisi del lavoro», osservano inoltre dall'Onu, e il riferimento non può non essere anche alle politiche portate avanti anche dal governo italiano.
Al contempo, i giovani d'Italia e d'Europa, frustrati dalla crisi economica e dall'incapacità della politica di offrire una via d'uscita e una valida alternativa al cannibalismo di questo modello di sviluppo, si riversano periodicamente nelle strade manifestando perché non venga rubata loro la speranza nel futuro, oppure aderiscono a quei movimenti populisti ed estremisti che rifioriscono in ogni angolo del continente, cercando in questo modo di esprimere l'indignazione verso il mondo della politica e la paura di fronte ad un futuro sempre più incerto e "liquido".
Lasciare che questo enorme bacino di forze giovanili vaghi alla deriva rappresenta un delitto in sè, oltre che una scelta politica ed economica disastrosa. Il manifesto redatto dal noto sociologo Ulrich Beck insieme con Daniel Cohn-Bendit - protagonista del '68 francese, ora europarlamentare ecologista - propone di incanalare la tensione latente (e pronta ad infiammarsi) nei giovani europei in una espressione costruttiva, volta all'edificazione di un'Europa veramente interculturale e democratica.
Diffuso in queste ore su alcune delle più importanti testate europee - dalla nostrana Repubblica al britannico The Guardia, passando per lo spagnolo El Pais, il francese Le Monde e il tedesco Die Zeit - il manifesto "L'Europa siamo noi!" - sul quale sono già cadute a pioggia adesioni illustri, dal filosofo e sociologo Zygmunt Bauman all'ex presidente della Commissione europea Jacques Delors, passando per personaggi del calibro di Anthony Giddens, Jürgen Habermas, Richard Sennet, Saskia Sassen, Martin Schulz, Helmut Schmidt, Javier Solana, Klaus Töpfer - cammina sullo stesso piano della recente proposta avanzata dal sociologo italiano Luciano Gallino (e rilanciata anche da greenreport.it), ovvero la creazione di un'Agenzia per l'occupazione che possa mobilitare i cittadini disoccupati offrendo loro un'occupazione retribuita per portare avanti lavori sostenibili e socialmente utili.
Riteniamo dunque che una simile idea, rivolta a tutti i giovani Ue come su un'azione di vero respiro europeo si possa e debba essere legittimamente erigere un confronto ampio e serio. Un'accurata descrizione dell'intero progetto può essere ricavata dal sito http://manifest-europa.eu/?lang=it (sul quale, va detto, fa storcere il naso il logo in primo piano di Allianz Kulturstiftung, fondazione culturale di Allianz SE, uno dei big player nel mondo dei servizi finanziari e assicurativi): qui di seguito è riportata una trascrizione integrale del manifesto "L'Europa siamo noi!".
"Un Anno europeo di volontariato per tutti - per tassisti e teologi, per lavoratori e disoccupati, per manager e musicisti, per insegnanti e allievi, per scultori e sottocuochi, per giudici della corte suprema e cittadini anziani, per uomini e donne - come risposta alla crisi dell'euro!
I giovani d'Europa non sono mai stati così istruiti, eppure si sentono impotenti di fronte all'incombente bancarotta degli Stati-nazione e al declino terminale del mercato del lavoro. Tra gli europei con meno di venticinque anni, uno su quattro è disoccupato. Nei tanti luoghi in cui hanno allestito campeggi e lanciato proteste pubbliche, i giovani defraudati dei loro diritti rivendicano giustizia sociale. Ovunque - la Spagna, il Portogallo, i paesi del Nordafrica, le città americane o Mosca - questa domanda sale con grande forza e grande fervore. Sta montando la rabbia per un sistema politico che salva banche mostruosamente indebitate, ma dilapida il futuro dei giovani. Ma quanta speranza può esserci per un'Europa che invecchia costantemente?
Il presidente americano John F. Kennedy sbalordì il mondo con la sua idea di fondare un Corpo della pace. «Non chiedetevi che cosa può fare per voi il vostro Paese, chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro Paese».
Noi che firmiamo questo manifesto vogliamo farci portavoce della società civile europea. Per questa ragione chiediamo alla Commissione europea e ai Governi nazionali, al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali, di creare un'Europa di cittadini con un impiego attivo e di fornire i requisiti finanziari e legali per l'Anno europeo di volontariato per tutti, come contro-modello all'Europa dall'alto, l'Europa delle élite e dei tecnocrati che ha prevalso finora e che si sente investita della responsabilità di forgiare il destino dei cittadini europei, contro la loro volontà se necessario. Perché è questa massima non dichiarata della politica comunitaria che sta minacciando di distruggere l'intero progetto europeo.
Lo scopo è quello di democratizzare le democrazie nazionali per ricostruire l'Europa nello spirito dello slogan kennediano: non chiedetevi che può fare per voi l'Europa, ma che cosa potete fare voi per l'Europa, facendo l'Europa!
Nessun pensatore progressista, da Jean-Jacques Rousseau a Jürgen Habermas, ha mai voluto una democrazia che consiste unicamente nel poter andare a votare a scadenze regolari. La crisi del debito che sta mandando in pezzi l'Europa non è semplicemente un problema economico, ma anche un problema politico. Abbiamo bisogno di una società civile europea e della visione delle giovani generazioni se vogliamo risolvere le scottanti questioni d'attualità. Non possiamo lasciare che l'Europa venga trasformata nel bersaglio di un «movimento arrabbiato» di cittadini che protestano contro un'Europa senza gli europei. L'Europa non può funzionare senza l'apporto di europei impegnati per la sua causa, e gli europei non possono fare l'Europa se non possono respirare l'aria della libertà.
L'azione pratica, che trascende i confini ristretti dello Stato-nazione, dell'etnia e della religione, che l'Anno europeo di volontariato per tutti vuole promuovere non dev'essere intesa come una foglia di fico istituzionalizzata per coprire i fallimenti europei. È una visione che vuole aprire spazio per la creatività. Non si tratta di un mezzo per distribuire elemosine ai giovani disoccupati, è un atto di auto-affermazione della società civile europea, un atto che può essere usato per costruire una nuova Costituzione propositiva, dal basso, per ripristinare la creatività politica e la legittimazione dell'Europa. La libertà politica non può sopravvivere in un'atmosfera di paura. Può prosperare e radicarsi solo se le persone hanno un tetto sulla testa e sanno come fare per vivere, domani e quando saranno vecchie. Ecco perché l'Anno europeo di volontariato per tutti ha bisogno di solide fondamenta finanziarie. Noi chiediamo alle imprese europee di dare il loro giusto contributo.
Se vuole costruire una cultura dal basso, l'Europa non può permettersi di ricadere in linee d'azione predefinite. I cittadini di questa Europa andranno in altri Paesi e si impegneranno su problemi transnazionali su cui gli Stati nazionali non sono più in grado di offrire soluzioni appropriate (il degrado ambientale, i cambiamenti climatici, i movimenti di massa di profughi e migranti e il radicalismo di destra). Sfrutteranno le reti europee di arte, letteratura e teatro come palcoscenici per promuovere la causa europea. Bisogna stipulare un nuovo contratto fra lo Stato, l'Unione Europea, le strutture politiche della società civile, il mercato, la previdenza sociale e la sostenibilità ambientale.
Che cosa c'è di buono nell'Europa? Qual è il valore dell'Europa per noi? Quale modello potrebbe e dovrebbe essere la base dell'Europa nel XXI secolo? Sono questioni aperte, che devono essere affrontate urgentemente. Per noi di We Are Europe la risposta è questa: l'Europa è un laboratorio di idee politiche e sociali senza equivalenti in nessun'altra parte del mondo. Ma che cos'è che costituisce l'identità europea? Potreste rispondere che l'europeità nasce dal dialogo e dal dissenso fra molte culture politiche diverse, quella del citoyen, quella del citizen, quella dello Staatsbürger, quella del burgermatschappij, quella del ciudadano, quella dell'obywatel, quella dello politês. Ma l'Europa è anche l'ironia, è la capacità di ridere di se stessi. E il modo migliore per riempire l'Europa di vita e di risate e che i cittadini comuni europei agiscano insieme, spontaneamente.
Per sostenere questa iniziativa, sottoscrivete su: http://manifest-europa.eu/"