[14/05/2012] News

La vittoria rosso-verde in Germania e la necessità dell'alternativa dopo l'alternanza

Non lascia dubbi il sito della Spd nell'annunciare il risultato delle elezioni in Nord Reno-Wastfalia, il più importante land tedesco: «Triumph für Rot-Grün!», (Trionfo per i rosso-verdi). La coalizione socialdemocratici-verdi di Hannelore Kraft, che ha guidato per due anni il land con una compagine di minoranza,  ha ottenuto oltre il 50%: la Spd al 39,1% (+ 4,6%)  e i Grüne all'11,3% infliggendo una bruciante sconfitta alla Cdu della cancelliera Angela Merkel ed al suo pupillo Norbert Roettgen, ministro federale dell'Ambiente, che porta i democristiani al loro minimo storico nella Nrw:  26,3%, un calo del 8,3%. 

Sventolano orgogliose le vecchie bandiere rosse della socialdemocrazia più antica del mondo e la Spd può dire a ragione: «Sensazionale vittoria elettorale» e che «Un voto così chiaro era stato previsto solo da alcuni analisti». Reggono (8,6%), ma per motivi locali, i liberali della Fdp alleati della Merkel, si conferma l'emergere prepotente dei "Piraten" (7,8%, erano all'1,5% nel 2010), che sembrano togliere voti alla Linke, sparita al 2,5% e che paga sia le sue divisioni settarie interne che la svolta a sinistra della Spd. 

La maggioranza rosso-verde nel Nord Reno-Westfalia, in base ai risultati preliminari ufficiali, dovrebbe essersi aggiudicata 128 seggi su 237 e la Spd da sola 99. Il segretario generale della Spd, Andrea Nahles,  si è immediatamente congratulato con Hannelore Kraft, la vera artefice di questa nuova debacle della Merkel, che ha saputo tenere la barra a sinistra, confermando senza tentennamenti una politica di sviluppo sostenibile che è antagonista al rigore ed alla stretta alla spesa pubblica che la Cdu ha imposto all'Europa.

«Il buon risultato per la Spd e i Verdi - ha detto Nahles - è  un vento in poppa per un rafforzamento dei due partiti nella politica federale». Insomma, il futuro è a sinistra e con i Verdi e non in una nuova grande coalizione con la Merkel nella quale la Spd si svena per mettere in atto ricette altrui e per poi vedersi presentare il conto per il malcontento del suo elettorato. Una lezione che qualcuno dovrebbe cominciare a capire anche in Italia, visto che lo stesso "liquidatore" Mario Monti ora sembra molto attento agli spiragli aperti dalla vittoria di Hollande in Francia, dalla marcia trionfale dei socialdemocratici in Germania e dal caos greco che presenta all'Europa il conto della fine dell'abbaglio ideologico del centro-destra europeo, che ha messo al centro l'economia finanziaria e gli interessi di inarrivabili lobby di potere e non la vita vera delle persone.

A sottolineare la sconfitta della Merkel e della sua politica mascherata da austerità e che invece è la riedizione della shock economy da esportazione in salsa tedesca, è stato il leader della Spd ed ex ministro dell'ambiente  Sigmar Gabriel  (uno dei più quotati contendenti della cancelliera alle prossime elezioni) che ha detto, rispolverando gli slogan del socialismo, «Forza, energia e unità, i socialdemocratici del Nord Reno-Westfalia ci hanno mostrato la strada  e quindi dobbiamo andare avanti. La Cdu è da undici anni consecutivi in maggioranza con la Fdp. La loro politica è molto lontana dalla gente». La confermata ministerpräsidentin della Nrw, Hannelore Kraft, con qualche lacrima e un aperto sorriso di soddisfazione ha detto: «Che grande serata. Faremo del nostro meglio. E' stata una dura campagna elettorale e abbiamo fatto qualcosa di giusto. Abbiamo messo le persone al centro, anche nella campagna elettorale».

La Spd vince e recupera a sinistra (e al centro) rilanciando, come ha fatto Hollande in Francia, le "vecchie" idee della giustizia sociale che qualcuno, nella sinistra anemica degli ultimi decenni, aveva chiuso nello sgabuzzino ammuffito della politica dopo la sconfitta disastrosa del "socialismo reale" sovietico. Vecchie parole che si ravvivano, che si riconoscono in un nuovo "internazionalismo" europeo, adattandosi alla nuova situazione creata dal fallimento del neoconservatorismo e che cercano nuove vie ed alleanze ma, finalmente, a sinistra, nel tentativo ancora embrionale di non pensare più ad un'alternanza al centro, dove tutti i gatti sono bigi anche per gli elettori, ma ad un'alternativa che è anche diverso modo di concepire lo Stato, l'economia, la politica, lo stare insieme tra uomini ed esseri che popolano il pianeta. Alternativa che dovrà essere sempre di più, se  vogliamo uscire dalla crisi planetaria delle risorse, diversa distribuzione dei redditi, nuova solidarietà, condivisione del sapere e delle risorse. 

La vecchia sinistra socialista riemerge dal pozzo del gratuito revisionismo nel quale si era cacciata, per tentare una nuova critica dell'iper-capitalismo e prospettare un'Europa più giusta con i suoi cittadini e più severa con chi l'ha rapacemente portata ad una crisi che ha concentrato ricchezze nelle mani di pochi, trasformando il welfare e la solidarietà civile in bestemmie innominabili. Ma la socialdemocrazia sembra anche aver fatto tesoro delle pesanti sconfitte subite in Spagna, Portogallo, Grecia e in molti Paesi europei, dove ha scambiato l'amministrazione del neo-coservatorismo (magari integrato da un aumento dei diritti civili) come proprio orizzonte, assumendosi responsabilità e costi politici di un sistema che avrebbe dovuto contrastare e cambiare, cedendo alla complicità con le oligarchie che hanno portato il mondo alla crisi della globalizzazione capitalista, fino ad assumerne slogan ed obiettivi, scambiando il socialismo europeo per la maschera sfigurata del comunismo cinese.    

La disperazione che rumoreggia nelle strade di Atene e i suicidi italiani parlano anche di questo: dell'incapacità della sinistra in ritirata di svelare l'insostenibile incantesimo dell'arricchitevi tutti, del neo-conservatorismo "compassionevole"  trasformatosi nel miliardario sogno avverato di pochi e nel crack economico di molti di coloro che ci avevano creduto, che avevano fatto di questo il loro orizzonte di vita, di realizzazione personale. La vittoria della sinistra in Germania ci dice che i partiti progressisti vincono se ridiventano "parte", se rappresentano nuovamente speranze ed esigenze, se presentano un'alternativa a quel pensiero unico dal quale si erano fatti stregare e che si è dimostrato l'ennesimo abbaglio ideologico propinatoci dal mercato, diventato governo dei Paesi e delle menti degli uomini e donne.

Torna all'archivio