
[18/05/2012] News
Dopo le associazioni di categoria con gli "Stati Generali delle Rinnovabili e dell'Efficienza Energetica", i Sindacati, un vasto movimento di opinione pubblica, le Regioni e ieri anche il Senato, con l'approvazione delle mozioni che chiedono al governo di definire un sistema di incentivazione che garantisca una prospettiva di crescita di lungo termine, scendono in campo anche Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Symbola e Wwf, che oggi hanno chiesto alla Conferenza delle Regioni e agli enti locali di premere sul governo Monti perché riveda profondamente i decreti sulle rinnovabili elettriche e sul fotovoltaico. «In caso contrario meglio non dare il parere e bloccare i provvedimenti», scrivono le sei associazioni.
Nella nota congiunta inviata al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Vasco Errani, al presidente dell'Anci, Graziano Del Rio, ai presidenti delle Regioni ed ai sindaci, le associazioni scrivono: «In un momento così delicato per il Paese in cui appare indispensabile rilanciare l'economia e creare nuovo lavoro, è importante che si definiscano prospettive chiare per i comparti delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, tra i pochi che in questi anni hanno garantito nuova occupazione grazie alla nascita di migliaia di imprese. In realtà, siamo in presenza di un forte ritardo, più di otto mesi, nella emanazione dei decreti che dovrebbero indicare il percorso più efficace per consentire di raggiungere gli obiettivi del 2020, ridurre le importazioni di combustibili fossili, dare fiato all'economia».
Il giudizio è negativo: «I provvedimenti sulle rinnovabili elettriche proposti dal Governo rischiano in realtà di affossare un comparto che aveva e ha tutte le carte per divenire l'asse portante della green economy e della rivoluzione energetica avviata a livello mondiale. Sembra prevalere un atteggiamento punitivo: invece di accompagnare la necessaria riduzione degli incentivi con un alleggerimento degli oneri burocratici, vengono introdotte nuove pastoie. Per conseguire l'obiettivo, condiviso da tutti, di tenere sotto controllo la quantità totale degli incentivi, il Governo ha scelto un sistema dirigista e burocratico, basato sui registri, che significherà il crollo degli investimenti per mancata bancabilità. Al posto di questa impostazione, suggeriamo di adottare un approccio molto più efficiente ed efficace basato sulla riduzione automatica delle tariffe al superamento di scaglioni di potenze prefissate. Si impedirebbe così la corsa alle installazioni e il mercato si autoregolerebbe. Ad esempio, riducendo per il fotovoltaico la tariffa del 2% ogni 150 MW installati, si otterrebbe lo stesso valore previsto dalla tariffa per il quinto semestre avendo installato 3 GW senza l'incubo dei registri. Meno burocrazia, più efficacia».
Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Symbola e Wwf pensano quindi che «Le Regioni e le Istituzioni locali debbano richiedere una profonda revisione dei decreti altrimenti sarebbe persino meglio non esprimere alcun parere e non avere nessun provvedimento. In Germania i Länder hanno imposto al Governo federale una rivisitazione di provvedimenti che rischiavano di mettere in ginocchio il comparto del solare. Questa la strada da seguire anche nel nostro Paese: si eliminino le storture più evidenti arrivando a soluzioni ragionevoli come quelle espresse dagli Stati Generali delle Rinnovabili e dell'Efficienza Energetica».