[18/05/2012] News toscana

Monitorati sorgenti e pozzi sull’Amiata, nessun trend di crescita dell’arsenico

Dopo l'allarme arsenico nelle acque potabili dell'Amiata, lanciato durante l'assemblea organizzata dal Coordinamento SOS geotermia, Arpat ha tenuto a fare alcune precisazioni. «La tematica della gestione delle acque condottate destinate al consumo umano non compete all'Agenzia, bensì all'Azienda USL e al gestore del servizio idrico. Di competenza Arpat, invece, è il controllo delle caratteristiche delle acque a monte dell'immissione nel sistema di distribuzione ».

L'Agenzia, su indirizzo regionale, sottopone a monitoraggio sistematico stagionale le 10 principali fonti (sorgenti e pozzi) presenti sul territorio amiatino. Di queste 10 fonti, 4 sono quelle che presentano concentrazioni di arsenico superiori al limite consentito per il consumo umano: sorgente Ente - Arcidosso - valore mediano di Arsenico = 11 µg/L; sorgente Crognolo - Castel del Piano - valore mediano di Arsenico = 12 µg/L; pozzo Pian dei Renai - Abbadia S.Salvatore - valore mediano di Arsenico = 11 µg/L; pozzo Acqua Gialla - Abbadia S. Salvatore - valore mediano di Arsenico = 27,8 µg/L). 

«In 8 fonti la concentrazione di arsenico presenta un andamento stazionario, in 2 presenta un andamento in diminuzione, in nessuna è stato rilevato un trend in crescita». Arpat  effettua un regolare monitoraggio delle sorgenti a partire dall'anno 2002, con metodologie preventivamente definite dalla Regione Toscana ed utilizzando strumentazioni e metodi analitici idonei per la determinazione di concentrazione anche  molto basse. Ma per gli anni anteriori al 2002 la situazione è molto diversa.

«C'è molta difficoltà a reperire dati analitici per vari motivi, a partire dalla normativa vigente fino al 2001: il Decreto Presidente della Repubblica n° 236 del 24 maggio 1988, "Allegato 1 lettera D. parametri concernenti sostanze tossiche", che prevedeva per l'arsenico una concentrazione  massima ammissibile di 50 µg/l. Le analisi antecedenti il 2000 sono pochissime e non accurate, in primo luogo perché non se ne sentiva la necessità, trattandosi comunque di valori ampiamente inferiori ai limiti di legge- spiegano da Arpat- Inferenze sui trend fatte a partire da dati antecedenti al 2002, quindi, non sono da ritenersi attendibili».

Per quanto riguarda invece dati più recenti Arpat ribadisce che «non sono risultati trend di incremento per l'arsenico come evidenziato nel report "Monitoraggio Arpat anni 1999-2010, valutazione sui trend per i parametri maggiormente significativi". Tale report è attualmente in fase di aggiornamento all'anno 2011 e si può già dire che non vi sono novità significative».

 

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