
[24/05/2012] News
L'11 marzo 2011 nella centrale di Fukushima Daiichi c'è stato il più grande incidente nucleare civile della storia insieme a quello di Chernobyl del 1986, con rilascio di materiale radioattivo e decine di migliaia di persone evacuate. L'Onu, con la risoluzione 66/70 del 9 dicembre 2011, ha incaricato l'United Nations scientific committee on the effects of atomic radiation (Unscear) di valutare le dosi di radiazioni e gli effetti sulla salute del disastro di Fukushima, uno studio al quale hanno partecipato più di 60 esperti provenienti da 18 Paesi che devono rispondere ad alcune domande: Quanto materiale radioattivo è stato liberato e qual è la sua composizione? Come si è disperso a terra e a mare e quali sono gli hotspot? Come si può confrontare l'incidente con quelli di Chernobyl (1986), Three Mile Island (1979) e Windscale Fire (1957)? Quali sono gli effetti delle radiazioni sull'ambiente e sui prodotti alimentari? Quale è il probabile impatto delle radiazioni sulla salute umana e l'ambiente?
La segreteria dell'Unscear, che fa parte anche dell'United Nations environment programme (Unep), si coordina strettamente con la Preparatory commission for the comprehensive nuclear-test-ban organization (Ctcto), la Fao, l'International atomic energy agency (Iaea), l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la World meteorological organization (Wmo) ed avrebbe dovuto rilasciare un rapporto intermedio all'Assemblea generale dell'Onu a settembre, mentre la relazione finale per l'Assemblea Generale sarà pubblicata nel 2013.
Eppure "Nature" pubblica le anticipazione del rapporto "'Exposures due to the nuclear accident following the Great East-Japan earthquake and tsunami" dell'Unscear e scrive: «Gli studi indicano minimi rischi da radiazioni per la salute all'indomani del disastro nucleare del Giappone. Poche persone sviluppano il cancro come conseguenza dall'essere esposti al materiale radioattivo emesso dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi l'anno scorso e queste non sapranno mai con certezza cosa abbia causato la loro malattia.
Queste conclusioni si basano su due complete valutazioni indipendenti sulle dosi di radiazioni ricevute da parte dei cittadini giapponesi, così come dalle migliaia di lavoratori che si sono battuti per portare sotto controllo i reattori nucleari in macerie. Entrambi i rapporti saranno discussi nel meeting annuale dell'Unscear che si tiene a Vienna.
L'Unscear, saldamente in mano alla lobby filo-nucleare, non è nuova a questo tipo di minimizzazioni: alla vigilia del 25esimo anniversario della tragedia di Chernobyl in un altro rapporto disse che le vittime in realtà erano state poche centinaia e che le centinaia di migliaia di casi di cancro, malformazioni e malattie genetiche registrate in Ucraina, Bielorussia e Russia dopo la catastrofe erano in realtà da addebitarsi ad altre cause.
Helen Caldicott, una dottoressa autraliana che ha dedicato la sua vita agli studi sul nucleare, ha detto qualche giorno fa a Qualche giorno fa a a Montreal: «Secondo alcuni studi quasi un milione di persone sono già morte a causa del disastro di Chernobyl. Ma Oms e Iaea dicono altro. Ritengo che Chernobyl sia stato uno dei più mostruosi insabbiamenti nella storia della medicina. Tutti dovrebbero sapere di questa storia. E oggi facciamo i conti col Giappone. Quanto accaduto in Giappone, come ordine di grandezza, è molte volte peggio di Chernobyl. Mai in vita mia avrei pensato che 6 reattori nucleari potevano essere a rischio».
Secondo i rapporto Unscear del quale è entrata in possesso "Nature" «I 167 lavoratori dell'impianto hanno ricevuto dosi di radiazioni che aumentano di poco il loro rischio di sviluppare il cancro. La popolazione è stata gran parte protetta per essere stata prontamente evacuata». Va detto che la bozza del rapporto Om dice invece che «L''esposizione di alcuni civili ha superato le linee guida del governo».
Per il capo dell'Unscear, Wolfgang Weiss,«Se c'è un rischio sanitario, è per i lavoratori altamente esposti, Ma anche per questi lavoratori, non si potrà mai dire in futuro se i tumori siano direttamente legati all'incidente, a causa del piccolo numero di persone coinvolte e degli alti livelli di cancro nei Paesi sviluppati come il Giappone».
E' lo stesso approccio negazionista utilizzato dall'Unscear per l'epidemia di cancro nei "liquidatori" di Chernobyl, che secondo molti scienziati ed associazioni locali ed internazionali è arrivato fino a negare l'evidenza delle morti e a manipolare i dati sulla diffusione di cancro, malformazioni e malattie genetiche.
Nature scrive infatti che «Gli scienziati coinvolti nella realizzazione del rapporto Unsear sperano che questa sintesi indipendente dei migliori dati disponibili possa contribuire a dissipare alcune delle paurec sul Fallout che sono aumentate nel corso dell'ultimo anno».
Il rapporto, oltre a fornire una prima valutazione dell'esposizione dei lavoratori, conclude che «La stima del governo giapponese sul rilascio delle radiazioni va corretta in meno di un fattore 10», ma ammette che «sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno l'impatto dell'incidente sulle piante, gli animali e la vita marina nei pressi della centrale elettrica». Solo la versione finale del rapporto che verrà approvata nel 2013 dell'Unscear «Dovrebbe fornire una base utile per studi futuri».
Dall'autunno scorso, l'Unscear ha rivisto tutti i dati disponibili sulle radiazioni di Fukushima, con la stessa metodologia utilizzata per il famigerato rapporto definitivo su Chernobyl, e in particolare i dati medici per i 20,115 lavoratori e contrattisti della Tokyo electric power company (Tepco), riscontrando che «146 dipendenti e 21 collaboratori hanno ricevuto una dose di più di 100 millisievert (mSv), il livello in cui vi è un aumento riconosciuto di lieve rischio di cancro. 6 lavoratori hanno ricevuto più dei 250 mSv consentiti dalla legge giapponese per gli operatori front-line di emergenza e 2 operatori delle sale di controllo dei reattori 3 e 4 hanno ricevuto dosi superiori a 600 mSv, perché non avevano preso compresse di ioduro di potassio per aiutare a prevenire che i loro corpi di assorbissero iodio radioattivo-131. Finora, nessun operatore sembra aver subito effetti negativi a causa della sua esposizione».
L'abbastanza incredibile rapporto, che sembra rimasto alle norme di prevenzione degli anni '50, spiega però che i "liquidatori" di Fukushima inviati all'interno degli edifici dei reattori per controllare i danni e azionare manualmente le valvole ed altre attrezzature, «Spesso, non sapevano quante radiazioni fossero presenti» e che «Un sistema automatizzato progettato per controllare i loro livelli di radiazione non era in funzione correttamente», ma l'Unscear è soddisfatta perché «Entro metà aprile, il controllo degli accessi e il monitoraggio di base era stato ripristinato nel sito».
Nature sottolinea che «Gli esperti concordano sul fatto che non è improbabile che ci sia un aumento rilevabile di cancro della tiroide o di leucemia» e Kiyohiko Mabuchi, che dirige gli studi su Chernobyl per il National cancer institute Usa, ammette che «Ci può essere un certo aumento del rischio di cancro che può non essere rilevabile statisticamente. A Chernobyl, dove i lavoratori che hanno eseguito la bonifica sono stati esposti a dosi molto più elevate, lo 0,1% dei 110.000 lavoratori intervistati hanno finora sviluppato leucemia, anche se non tutti questi casi sono dovuti all'incidente».
Cifre più volte smentite dagli stessi "liquidatori" e dalle loro famiglie e da altri studi indipendenti. Ma secondo l'Unscear il rischio per i circa 140.000 civili che vivevano entro poche decine di chilometri da Fukushima Daiichi sembra ancora più basso. Dato che al momento dell'incidente non erano disponibili dati certi, l'Oms ha stimato che le dosi di radiazioni subite dalla popolazione per l'esposizione, inalazione, ingestione e fallout, sareb bero in media inferiori a 10 mSv. Gli abitanti di Namie e del villaggio Iitate, evacuati a causa dell'altissimo livello di radiazioni, avrebbero ricevuto appena 10 - 50 mSv, poco più dei 20 mSv all'anno stabiliti come sicuri dal governo. L'Oms afferma che questi calcoli sono coerenti con le indagini sanitarie condotte da diversi scienziati giapponesi, «Che hanno trovato nei civili dosi al di sotto del livello di 1 - 15 mSv, anche tra persone che vivono nei pressi della centrale».
L'unica eccezione che preoccupa l'Oms è l'esposizione dei bambini di Namie allo iodio-131, con dose stimata di 100 - 200 mSv per la tiroide, aumentando così il loro rischio di cancro, ma poi rassicura: «I dati raccolti da 1.080 bambini della regione hanno rivelato che nessuno aveva ricevuto una dose alla tiroide superiore a 50 mSv». Poi, contraddicendo le rassicurazioni dell'Unsear sottolinea che «Il tumore principale derivato da Chernobyl nei bambini è il cancro della tiroide».
David Brenner, un radiologo della Columbia University di New York, ha detto a "Nature" che «La grande popolazione coinvolta potrebbe significare che il numero finale di tumori indotti dalle radiazioni tra la popolazione sarà effettivamente superiore a quello tra i lavoratori, anche se il rischio per ogni singolo civile è molto piccolo», Ma dubita che «Un collegamento diretto sarà mai definitivamente realizzato. In circostanze normali, il 40% di si ammala di cancro. Non mi sembra che sia possibile fare uno studio epidemiologico che vedrà un aumento del rischio. Comunque, può essere utile per condurre studi per rassicurare la popolazione che non sarà indotta in errore».
Secondo i due rapporti Unscear ed Oms un rischio per la salute di gran lunga maggiore può venire dallo stress psicologico creato dal terremoto/ tsunami e dal nucleare. Evelyn Bromet, una epidemiologa psichiatrica della State University di New York, sottolinea che «Dopo Chernobyl, gli sfollati avevano più probabilità di andare incontro a disordine da stress post-traumatico (Ptsd) rispetto alla popolazione nel suo complesso. Il rischio può essere anche maggiore a Fukushima. Non ho mai visto questionari Ptsd come questo - dice riferendosi ad un sondaggio condotto dalla Fukushima medical università - Le persone hanno assolutamente paura e sono profondamente arrabbiate. Non c'è nessuno che si fidano più delle informazioni».
La campagna di minimizzazione sembra rivolta soprattutto a questo e i due rapporti nel complesso tentano di togliere credibilità addirittura alla prudente azione del governo giapponese dopo il disastro nucleare, accusato velatamente di aver drammatizzato la situazione dopo l'incidente. Shunichi Yamashita, della Fukushima Medical University, spera che questi risultati «Possano aiutare a ridurre lo stress tra le vittime dell'incidente. Ma non possono essere sufficienti a ripristinare la fiducia tra i residenti locali ed il governo».
Tatsuhiko Kodama, responsabile del radioisotope centre dell'università di Tokyo, critica apertamente sia il governo che i rapporti dell'Unscear e dell'Oms: «Penso che le organizzazioni internazionali dovrebbero smetterla di fare relazioni affrettate sulla base di visite molto brevi in Giappone, che non consentono loro di vedere ciò che sta accadendo a livello locale». E alla fine anche Weis ammette: «Il follow-up medico individuale è più importante rispetto alla statistica del follow-up. La gente vuole sapere se quello che diciamo è vero».