[29/05/2012] News

Mali: dura poco lo “Stato islamico dell’Azawad", i tuareg rompono con gli integralisti

L’organizzazione della Francofonia chiede un intervento internazionale

Che qualcosa non funzionasse nella proclamazione dello "Stato islamico dell'Azawad" dichiarata dopo l'unificazione delle forze dei ribelli tuareg del Mouvement national pour la libération de l'Azawad (Mnla) con gli integralisti islamici di Ansar Dine di Iyad Ag Ghali, si era capito quasi subito. Infatti il sito ufficiale del Mnla, solitamente prodigo di proclami e bollettini di guerra e che recentemente si è congratulato perfino con il neo presidente francese Hollande, non aveva riportato  nessuna notizia dell'"accord de raison" con gli islamisti che prevedeva un Consiglio transitorio dello Stato islamico dell'Azawad, l'applicazione della legge islamica e l'utilizzo del  Corano come «Fonte del diritto».

Evidentemente nel Mnla, dove molti si sono formati ed armati alla scuola anti-islamista del defunto dittatore libico Gheddafi, è prevalsa l'ala che dopo la "liberazione" del nord-est del Mali e la dichiarazione di indipendenza dell'Azawad aveva giurato sul carattere laico e multietnico dello "Stato" dei tuareg.

Sono fortunatamente bastate 48 ore per far saltare questa preoccupante alleanza che avrebbe trasformato le rivendicazioni etniche dei tuareg in una strada senza uscita verso un califfato islamico, con una situazione a metà tra lo Stato fantasma della Somalia e l'Afghanistan dei talebani. Alla fine il portavoce del Mnla, Ibrahim Assaley, ha messo fine all'esperimento: «Abbiamo rifiutato di approvare la dichiarazione finale, perché è diversa dal protocollo d'intesa che avevamo firmato». Tradotto, vuol dire che gli integralisti pretendevano molto di più di quello che erano disposti a cedere i tuareg. Ora c'è probabilmente da aspettarsi una saldatura tra Ansar Dine ed i gruppi armati che fanno riferimento ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico Aqmi) e l'aumento della tensione e degli scontri con i miliziani del Mnla per il controllo del territorio (e dei giacimenti gas, petrolio, oro e altri minerali). 

Dopo il colpo di Stato del 22 marzo e l'arrivo dalla Libia dei miliziani tuareg che hanno "liberato" l'Azawad, il caos in Mali sembra diventato cronico e il fallimento del matrimonio tra Mnla e islamisti rischia di aprire uno spazio ancora maggiore ai tagliagole dell'Aqmi e far diventare un ricordo la già fragile laicità del Mali.

Intanto, mente Amnesty International denuncia brutalità ed abusi nell'Azawad , a Bamako  militari, politici e società civile sono al tutti contro tutti e la riconquista del nord non sembra essere la principale preoccupazione. In molti sperano che ci pensi la Communauté économique des Etats de l'Afrique de l'Ouest (Cedao), magari finanziata ed appoggiata da francesi, americani ed altri occidentali, spaventati dal crescente peso degli integralisti nell'Azawad e in tutte le aree di confine tra il Sahel e i Sahara. 

Forse non a caso è intervenuto in queste ore anche Abdou Diouf, segretario generale della Francofonia, l'organizzazione che riunisce la Francia e le sue ex colonie, che in un comunicato scrive: «Condanno con tutte le mie forze i progetti dei movimenti armati radicali che vogliono  imporre la loro legge, con la forza  o con il terrore, alle popolazioni del nord Mali. Per ritrovare la pace, l'unità e la stabilità del Mali, attraverso il dialogo e il negoziato e prendendo tutte le misure necessarie per assicurare la protezione, la sicurezza e la libera scelta di tutte le componenti della popolazione maliana,  chiedo una mobilitazione rapida e massiccia di tutta la comunità internazionale».

Secondo Diouf  la situazione nell'Azawad e il caos in Mali «Mette in pericolo la pace, la democrazia  ed il rispetto dei diritti umani in tutta la regione e costituisce una minaccia grave contro la sicurezza internazionale. Di fronte a tali minacce, tutti noi dobbiamo impegnarci e ed operare u in stretta concertazione, coniugando efficacemente i nostri rispettivi mezzi».  

Sembra proprio un appello ad un intervento internazionale e Diouf  ricorda «La disponibilità piena intera della Francofonia ad appoggiare e ad accompagnare gli sforzi e le iniziative dei Paesi coinvolti della  regione, delle organizzazioni regionali, in particolare la Cedao e l'Unione Africana, così come i partenariati multilaterali e bilaterali che devono intervenire in questa grave crisi».

 

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