
[30/05/2012] News
Sesta puntata dell'importante documento dei due storici ambientalisti in esclusiva per greenreport.it
La crisi finanziaria che si è innestata richiede anche rimedi specifici: per esempio la Tobin tax. E poiché di fiscalità è necessario parlare, allora si sposti il prelievo - e questo riguarda fortemente l'Italia - dal lavoro al consumo di materie prime, soprattutto le più inquinanti, e di suolo. La carbon tax è stato l'esempio paradigmatico di questo principio, e proprio in Italia ne ebbe un'applicazione anche se breve la più incisiva in Europa.
Quanto agli eurobond, anziché essere pensati unicamente come strumenti di ingegneria finanziaria, possono invece divenire strumenti a garanzia totale da parte dell'Unione Europea, ma destinati a finanziare il cambiamento del sistema produttivo verso il modello che abbiamo descritto.
Nel quadro internazionale, l'instaurazione di regole di stabilità e di trasparenza, indotte dall'esperienza distruttiva della crisi, dovrà riportare gli istituti bancari al loro compito fondamentale di acquisizione di risparmio e finanziamento degli investimenti. Necessitano perciò nuove regole che, come suggerisce Paul Krugman, riducano fortemente la propensione degli istituti di credito a caricarsi di rischi sempre maggiori e a promuovere nuove forme di attività bancaria senza garanzie statali. Il caso della JP Morgan, che, ultima in ordine di tempo, ha perso dai due ai tre miliardi di dollari in complessi intrallazzi finanziari, segnano un punto a favore contro la dememore tracotanza di Wall Street; e il tentativo di porre dei limiti ai rischi che gli istituti finanziari sono autorizzati ad assumersi, a spese dei contribuenti, sembra meno in salita.
Per quanto riguarda l'Europa dovrebbe essere ormai chiaro che l'abbandonare la Grecia avrebbe conseguenze catastrofiche non solo dal punto di vista finanziario ed economico, ma anche da quello politico. In questo intreccio tra scelte economiche e politiche, qualcosa più di uno spiraglio si è ormai aperto con la nuova presidenza francese di Francois Hollande, con la perdita di peso della Merkel per la sconfitta elettorale nella Nord Reno Westfalia e con l'impegno "a una forte agenda di crescita", che Obama ha richiesto ai partner europei nel G8 di Camp David (19 maggio scorso). Il dramma greco e le sue possibili conseguenze hanno reso manifestamente ottusa l'ostinazione tedesca, così ben rappresentata da Wolfgang Schauble, nel riproporre come unica ricetta il rigore di bilancio. La nuova parola da accoppiare è "crescita" - purtroppo non nel senso che abbiamo sopra precisato - e nel suo nome dovrebbero prender corpo i project bond, strada aperta verso gli eurobond ancora invisi alla cancelliera tedesca. Si fa avanti anche la proposta di scorporare dal deficit le somme per gli investimenti, e in Italia il ministro Passera avanza un piano di 100 miliardi di euro da investire nelle tradizionali opere pubbliche, alcune già cantierate, da realizzare entro tre-quattro anni. Una scelta, come si sa, storicamente sfavorevole al rapporto occupazione /investimenti.
Ma quali scelte di politica economica europea, che non può certo essere ridotta al fiscal compact con le sue genuflessioni alle esigenze del rigore e della finanza, possono sostenere l'affermarsi dell' economia della sostenibilità che proponiamo? E' necessario lo ribadiamo, un'Europa che si risvegli dal tormentoso sonno dell'austerity per diventare un'Europa politica, Grecia inclusa, ovviamente. E se l'Europa si muovesse coerentemente con le scelte già effettuate in materia di cambiamenti climatici e di energia, la maggior forza ad una politica economica comunitaria diverrebbe anche un decisivo stimolo a quell'Europa politica ormai storicamente necessaria.
6.continua