[01/06/2012] News

Due recensioni in una: Difendersi dall'elettrosmog e Toglietevelo dalla testa

Cinque miliardi di persone usano ormai quotidianamente un telefono cellulare: si tratta, con tutta probabilità, del più grande affare (per le multinazionali) del millennio! Eppure, in relazione agli eventuali rischi per la salute ci si dovrebbe porre qualche interrogativo e adottare un atteggiamento più critico e scettico nei confronti di questa pratica, sebbene appaia così innocua e, ormai, così normale. Del resto, le istruzioni di qualsiasi modello di telefono cellulare ci avvertono di tenerlo a distanza dall'orecchio (almeno ad 1,5 - 2 cm) e di non farlo utilizzare ai bambini. Perché?

Dopo il caso del 58enne bresciano Innocente Marcolini - prima persona al mondo cui un tribunale (quello della sua città) ha riconosciuto una malattia causata dall'uso del cellulare -, sulle pagine della stampa nazionale, in questi giorni, è approdata la vicenda di un signore torinese 45enne che, soprattutto per motivi professionali, stava attaccato al telefono mobile per più di sette ore al giorno per vent'anni consecutivi: telefonate di minimo dieci minuti l'una e la notte cellulare sempre acceso, in carica, a 50 cm dalla testa. Mai usato vivavoce o auricolare.

Poi, all'improvviso, come è successo a Marcolini, l'uomo non riconosceva più le persone, saliva in macchina, cercava di accenderla e non ci riusciva e tutta una serie di altri comportamenti abituali sono diventati praticamente impossibili. La diagnosi era, purtroppo, prevedibile: si tratta di un grave tumore al cervello, chiamato glioblastoma. Proprio uno di quelli che l'Agenzia Internazionale per la Ricerca Contro i Tumori (IARC) ipotizza come ricollegabile all'esposizione ai campi elettromagnetici emessi dai cellulari.

Il caso arriva all'Osservatorio sui Tumori Professionali della Procura di Torino, all'attivissimo magistrato Raffaele Guariniello, già protagonista nei processi "Thyssenkrupp" ed "Eternit", che finalmente può parlare di correlazione tra tumore al cervello ed uso intensissimo del cellulare, finora mai stata provata.

Un problema che riguarda, in primis, proprio la popolazione italiana che si è dimostrata come la più permeabile al business del telefonino: le statistiche indicano addirittura che ce ne sia 1,5 a persona. Per un importante primario di neurochirurgia americano che fa di nome Keith Black il cellulare è come se fosse "un'antenna a microonde. Con cui ci cuociamo quotidianamente il cervello". 

"Difendersi dall'Elettrosmog" è uno dei pochi libri usciti nel nostro paese che si occupa proprio della disamina delle radiazioni prodotte dal telefonino (e dal cordless) e di quelle che si possono considerare le principali fonti di inquinamento elettromagnetico: antenne per ripetitori, impianti wi-fi, nuovi contatori dell'energia elettrica, dispostivi "tetra", stazioni radio, forni a microonde, dispositivi universitari, ma anche le lampadine a "risparmio energetico" (a base di mercurio). Ma se questo libro edito da Terra Nuova si dedica alla divulgazione scientifica, assume, invece, i caratteri della vera inchiesta giornalistica il lavoro, uscito poche settimane fa, dell'inviato di Repubblica Riccardo Staglianò che raccoglie numerose testimonianze, dall'Italia alla Svezia agli Stati Uniti, su una vita condizionata dai cellulari e sui possibili rischi per la salute, prodotti da multinazionali, che come nel caso del fumo, stanno provando a minimizzare le potenziali correlazioni fra tumori e radiazioni elettroniche e ad insabbiare le poche ricerche che sono state condotte in materia.

In "Toglietevelo dalla Testa", Staglianò, infatti, racconta tutto quello che c'è da sapere sul possibile legame causale cellulari-cancro incontrando le prime vittime che lottano contro il silenzio dei media e le pratiche ostruzionistiche delle grandi multinazionali che (ovviamente) devono difendere quello che per loro è il business n.1. Come si legge in queste pagine, decine di centri studi, all'insaputa dei cittadini, raccolgono montagne di fondi dalle aziende per promuovere campagne che abbassino la soglia di attenzione sui rischi per la salute: "è successo con le sigarette, con l'amianto, oggi il candidato più quotato pare proprio il cellulare".

Al posto di aspettare un parere definitivo dalla comunità scientifica che, in tutti questi anni, ha assunto le posizioni più variegate in merito, se ci si vuole tenere al riparo dai pericoli è forse meglio ricorrere all'utilizzo degli sms, del vivavoce e, soprattutto, degli auricolari inspiegabilmente poco pubblicizzati.

 

 

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