
[05/06/2012] News toscana
Per l'economia livornese un 2012 buio. Green technology, dialogo sociale e politica forte per uscirne
Il quadro economico che l'economia della provincia livornese si trova davanti viene dipinto a tinte fosche. In occasione della 10^ Giornata dell'economia (che, per una coincidenza sfortunatamente non sottolineata, cade in concomitanza con la Giornata mondiale dell'ambiente), la Camera di Commercio labronica ha presentato oggi il "Rapporto sull'economia della Provincia di Livorno nel 2011", coadiuvata quest'anno dalla collaborazione chiesta al Censis, l'istituto di ricerca che nel 2003 aveva già elaborato un'analisi centrata sul territorio locale ed ora bissa con "Livorno futura".
«Il 2011 è stato, dopo un biennio critico, un anno particolarmente difficile», si legge nel rapporto della Camera di Commercio, e stando alle previsione la situazione sarà ancora peggiore nel 2012. «La spesa per consumi risulta in forte rialzo a seguito dell'aumento dell'inflazione (+2,4% 2011, +3,5% 2012), rialzo non compensato dall'aumento del reddito disponibile che rimane eccessivamente modesto [...] Nel 2012, in particolare, la riduzione del reddito disponibile per consumi delle famiglie si accompagnerà al progressivo azzeramento dell'espansione dei consumi con effetto domino su vendite al dettaglio, fatturato artigiano etc. Di certo una forte contrazione della domanda interna, indotta anche dall'ulteriore calo occupazionale previsto per il 2012, farà crollare ulteriormente la produzione delle industrie più vincolate ai nostri mercati».
Uno dei maggiori deficit evidenziati sul tessuto produttivo livornese - assieme a burocratizzazione, mancanza di coesione e rigidità creditizia - è infatti quello della bassa propensione all'export (la cui prima voce rimane occupata da prodotti petroliferi raffinati). All'interno di un mondo globalizzato sarebbe illusorio chiudere le porte alle sfide dell'internazionalizzazione, ma aspirare a conquistare mercati esteri in una sorta di ottica neocoloniale non può pagare. I mercati da esplorare, come fu per i territori fisici, stanno rapidamente esaurendo e saturandosi: il vero nodo sta dunque nel ricalibrare l'equilibrio tra domanda ed offerta, ridefinendo il mercato sull'assetto di una nuova economia, un'economia che vogliamo sana e durevole, e quindi sostenibile.
Il territorio provinciale costituisce, purtroppo, un microclima nel quale è molto facile leggere numerose debolezze che caratterizzano il più vasto habitat economico nazionale ed occidentale in genere. La serie storica dei disoccupati nella Provincia mostra come questi siano comunque ufficialmente diminuiti in numero dal 2000 ad ora, evidentemente con un corrispettivo aumento di lavoratori, sì, ma sempre più precari. Risulta produttore di reddito soltanto un livornese su tre, ponendo seri ed impliciti quesiti sul rafforzamento ed i cambiamenti dovuti ad un sistema di welfare che difende una popolazione in progressivo invecchiamento, sostenuta da chi?
Il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente preoccupante in provincia, triplicato dall'11% del 2008, ora siamo a circa il 33%; dato al quale si somma la grave percentuale delle forze di non lavoro (i non occupati e non in cerca di lavoro), pari, secondo il Censis, al 51,6% a Livorno come in Italia (nel territorio labronico è poi al 45,3% la quota occupati e al 3,1% quella delle persone in cerca di occupazione). Uno scenario che rifletti profonde problematiche demografiche, prima ancora che economiche.
Dove si può individuare la possibilità più concreta per uscire da questo vicolo cieco? Una risposta, non certo univoca quanto semplicistica, proviene - per il territorio livornese ma non solo - secondo il Censis dalla «filiera delle imprese che operano nelle green technology e quelle dell'information technology applicate ad esempio ai monitoraggi ambientali, all'industria militare (ma qui rimarchiamo le nostre riserve in merito, ndr) ed alle rilevazioni satellitari». Una svolta, dunque, anzitutto culturale, per la quale il ruolo della comunicazione e della diffusione delle idee rimane fondamentale.
Queste imprese, continua lo studio, «risentono, per il momento, poco o nulla dell'attuale fase recessiva. La recente costituzione dell'Associazione Green Lab, che raggruppa diverse imprese del settore, non solo localizzate nell'area di Livorno, appare come un esempio promettente di rete collaborativa».
D'altronde, se è vero (come è vero) che «nel biennio 2011-2012 si assiste ad un forte surriscaldamento dei prezzi di listino a causa del caro petrolio e del rialzo di alcune materie prime e lavorate», tornare a pensare ad uno sviluppo dell'economia reale significa anche e soprattutto pensare ad efficientare l'uso di materia ed energia, destinando poi risorse ai "giacimenti strategici" costituiti dalle fonti rinnovabili e dall'industria del riciclo.
Ed è proprio sulla collaborazione ed il "fare sistema" che è possibile trovare la via per una rinascita, per la quale rimane necessaria una «classe politica e dirigente responsabile», che sappia riappropriarsi di un «ruolo meta-direzionale forte, credibile, autorevole e dialogante».
Altrimenti, il rischio rimane sostanziale e definito. «Si è innescato un meccanismo quasi perverso, tale per cui tutti, o molti, soggetti del territorio sembrano voler operare solo per se stessi, quasi in una esasperazione del soggettivismo [...] il soggettivismo ed il tentativo di fare da sé rischiano di innescare un processo di frantumazione ulteriore, alimentato da un'indifferenza verso l'altro oggi già molto palpabile: l'esatto contrario di quel modello solidaristico che per decenni ha fortemente caratterizzato il territorio. Il ritorno alla crescita deve, dunque, fare leva su due elementi distinti: da un lato il ritorno al dialogo sociale, dall'altro la valorizzazione delle risorse esistenti ed un programma di interventi capaci di rendere più attrattivo e moderno il territorio provinciale».