
[07/06/2012] News
Ispra, Rapporto rifiuti urbani 2012: «tema complesso ma strategico»
Domani l'Ispra presenterà il Rapporto Rifiuti Urbani edizione 2012. Presentando l'evento, l'Istituto sembra avere il giusto approccio al tema individuando nella "gestione dei rifiuti urbani" «un tema ampio e complesso, la cui corretta conoscenza e valutazione diventano strategici per delineare gli scenari futuri, anche dal punto di vista ambientale».
Ribadito che quando si parla di rifiuti bisogna sempre tener presente che quelli urbani rappresentano un quarto del totale, mentre le "megatonnellate" per usare un termine che a noi non piace ma che va di moda, sono rappresentate dagli speciali, è di sicuro interesse avere dati il più possibile precisi (e validati...) relativi «alla produzione, alla raccolta differenziata, alla gestione dei rifiuti urbani e al sistema di gestione dei rifiuti di imballaggio». Vedremo nello specifico come verranno affrontate nel rapporto tutti i passaggi e gli anelli della corretta gestione dei rifiuti urbani, ma appare evidente già da questa impostazione che l'importantissimo anello della raccolta differenziata (ancorchè a quindici anni dal Dlgs 22/97 non esista un metodo standard per misurarla) non sia l'unico su cui puntare per capire se e come il "meccanismo" funziona.
Anche la migliore - peraltro auspicabile e giustamente inseguita - delle raccolte differenziate, se non preceduta da azioni di riduzione dei rifiuti - possibile solo con uno studio attento dei flussi di materiali prodotti e immessi sul mercato e non a partire dalla "registrazione" del passaggio di questi in rifiuti - e seguita dall'avvio dei materiali raccolti al riciclo e poi effettivamente trasformati in nuovi prodotti e avviati alla vendita, non risolve in alcun modo il problema rifiuti. Quindi riduzione ed efficienza nell'uso della materia, raccolta, poi avvio agli impianti (che se non ci sono è un guaio serio perché l'umido senza un impianto di compostaggio primo o poi va a finire in discarica...), dunque nuova produzione di manufatti e quindi vendita sul mercato.
Non solo, anche se qualcuno sembra proprio non volerci credere, ogni anello di questa catena (salvo quello della efficienza nelle produzioni) produce rifiuti. Anche se non si chiamano urbani ma speciali. Basti pensare alla carta, che per ogni chilo quasi la metà diventa pulper e fanghi di cartiera. Da considerare poi sia che ci sarebbero perfino obblighi di legge per avviare al recupero energetico tutto quel materiale che non può essere avviato al riciclo e che ha un potere calorifero di oltre 13.500 Kjoule e che la discarica deve essere l'ultima ratio.
Dunque sostenere la raccolta differenziata magari quella porta a porta va pure bene, ma sostenere solo quella, è un errore grossolano, perché si rischia davvero di vanificare un lavoro enorme sia dei cittadini, sia degli operatori. Un lavoro che ha dei costi economici e che di rado, come anche qui qualcuno continua ad ignorare, sono tutti ammortizzabili con i vantaggi derivanti dalla migliore qualità del "raccolto". Anzi, ciò che non ha mercato dopo la raccolta rischia di avere costi doppi e doppi impatti ambientali. E di realtà di questo tipo, purtroppo, se ne registrano anche nelle zone di eccellenza della raccolta differenziata.