
[12/06/2012] News
Aldo Di Benedetto su greenreport.it ha cercato di rispondere a questa domanda sulla base di una lunga esperienza sul campo e in riferimento a quanto si sta discutendo anche al Senato.
In effetti quel che oggi scarseggia in questo dibattito è il riferimento a situazioni concrete, ad esperienze che evitino sortite e proposte fasulle come abbiamo sentito anche nel dibattito al Congresso di Federparchi. Penso in particolare all'idea di affidare al CFS la gestione di parchi e aree protette così la vigilanza che anche nei parchi nazionali come avviene da sempre in quelli regionali anziché dipendere dal parco (e non dal ministero) dovrebbe assumere il timone di comando. La sortita dà bene l'idea del punto di caduta a cui si è giunti in questi ultimissimi anni nel dibattito sui parchi e il loro ruolo.
Veniamo invece alle osservazioni critiche di Di Benedetto che prende le mosse dalla natura giuridica ibrida del parco. La natura del parco però più che ibrida è composita ossia mette in relazione istituzionale i livelli istituzionali dallo stato, alle regioni, agli enti locali ed hanno proprio per questo l'autonomia anche decisionale che Di Benedetto ritiene non abbiano. Il piano del parco ‘prevale' su tutti gli altri perché l'ente parco nazionale o regionale che sia agisce sulla base di due articoli fondamentali della costituzione il 9 il paesaggio e il 32 la sanità ossia due beni comuni fondamentali da cui discende appunto la ‘specialità' del parco rispetto agli altri soggetti. E che essi non siano elettivi come in tutto il mondo del resto nulla toglie al loro ruolo non subalterno. Ciò è tanto vero che se il parco viene sciolto diversamente da quanto riteneva l'UPI le sue funzioni non sono ereditabili da nessuno.
D'altronde anche altre autorità come quella di bacino hanno compiti sovraordinati senza essere elettivi ma che per esercitare al meglio le loro competenze sebbene più circoscritte rispetto a quelle dei parchi si ritenne anni fa al termine di una indagine parlamentare che sarebbe stato meglio farli gestire da enti sul modello dei parchi previsto dalla 394.
Quanto poi alla pletora di amministratori degli enti l'osservazione in questi caso fa il paio con quella di spreco e poltronismo della non rimpianta ministro Prestigiacomo. Certo ci sono problemi in parchi con 80 comuni ma che qui si annidi un virus paralizzante e chissà quanto costoso è osservazione che fa il paio con chi taglia l'identità anche ai presidenti come se il governo del territorio da parte delle istituzioni fosse roba da dopolavoro e da pensionati.
Quanto ai beni demaniali di cui i parchi non disporrebbero direttamente non toglie nulla al ruolo del governo del territorio. Nessuna pianificazione è riservata esclusivamente ad una tipologia -pubblica o privata- del territorio. Vale per il PRG di un comune come per il piano di una bacino o di un parco. E' vero che al momento della messa a punto del testo della 394 ci fu chi pensò che i parchi avrebbero dovuto riguardare solo o quasi il territorio e l'ambiente pubblico e demaniale. Ma i problemi del governo dell'ambiente dipendono dalle caratteristiche del territorio e non dalla sue proprietà. Che quanto è pubblico debba e possa fare da volano è fuori discussione ma il destino del territorio agricolo -tanto per fare un esempio di estrema attualità- possa e debba dipendere da questo è assolutamente infondato.
Che oggi nella gestione dei parchi nazionali ma anche regionali a cui Di Benedetto non fa mai riferimento pur essendo quelli che hanno dato le prove e conferme più positive in riferimento anche alle sue critiche, emergano aspetti per niente edificanti è fuori discussione. Ma sono queste situazioni da sanare e alla svelta e da prendere a pretesto per cambi di cavallo in corsa. Questo è un punto strategico fondamentale della legge quadro che nessuna chiacchiera sui portatori di interessi può e deve cambiare. Perché l'interesse che i parchi devono tutelare è quello di un ambiente sano, bello, vivibile e usufruibile a cui hanno diritto tutti i cittadini residenti e non. Altrimenti non avremmo un parco ma un'altra cosa; una comunità montana, una agenzia turistica, una Pro-Loco. Ma non è per quelle che fu fatta la legge sui parchi.