
[12/06/2012] News
Oggi il commissario europeo allo sviluppo, Andris Piebalgs, è ad Auckland, in Nuova Zelanda, per partecipare all'Eu-Pacific Islands forum ministerial meeting che discute di un ampio ventaglio di problemi riguardanti cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, stabilità economica, crescita e scambi commerciali e cooperazione tra Unione europea ed isole del Pacifico. Il dibattito riguarda anche le posizioni da adottare alla conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile "Rio +20" che si terrà dal 20 al 22 gigno a Rio de Janeiro e su come Ue e Stati dell'Oceania potranno ottenere un risultato significativo, in particolare per quel che riguarda l'adozione di obiettivi concreti per avviare la transizione verso una green economy.
Il Pacific Islands forum è stato creato nel 1971 ed è la più grande istituzione politica ed economica della regione, si occupa di rafforzare la cooperazione e l'integrazione regionale e fa le funzioni di organismo intergovernativo. Comprende 16 Stati membri: 14 piccoli Stati insulari Pacifico più l'Australia e la Nuova Zelanda. I Paesi ed i territori insulari del Pacifico, alcuni dei quali sono ancora sotto sovranità francese e britannica, hanno una popolazione di 10 milioni di abitanti sparsi su migliaia di isole ed atolli che punteggiano l'Oceano Pacifico, che occupa un quinto della superficie del pianeta. Questi piccoli Stati insulari sono Paesi in via di sviluppo spesso particolarmente remoti e regolarmente colpiti da catastrofi naturali e che soffrono per un accesso limitato alle risorse naturali ed all'energia.
Gli scenari del global warming prevedono la scomparsa di alcune piccole nazioni e di molte isole a causa dell'innalzamento del livello dell'Oceano: nelle Kiribati e nelle Tuvalu un aumento di soli 60 cm del livello del mare renderebbe inabitabili la maggioranza delle isole, ma altri pericoli vengono anche dall'intensificazione dell'erosione dovuta all'aumento dell'intensità delle tempeste. Oltre l'80% degli abitanti dei piccoli Stati insulari vivono in aree costiere e sono quindi particolarmente esposti alle variazioni del livello del mare e delle condizioni meteorologiche.
Alla vigilia del Forum di Auckland, il ministro danese per lo sviluppo e la cooperazione, Christian Friis Bach, ha detto: «La nostra presenza a questa riunione testimonia l'interesse crescente e l'impegno permanente dell'Ue di fronte al Pacifico, che costituisce una priorità della politica estera dell'Ue. La nostra cooperazione fino ad ora ha funzionato bene, tanto sul piano politico che finanziario, ma possiamo ancora migliorarla. Speriamo che in futuro la nostra partnership continuerà a svilupparsi e a rafforzarsi. L'Ue è determinata ad affermare la sua posizione in quanto partner importante ed affidabile del Pacifico nel settore dello sviluppo e del cambiamento climatico».
L'Ue ed l'Oceania sono strette non solo da antichi legami coloniali: i piccoli Stati insulari del Pacifico hanno sovranità su una superficie non certo trascurabile del pianeta e condividono le preoccupazioni dell'Ue sul global warming (anche se considerano i suoi obiettivi di taglio dei gas serra insufficienti) e le sue politiche per lo sviluppo sostenibile. L'Oceania per l'Ue è un partner di lunga data ed interessi comuni non solo per quanto riguarda il cambiamento climatico, ma anche in merito alla protezione ed all'utilizzo delle risorse degli oceani e ad altri impegni planetari come la conservazione degli stock di pesci. Che poi l'Ue o le flotte battenti bandiera dei suoi Stati membri non sempre attuino gli impegni, è un altro discorso.
Da parte sua Piebalgs ha sottolineato che «L'Unione europea è un protagonista mondiale che rispetta I suoi impegni mondiali. Le isole del Pacifico sono le prime a subire gli effetti del cambiamento climatico, è per questo che l'Ue ha deciso di prendere l'iniziativa e di convincere la comunità internazionale ad apportare un sostegno significativo agli sforzi di adattamento al cambiamento climatico sviluppati nella regione del Pacifico. Questa riunione ministeriale è una nuova occasione per rafforzare il nostro partenariato e per portare le nostre posizioni comuni sulla scena internazionale. La conferenza Rio+20 ci permetterà di dimostrare il nostro impegno in favore dello sviluppo sostenibile e della green economy. L'unione europea è un protagonista mondiale determinato ad aiutare i suoi partner del Pacifico a raggiungere gli obiettivi del millennio per lo sviluppo, così come a lottare contro la minaccia del cambiamento climatico, del quale le isole del Pacifico non sono direttamente responsabili, ma del quale sono le prime a subirne gli effetti».
La cooperazione per la lotta al cambiamento climatico, che costituisce la più grande minaccia per l'Oceania, è al centro della partnership Ue‑Pacifico. Da quando l'Ue e il Pacific Islands forum nel novembre 2008 adottarono una dichiarazione congiunta sul cambiamento climatico la cooperazione Ue-Pacifico nella lotta al global warming si è considerevolmente rafforzata, tanto sul piano politico che su quello finanziario: L'Ue ed i suoi Stati membri sono i più grandi donatori di fondi a livello mondiale ed i secondi nella regione del Pacifico, dopo l'Australia. L'ammontare di questa cooperazione per lo sviluppo dell'Ue con i Paesi Acp (Africa, Caraibi, Pacifico) ed i Paesi e territori di oltremare destinata al Pacifico è di circa 750 milioni di euro per il periodo 2008-2013. Inoltre l'Ue finanzia l'aiuto anche attraverso programmi bilaterali regionali gestiti dalle organizzazioni del Pacifico. Ci sono poi altre risorse aggiuntive a quelle 2008-2013 per lo sviluppo ed al cambiamento climatico per i Paesi Acp del Pacifico: l'Ue ha messo a disposizione 110 milioni di euro di finanziamenti e risorse supplementari legati al cambiamento climatico.