[13/06/2012] News

La cultura è il volano per la sostenibilità. Lo conferma il rapporto Federculture

Recenti dati Confcommercio riportano un calo nei consumi delle famiglie italiane, le cui ricchezze sono drenate via dall'urgenza della crisi. Non sono soltanto i settori di spesa superflui a subire sforbiciate, ma anche quelli dell'alimentare o dell'abbigliamento (ad aprile la Confcommercio ha registrato -4%, il dato peggiore da marzo 2011): al netto degli sprechi, un dato che lascia chiaro il senso d'urgenza del momento che stiamo vivendo.

Di fronte a questo quadro, stupiscono ancora di più i dati economici presentati da Roberto Grassi, presidente Federculture (l'associazione delle imprese pubbliche e private del settore) durante la presentazione che annualmente viene pubblicata dalla federazione. All'interno del museo Maxxi di Roma, Grassi ha chiarito nuovamente che «Cultura - e con essa etica - e sviluppo possono e devono marciare insieme», stendendo l'ennesimo velo pietoso sulla triste battuta per la quale "con la cultura non si mangia".

Anzi, si potrebbe essere più precisi affermando come non possa esserci sviluppo senza etica e cultura. Nonostante il nostro immenso patrimonio storico, artistico e naturale da poter valorizzare (e non semplicemente "sfruttare"), in dieci anni - quindi ben prima dell'inizio della crisi - i finanziamenti al ministero per i Beni e le Attività Culturali sono scesi del 36,5%, fermi nel 2011 all'irrisoria quota di 1 miliardo e 425 milioni di euro. Anche le sponsorizzazioni private hanno registrato un forte calo, concentrato dal 2008 in un -25,8%.

Nonostante questi colpi di mannaia, e a fronte di una situazione economica di crisi ed incertezza, la spesa degli italiani nel 2011 è in aumento del 2,6% rispetto all'anno precedente, sfiorando quota 71 miliardi. Ecco che, dati alla mano, la cultura non solo può dare da mangiare, ma può saziare più di 585mila addetti, il numero di occupati nel settore. Non di solo pane è dato vivere, ma del pane non possiamo comunque fare a meno: investire in cultura può combinare le due esigenze, essendo questa «Non un binario morto, ma inevitabile e necessaria come l'acqua», ha commentato Grassi nei suoi commenti ripresi dal Sole24Ore.

Impugnare il volano della cultura presuppone poi navigare verso un nuovo modello di sviluppo, perché la cultura è sì una risorsa, «Ma non è il petrolio. La cultura di cui parliamo e sulla quale richiamiamo l'attenzione è un'altra ricchezza e porta con sé altri valori. È stratificata nel tempo - dai dipinti delle caverne preistoriche alla lingua contemporanea - ed è diffusa ovunque, perché accompagna il percorso dell'uomo nella storia»: un bene comune da proteggere e rilanciare in un'ottica di progresso (non solo tramite musei e paesaggi da cartolina, ma anche e soprattutto incentivando ricerca ed istruzione), ed in quanto tale impossibile da delegare nella gestione esclusiva dei privati, ai quali è lecito e opportuno aprire soltanto rimanendo in un'ottica di sorveglianza pubblica che eviti rapine in nome del profitto e sterili mercificazioni.

La strada da percorrere è tristemente lunga, tortuosa e faticosa. Lo Stato stanzia alla cultura un misero 0,19% del Pil e questo dato, senza dubbio, va a braccetto con quello che parla di un 80% degli italiani classificabili come analfabeti funzionali: valorizzare la cultura significa infatti renderla fruibile ed accessibile ai cittadini. A sua volta, solo un cittadini acculturato è in grado di capire il mondo che lo circonda, e contribuire così a cambiarlo in modo consapevole, in ossequio ad un principio fondamentale della democrazia.

Sarebbe più semplice comprendere come un pianeta finito preveda un limite alla crescita materiale, e la sostenibilità sarebbe l'orizzonte naturale al quale tendere. Perché è «sulle espressioni dell'arte e dei saperi - come osserva il presidente Federculture - che si pongono le basi per costruire un modello di società», all'insegna di «una nuova idea di progresso che ricongiunga il benessere economico alla qualità della vita il mercato ad un sistema di maggiore uguaglianza delle opportunità, l'interesse generale alla facoltà di esercitare la libera espressione di ogni individuo».

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