
[14/06/2012] News toscana
Poco più di un anno fa si svolgeva il II workshop del Tavolo innovazione tenutosi per illustrare il ruolo della green economy come area strategica nel Piano comunale di sviluppo 2011-2014 per il municipio di Livorno. Si è oggi replicato nella Camera di Commercio labronica, con un appuntamento dedicato ad una sintesi dei risultati ottenuti a Livorno nel settore dell'economia "green", e per prospettare ulteriori possibilità di sviluppo del settore.
Uno dei più importanti risultati raggiunti in questo lasso di tempo risiede nella creazione sul territorio di GreenLab, una rete sinergica tra oltre 20 imprese e circa 400 dipendenti complessivi che - partendo da un livello locale, e presieduta a Livorno da Gianfranco Morelli - a meno di 365 giorni dalla sua nascita, preceduta da un'indagine Irpet, si inserisce oggi in un quadro regionale più strutturato e operativo: il Distretto tecnologico energie rinnovabili ed il Polo "Pierre". Un traguardo carico anche di valore simbolico, in quanto in una fase critica per il ciclo economico locale come internazionale, occorre fare sistema e collaborare all'insegna di una progettualità innovativa da realizzare nella condivisione degli obiettivi.
Non è infatti un caso se questo V workshop (promosso dal Tavolo innovazione del Comune di Livorno con la collaborazione di competenze locali e regionali) si intitoli "L'economia green. I primi risultati di un percorso di rete". L'assessore comunale al Lavoro ed alla Semplificazione, Darya Majidi (Nella foto), ha ripercorso il programma quinquennale Innovare Livorno - partito nel 2009 e formalizzato nel Libro bianco dell'innovazione (innovarelivorno.comune.livorno.it) - all'interno del quale si inserisce il Tavolo partecipativo permanente sull'innovazione che, per quanto riguarda la green economy, ha individuato come sottoaree strategiche di sviluppo quelle ricomprese nella triade "Energia, Ambiente, Chimica": una categorizzazione limitante, ma smussata dall'assessore Darya Majidi che precisa come «Green economy non sia solo energie rinnovabili, ma è un nuovo paradigma di sviluppo economico sostenibile che non vede solo il Pil come misuratore del benessere».
Per quanto riguarda il ruolo delle istituzioni, l'assessore Nista precisa come «Nelle prossime settimane o mesi ci saranno passaggi in consiglio provinciale del Piano energetico provinciale (declinato sullo scenario 20-20-20 di matrice europea, allineato a sua volta sulla strategia energetica europea tracciata da qui al 2050) e del Piano dei rifiuti: spero entro settembre di giungere alla loro adozione.
Stiamo collaborando con l'università di Torino per un progetto pilota di sfruttamento dell'energia del moto ondoso e col Cnr per l'utilizzo dell'energia geotermica a bassa entalpia; abbiamo inoltre in essere contatti circa la progettualità di turbine eoliche ad innovative ed alta efficienza che sfruttano la levitazione magnetica - con una tecnologia similare a quella che muove in Giappone i treni ad alta velocità - per creare energia.
Anche il Piano dei rifiuti ha impatti positivi sulla qualità della vita e sulla green economy. Non è possibile spingere per la raccolta differenziata e poi mandare i rifiuti in Germania: i rifiuti vanno lavorati e trattati sul territorio dove vengono raccolti. Il ruolo del riciclo è fondamentale per una strategia sulle materie prime per recuperare materia prima seconda per evitare l'utilizzo di materia vergine, riducendo così i costi, ma col residuo dobbiamo decidere cosa fare: le opzioni sono termovalorizzazione o discarica, e già le direttive europee indicano come sia da privilegiare la prima ipotesi. Quella dei "rifiuti zero" è una filosofia alla quale anche noi ci ispiriamo, ma se anche raggiungessimo il 65% di raccolta differenziata avremmo comunque una considerevole fetta di residui del processo di riciclo, e non possiamo far finta che non esistano».
Dato che la sfida per la sostenibilità implica però soprattutto un cambio culturale, e per cambiare una realtà il primo passo è quello di descriverla in termini nuovi, è necessario precisare che sia doveroso evitare quanto più possibile di ricorrere alla tentazione di slogan semplicistici come quello dei "rifiuti zero", restituendo nuovo valore e nuovo peso alle parole usate.
«Un altro aspetto che spesso viene posto in secondo piano è poi quello attinente i rifiuti speciali - conclude infine Nista - che pure sono quattro volte gli urbani, e se vogliamo attrarre imprese dobbiamo aiutarle anche su questo aspetto: per questo penso che non si possa promuovere un termovalorizzatore di area che non accolga almeno una parte di questa tipologia di rifiuti».
«C'è una forte sensazione di solitudine che pervade chi non ha più un lavoro, o i lavoratori in difficoltà - chiosa Majidi. Penso sia fondamentale evitare questo, e qui si inserisce la necessità di un concetto di rete e collaborazione, sia perché un network crea lavoro, ma anche nei momenti di difficoltà: saper di puntare contare su altre imprese e sulle istituzioni è determinante, e la green economy è un motore di sviluppo per il territorio e per i giovani, che presume però investimenti in ricerca ed innovazione. Abbiamo bisogno le aziende esistenti, creare nuove opportunità imprenditoriali, favorire l'accesso al credito, attrarre investimenti, favorire sinergie e collaborazioni».