
[15/06/2012] News
Il nuovo il nuovo dossier "Kyoto 2012" della Fondazione per lo sviluppo sostenibile rivela che «L'Italia ha centrato l'obiettivo del Protocollo di Kyoto nel 2011 e, per l'intero periodo di osservazione previsto dal Protocollo che comprende il quinquennio 2008-2012, è molto probabile che nel complesso l'Italia arriverà molto vicina al target (-6,5%)». Ma il presidente della stessa Fondazione, l'ex ministro dell'ambiente Edo Ronchi (nella foto), avverte che «Una nuova Delibera, attualmente in discussione al Cipe, che adottando nuovi criteri contabili, diversi da quelli previsti dal Protocollo e da quelli fino ad ora adottati dall'Ispra nella comunicazione ufficiale nell'ambito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc), porta a dei risultati, superiori a quelli reali (-1,5% su base 1990), che collocherebbero l'Italia ben lontana dal target stabilito da Kyoto».
Ronchi sottolinea come dal Dossier Kyoto «Emerga che le emissioni di gas serra nel 2011 in Italia sono state circa 490 Mt CO2eq, che diventano 478, tenendo conto degli assorbimenti forestali (-10,2 Mt) e dei meccanismi flessibili (-2 Mt), come previsto dal Protocollo. Rispetto al 1990, le emissioni nazionali sono scese quindi del 7,4%, a fronte del target pari al -6,5% (483,3 Mt CO2eq). Anche se è presto per fare un consuntivo per il quinquennio 2008-2012, è molto probabile che nel complesso l'Italia arriverà molto vicina anche al target e che l'eventuale sforamento sarà tutto a carico del solo 2008, l'anno più lontano del periodo considerato. Si tratta di un trend incoraggiante per lo sviluppo di una green economy italiana e per guardare avanti, verso i nuovi e più impegnativi target di riduzione delle emissioni al 2020 e al 2030».
Il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile si augura che «I conti delle delibera Cipe siano correttamente rivisti in quanto l' approccio non è fondato per due ragioni: la prima è che gli assorbimenti forestali non sono registrati. La seconda ragione riguarda il settore sottoposto al meccanismo di emission trading (Ets), che negli ultimi anni presenta livelli di emissioni reali ben al di sotto delle quote assegnate. Non mi pare proprio né il caso, né il momento di produrre, con modalità contabili inedite e quantomeno discutibili, un aumento possibile degli oneri a carico del sistema Paese».