[15/06/2012] News

Nucleare, il governo del Sudafrica tenta di arginare le proteste

La National nuclear regulator (Nnr) del Sudafrica è in grave difficoltà, sommersa dalle critiche dopo aver annunciato la sua decisione di costruire nuove centrali nucleari. Anche l'opinione pubblica sudafricana, dopo il disastro nucleare giapponese di Fukushima Daiichi, è sempre più contraria all'energia atomica, ed hanno fatto breccia le campagne di Greenpeace e di diverse Ong locali come Earthlife Africa e Koeberg Alert, per l'utilizzo di energie rinnovabili, in particolare solare ed eolico, che il Sudafrica avrebbe in grande quantità.

Anche i partiti di opposizione e diversi media hanno giudicato l'annuncio dell'Nnr quantomeno imprudente, e l'agenzia nucleare sudafricana da ieri sta tentando di calmare le crescenti preoccupazioni per la sicurezza del programma nucleare sudafricano che da anni oscilla fra avveniristici progetti di mini-centrali, grandi impianti made in France e abbandono per mancanza di fondi.

Il direttore  generale dell'Nnr, Boyce Mkhize, ha assicurato che «Le installazioni nucleari del Paese sono progettate, mantenute ed utilizzate in maniera adeguata per resistere a tutti gli eventi esterni naturali previsti originariamente durante la loro progettazione. Gli studi di sicurezza dimostrano che i siti nucleari sono ancora capaci di resistere a tutti gli en venti esterni».

Ma Earthlife Africa Jhb chiede che il rapporto "Integrated Nuclear Infrastructure Review report" sia reso integralmente pubblico e sottoposto ad osservazioni delle associazion i e dei cittadini «Per garantire la piena conformità con i requisiti dell'Atomic International energy agency e quindi garantire i diritti costituzionali del popolo del Sud Africa». 

Secondo Makoma Lekalakala, programme Officer di Earthlife Africa Johannesburg, «Il fatto che l'opinione pubblica sia tenuta a passare attraverso lunghe applicazioni "Paia" oper ottenere informazioni di interesse pubblico, è inaccettabili. In effetti, il vero stato dell'industria nucleare sudafricana è stato nascosto all'esame del pubblico. Dobbiamo davvero andare in tribunale per queste cose? Perché il Dipartimento non è aperto e trasparente?»

Per suffragare quanto affermava, Mkhize ha presentato ai giornalisti uno studio dei rapporti sulla centrale nucleare di Eskom e della South African Nuclear Energy Corporation e poi ha sottolineato che «Il Sudafrica può trarre degli insegnamenti dall'incidente nucleare accaduto a Fukushima l'anno scorso, al fine di evitare gli incidenti peggiori. Uno dei principali insegnamenti che abbiamo tratto da quello è che non dobbiamo basarci su delle ipotesi in qualsiasi settore in materia di sicurezza. Quando delle ipotesi sono inevitabili, dobbiamo al minimo vigilare e tenere conto del peggiore scenario per premunirci contro gli incidenti più gravi che possono arrivare. Penso che sia una delle lezioni fondamentali che sono state prese».

In realtà Mkhize, l'Nnr e il governo sudafricano fanno i gatti tra le botti: il Sudafrica dispone della sola centrale nucleare in funzione nel continente africano, quella di Koeberg, a 30 km a nord di Città del Capo, attualmente gestita da Eskom e dotata di due reattori ad acqua pressurizzata da 900 MW l'uno e la cui costruzione è iniziata nel 1976, entrata in funzione nel 1984, in pieno regime razzista dell'apartheid. Inoltre esiste un sito di ricerca nucleare, il reattore Safari-1 a Pelindaba, a circa 33 km ad ovest di Pretoria.

Non è un mistero, visto che lo ha denunciato per anni anche l'African national council oggi al potere che l'industria nucleare Sudafrica sia nata con l'intento di fornire il regime razzista dell'arma nucleare, poi sono arrivate le prime timide proteste delle associazioni ambientaliste e pacifiste contro le scorie radioattive e la tentazione di dotarsi nuovamente di armi atomiche.

Mkhize sa bene che impianti atomici così vecchi non sarebbero in grado di resistere ad un attacco terroristico e tantomeno ad un impatto con un grosso aereo di linea, per non parlare di un evento ambientale estremo come il terremoto/tsunami di Fukushima. Lo sanno bene anche i sudafricani, che credono sempre meno al "miracolo" nucleare e che guardano sempre più al programma atomico come ad un incubo da evitare. 

 

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