[18/06/2012] News

Riforma Pac: per i bio-agricoltori sono a rischio ambiente e conservazione della biodiversità

Non piace l'andamento del dibattito sulla riforma della Politica agricola comune (Pac) per il periodo 2014 - 2020, alle Associazioni degli agricoltori biologici e biodinamici (Upbio e Associazione per l'Agricoltura Biodinamica), alle Associazioni ambientaliste (Fai, Lipu, Wwf, Italia Nostra, Pro Natura) e alla Società Italiana di Ecologia del Paesaggio. La riforma, sostengono, rischia di consegnarci un'agricoltura europea poco sostenibile per il clima e l'ambiente.

Infatti le indicazioni del Consiglio Europeo dell'Agricoltura del 15 maggio scorso prevedono una drastica riduzione dell'applicazione del "greening", l'insieme delle pratiche agricole ritenute necessarie per assicurare la conservazione della biodiversità, l'adattamento ai cambiamenti climatici e la tutela della qualità dell'acqua. Pratiche volontarie per le aziende agricole che, nella proposta della Commissione Europea, darebbero diritto per gli agricoltori virtuosi ad un premio economico supplementare del 30% del pagamento base previsto dal primo pilastro della Pac.

Per questo motivo le associazioni hanno scritto preoccupate una lettera aperta al ministro dell'Agricoltura, Mario Catania, all'assessore della Regione Puglia, Dario Stefano, in qualità di rappresentante della Conferenza delle Regioni sul tema agricoltura ed ai parlamentari delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e del Parlamento Europeo.

«Con il "greening" sarebbe finalmente introdotto nella Pac un riconoscimento economico direttamente connesso ai servizi ambientali che le aziende agricole possono fornire per la conservazione della natura e del paesaggio (premiando così, a differenza del passato, chi ha mantenuto siepi, stagni e filari), per la riduzione dell'inquinamento da pesticidi e nitrati, per aumentare la capacità di adattamento degli agroecosistemi agli eventi estremi, siccità ed alluvioni, causati dal cambiamento climatico in atto», hanno spiegato le associazioni, che poi sottolineano: «se saranno approvate le proposte del Consiglio europeo sostenute anche dal Governo italiano su pressione delle maggiori Organizzazioni Agricole, le aziende sotto i 10 ettari (in Italia il 25% della SAU, quasi 3 milioni di ettari, e l'81% delle aziende) non avranno da osservare alcun impegno per rispettare le regole del greening».

Inoltre, spiegano le associazioni, se tutte le colture arboree saranno esentate (anche i meleti intensivi del Trentino ed i frutteti della pianura padana) poco rimarrà della componente ambientale più importante dell'attuale riforma della Pac. E ancora, se si dovesse decidere di esentare le aziende fino a 15 ettari dalle rotazioni delle colture, la pratica agricola che prevede l'alternanza dei seminativi a cereali con le leguminose al fine di favorire una concimazione naturale dei suoli e ridurre l'utilizzo di concimi chimici, sarebbero escluse quasi il 90% delle aziende italiane da ogni obbligo ambientale. Infine, se sarà approvato il criterio della rotazione tra due sole colture (pratica che sarebbe corretto chiamare avvicendamento piuttosto che rotazione delle colture) per le aziende fino a 50 ettari, resterebbero solo il 3,5% delle aziende italiane a doversi impegnare realmente in azioni concrete per ottenere il premio previsto per le pratiche benefiche per il clima e per l'ambiente.

Per quanto riguarda la tutela della biodiversità a rischio anche l'obbligo di destinare il 7% della superficie delle aziende agricole alle aree d'interesse ecologico, considerato un obiettivo troppo ambizioso. Tuttavia, informano le associazioni, il parere delle maggiori autorità scientifiche europee suggerisce che abbiamo bisogno di dedicare un minimo del 10%dei terreni agricoli alle esigenze ecologiche se si vuole assicurare una adeguata connettività biologica e resilienza degli ecosistemi in grado di assicurare nel medio e lungo termine la conservazione della biodiversità.

Prevedere meno del 7% sarebbe disastroso e garantirebbe il fallimento degli obiettivi 2020 definiti dalla nuova Strategia europea per la biodiversità approvata dallo stesso Parlamento Europeo. «Con queste prospettive risulta evidente il tentativo, in nome della sicurezza alimentare e della semplificazione amministrativa e burocratica, di mantenere in realtà sussidi perversi per pratiche agricole e zootecniche che continuano ad inquinare l'ambiente, a consumare la sostanza organica del terreno, a ridurre la biodiversità naturale». 

Upbio e Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, Fai, Lipu, Wwf, Italia Nostra, Pro Natura e Società Italiana di Ecologia del Paesaggio, chiedono al Governo italiano, in particolare al ministro Catania, ed ai parlamentari europei «un impegno a sostenere con decisione e lungimiranza un "greening" autentico, che garantisca un premio economico adeguato alle  sole aziende che attuano realmente pratiche agricole sostenibili ed efficaci per la conservazione della biodiversità, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione efficiente delle risorse idriche, per un'agricoltura moderna in grado di essere con autorevolezza e credibilità parte integrante della green economy europea».

 

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