
[19/06/2012] News
In occasione dell'Eu Sustainable Energy Week (Eusew 2012) oggi è stato presentato a Bruxelles il nuovo "Biomass with CO2 Capture and Storage (Bio-CCS), the way forward for Europe", un documento frutto del lavoro comune di due piattaforme tecnologiche europee, European biofuels technology platform (Ebtp) e Zero Emissions Platform (Zep), e che sembra destinato a far discutere, visto che rilancia, insieme allo stoccaggio naturale di CO2, anche il controverso Carbon capture and Storage (Ccs).
Secondo l'Ong ambientalista/scientifica Bellona che fa parte sia dell'Ebtp che della Zep e sostiene da sempre le tecnologie Ccs, «Il documento mostra come le emissioni climate-warming possono essere rimosse dall'atmosfera su larga scala. Per combattere il cambiamento climatico e le emissioni di gas serra che ne sono la causa, diventa sempre più chiaro che, in futuro, dobbiamo trovare il modo, di rimuovere CO2 dall'atmosfera, creando le cosiddette emissioni carbon-negative. Cosa che potrebbe essere ottenuta attraverso che potrebbe essere raggiunto attraverso la cattura e lo stoccaggio geologico permanente della CO2 biogenica».
Nel presentare il meeting dell' Eusew 2012, la Bio-Ccs Joint Task Force (Ebtp, Zep e Bellona) sottolinea che «L'United Nations framework convention on climate change (Unfccc) ha avvertito che "Ci stiamo mettendo in una situazione in uno scenario in cui dovremo sviluppare tecnologie più potenti per catturare le emissioni dall' atmosfera».
Gli ha fatto eco il World Energy Outlook 2011 dell'International energy agency (Iae), affermando che "the door to 2° is closing" a meno che non si ottenga una rapida riduzione delle emissioni. C'è un urgente bisogno di soluzioni carbon-negative, cioè di sistemi che recuperino più CO2 dall'atmosfera di quella che emettono. Infatti, combinare il CO2 capture and storage (Ccs) con la conversione sostenibile di biomassa è l'unica grande opzione tecnologica disponibile in grado di rimuovere la CO2 che è stata già immessa in atmosfera. Si tratta del Bio-Ccs, e potrebbe vere un buon rapporto costo-efficacia se applicata alla produzione di biocarburanti o ad altri utilizzi energetici della biomassa, dando all'Europa un vantaggio competitivo nella rapida riduzione delle emissioni».
In effetti, nonostante le forti riserve di associazioni ambientaliste come Greenpeace, Wwf e Legambiente, la Bio-Ccs si è fatta largo nel dibattito politico dell'Unione europea: L'Energy Roadmap 2050 della Commissione Ue ha confermato che «Per tutti i combustibili fossili, il Ccs dovrà essere applicato all'incirca dal 2030 in poi nel settore energetico, al fine di raggiungere gli obiettivi di de carbonizzazione». Nella roadamap la Commissione riconosce che le tecnologie Ccs «combinate alla biomassa, potrebbero fornire valorori negativi di carbonio».
La Bio-Ccs joint task force per questo ha riunito a Bruxelles esperti di alto livello di tutta Europa che si occupano di Ccs e biomassa per presentare un rapporto «Che dimostra che le tecnologie di rimozione di CO2 dall'atmosfera sono una realtà piuttosto che fantascienza. Le emissioni derivanti dalla conversione e/o combustione, produzione e trasformazione di biomassa sostenibile sono riconosciute come neutralizzabili nel tempo, dato che nuova biomassa cresce fino a sostituirla e ad assorbire la stessa quantità di CO2. Se la CO2 emessa in tali processi viene catturata e stoccata, si ottengono catene di valori carbon-negative che ritirano dall'atmosfera più CO2 di quella che emettono».
Il nuovo documento sottolinea che «Il Bio-Ccs e le emissioni negative possono e devono dare un contributo importante alla lotta contro il cambiamento climatico. Entro il 2050, il potenziale tecnico per le emissioni negative in Europa, cioè la conversione di tutta la biomassa sostenibile europea disponibile, insieme al Ccs, potrebbe ammontare fino a 800 Megatonnellate di CO2 rimossa ogni anno».
Inoltre, secondo la Bio-Ccs Joint Task Force la tecnologia Ccs potrebbe essere applicata ad un costo molto basso alle filiere di produzione dei diversi biocarburanti prodotti in grandi impianti e per diversi settori: trasporti privati e pubblici, aviazione, energia ed industria pesante. «Nel complesso, il Bio-Ccs, implementato all'interno di un portafoglio di altre tecnologie low-carbon, potrebbe tradursi nei settori industriali complessivamente in una carbon footprint negativa».
Attualmente si stanno sperimentando diverse opzioni tecnologiche Bio-Ccs, che variano in termini di distribuzione/tempo, potenziale di riduzione dei gas serra e costi, ma anche se i promotori sono convinti che la tecnologia Bio-Ccs carbon-negative possa dare un contributo essenziale alla lotta ai cambiamenti climatici, an mette che esistono «Barriere tecnologiche, nonché socio-economiche che devono essere prese in considerazione quando si discute di come la biomassa disponibile prodotta in modo sostenibile deve essere utilizzata per ottenere il massimo effetto in termini di sostituzione dei combustibili fossili e di emissioni di gas serra».
Gli ostacoli più grandi allo sviluppo del Bio-Ccs sono la prossimità degli stoccaggi ai luoghi di produzione e il fatto che ci sia una sufficiente fornitura di biomassa disponibile per sostituire i combustibili fossili. Inoltre, il tutto si poggia sul presupposto che la biomassa sia una risorsa naturale CO2 neutrale, che durante la ricrescita immagazzina la stessa quantità di CO2 che emette una volta convertita in energia elettrica o calore.
«Come appare chiaro - dice il rapporto - non c'è, ed è improbabile che ci sia, una sufficiente quantità di biomassa disponibile per coprire una sostituzione dei combustibili fossili in tutti i settori», Quindi si prospetta il Ccs "artificiale" per i settori industriali che non hanno strumenti alternativi di riduzione dei gas serra, come la produzione di biocarburanti per l'aviazione e il trasporto pesante.
«Mentre il potenziale teorico di emissioni negative di CO2 sembra essere enorme - evidenzia il documento - l'offerta globale esistente di biomassa prodotto in modo sostenibile impone severe limitazioni a questo potenziale». In agosto 2011 l'Iea Ghg e IEA l'energy consultancy olandese Ecofys hanno pubblicato il rapporto "Global Potential for Biomass and CCS" che indica in 3,5 miliardi di tonnellate all'anno il potenziale di emissioni negative entro il 2050, ma se potesse essere aumentato l'approvvigionamento di biomassa la rimozione di Co2 dall'atmosfera potrebbe più che triplicare.
«Questo implica che soluzioni innovative e sostenibili per aumentare in maniera massiccia la fornitura di biomasse, che saranno elementi chiave per consentire il pieno potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra al livello ritenuto necessario dalle indicazioni dell'Ipcc», dice Bellona.
Ma bisognerà evitare che gli impatti diretti ed indiretti del cambiamento di utilizzi del territorio per produrre biomasse danneggino l'ambiente e che la produzione di materie prime entri in concorrenza con i terreni utilizzati per il cibo. Il rapporto sottolinea che «Sviluppare la produzione dei micro e macro-alghe e piante d'acqua salata come nuove materie prime da biomassa potrebbe essere una di queste opzioni. L'acqua salata come base di approvvigionamento per materie prime della biomassa è una delle possibilità meno esplorate per la produzione su grande scala di materie prime da biomassa».
Ma il Bio-Ccs è la sinergia di due metodi di riduzione di gas serra molto contestati: Il Ccs e l'uso estensivo di biocarburanti/bioenergia, entrambi ritenuti necessari per la riduzione dei gas serra dall'Ue e da molti governi, ma percepiti dall'opinione pubblica come molto controversi ed osteggiati spesso dalle associazioni ambientaliste e dai comitati locali. La stessa Bio-Cccs Joint Task Force ammette che »Queste controversie sembra che possano presentare un ostacolo significativo per l'ampia diffusione di ognuno dei due. Il potenziale promettente della loro combinazione potrebbe comunque rafforzarsi anche in termini di accettazione dell'opinione pubblica».