[19/06/2012] News

Legambiente detta le condizioni per una gestione sostenibile dell'acqua in agricoltura

Il rapporto tra acqua e agricoltura è stato al centro di un convegno organizzato da Legambiente a Roma. Il 70% dell'acqua prelevata in Italia è destinata all'agricoltura, e nel bacino idrografico del Po il 95% dei prelievi superficiali è destinato all'irrigazione. Sono due semplici dati forniti dall'associazione ambientalista per evidenziare la "portata" di utilizzo della risorsa idrica nel settore agricolo in Italia, non per far salire questo settore produttivo sul banco degli imputati ma, al contrario, per spingerlo a diventare protagonista, nel suo interesse, di una strategia complessiva che riduca i prelievi e porti ad un uso più efficiente della risorsa aumentandone la disponibilità.

Per ridurre i consumi d'acqua per irrigazione in Italia e negli altri paesi a clima arido o sub-arido, spiegano da Legambiente, si ipotizzano diverse strategie, per lo più riguardanti le tecniche agronomiche e irrigue. «Accanto al miglioramento tecnico, sarà necessario però che gli organismi internazionali e gli stati concordino politiche efficaci per ridurre le produzioni eccedentarie e gli assurdi sprechi alimentari che caratterizzano questa epoca, e che orientino il mercato verso prodotti a minor "intensità idrica" o provenienti da aree climaticamente idonee».

In base ai dati forniti dall'associazione, nel 2010 sono rimasti sui campi oltre 1,4 milioni di tonnellate di prodotti vegetali, con conseguente spreco delle risorse utilizzate per produrli, tra cui 12 miliardi di metri cubi d'acqua. Oggi, per ottenere un chilo di riso bastano pochi centimetri quadrati di terra, ma servono fino a 2.500 litri d'acqua. Se consideriamo i prodotti animali, che si nutrono comunque di mangimi provenienti da colture irrigue, 5.000 litri sono appena sufficienti per produrre una sola bistecca.

«Le politiche necessarie a garantire la tutela della risorsa idrica come bene comune da preservare per le generazioni future - ha sottolineato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - influenzeranno la Pac e le politiche infrastrutturali, in particolare nei paesi dell'Europa meridionale che destinano grande quantità di risorse idriche all'irrigazione (Italia e Spagna). La strada sarà inevitabilmente quella di scegliere tra un'agricoltura di eccellenza, aiutata da marchi e garanzie di origine affidabili, in grado di stare sul mercato facendosi carico anche dei costi reali dell'acqua e dell'innovazione necessaria per utilizzarla al meglio e un'agricoltura intensiva, ambientalmente insostenibile».

In un contesto generale in cui i cambiamenti climatici sono ormai una realtà, che ha visto aumentare le temperature medie, intensificare gli eventi estremi, ponendo nuovi ed urgenti problemi di salvaguardia del territorio, modificare i regimi pluviometrici a cui gli agricoltori erano ormai abituati, per Legambiente è fondamentale, da una parte, attivare politiche di mitigazione delle cause dei cambiamenti climatici e, dall'altra, adattarsi agli effetti, passando dalla vecchia politica della domanda alla nuova stagione della gestione della risorsa idrica disponibile, fondata sulla riduzione dei consumi, sull'aumento delle risorse disponibili e dell'efficienza negli usi, e su una radicale revisione del sistema tariffario per incentivare i risparmi e penalizzare gli sprechi.

Nel dettaglio, l'associazione ambientalista propone le condizioni per ottenere una gestione sostenibile dell'acqua in agricoltura: incentivare tecniche irrigue e agronomiche verso modelli di maggior risparmio ed efficienza; ridurre i prelievi di acqua e gli scarichi nei corpi idrici ricettori, praticando seriamente il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, così come nell'industria. «Ma per farlo veramente è ormai urgente modificare il decreto del Ministero dell'ambiente n. 185/2003 sul riuso dell'acqua, perché non ha senso prevedere limiti alla carica batterica 1.000 volte più restrittivi rispetto a quelli proposti dall'Organizzazione mondiale della sanità o rispetto a quelli previsti in altri Paesi mediterranei come la Spagna»;

sul piano della gestione della risorsa è necessario che le Regioni mettano in campo politiche indirizzate verso il risparmio e l'efficienza nell'uso dell'acqua; dal punto di vista infrastrutturale, occorre innanzitutto investire per ridurre le perdite e gli sprechi nel trasporto della risorsa idrica. Occorre poi procedere ad una profonda rivisitazione dei Consorzi di Bonifica, fondata sul modello delle 3 E (efficienza, efficacia ed economicità), da una parte salvaguardando le esperienze positive emerse sul territorio e dall'altra mettendo mano seriamente alle realtà consortili inefficienti, per raggiungere l'obiettivo di una gestione delle risorse idriche sempre più corretta e sostenibile, visto il ruolo tutt'altro che marginale che questi enti rivestono in questo settore.

Infine, occorre rendere sempre più efficace il sistema dei controlli preventivi da parte degli enti locali e di quelli repressivi da parte delle forze dell'ordine, dei prelievi abusivi di acqua dalle aste fluviali e dalle falde, così come occorre aggiornare il censimento dei pozzi di prelievo idrico ed irriguo. «Per tutto questo è necessario sancire una vera e propria "Alleanza per l'acqua" che coinvolga tutti gli attori in gioco, gli utilizzatori, e quindi l'agricoltura, ma anche l'industria, il settore elettrico e civile, gli enti regolatori (Stato, Regioni, Consorzi di bonifica e Autorità di bacino), senza dimenticare i portatori di interessi diffusi come le associazioni ambientaliste» ha concluso Cogliati Dezza . 

Oltre al presidente di Legambiente hanno partecipato al convegno: Giorgio Zampetti (responsabile scientifico Legambiente), Giulio Conte (Ambiente Italia), Franco Braga (Sottosegretario di stato - Mipaaf), Paolo Russo (presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati) Alfonso Andria (PD - Commissione Agricoltura del Senato), Roberto Della Seta (capogruppo PD Commissione ambiente del Senato), Massimo Gargano (presidente nazionale ANBI), Giuseppe Cornacchia (Capo Dipartimento Sviluppo Agroalimentare e Territorio CIA), Alessandro Triantafyllidis (presidente nazionale di Aiab), Andrea Ferrante, (Coordinamento Europeo di Via Campesina), Alberto Manelli (direttore generale Istituto nazionale di Economia Agraria), Luca Falasconi (Facoltà di agraria Università di Bologna)

 

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