[22/06/2012] News

Porto Tolle, Scalia: «Non è finita, la battaglia continua. Ecco come»

Dopo la vittoria al Consiglio di Stato, nel maggio 2011, degli ambientalisti, degli operatori turistici e di quanti hanno attività messe a rischio dal progetto della centrale a carbone di Porto Tolle, il governo si affrettò a recepire le pressioni dell'Enel, tra gli strilli della Marcegaglia che lamentava la perdita di un'opera da 2,5 miliardi di euro, e con due famigerati emendamenti al primo, della serie, decreto fiscale dichiarò che nei progetti di riconvesione - la centrale di Porto Tolle aveva seminato fino a pochi anni prima malanni e morti funzionando a olio combustibile - la comparazione tra i diversi tipi di combustibile non poteva essere elemento discriminante per la VIA. Il governatore della Regione si affrettò anche lui a modificare in senso più lassista la legge regionale istitutiva del Parco del Delta; eh già perché, esempio unico in Europa, la centrale la si vuole fare in un'area protetta di incredibile ricchezza di biotipi e di incantevole bellezza. Era luglio dell'anno scorso, ma subito sorse il problema di come si sarebbero dovuti regolare gli organi amministrativi e tecnici - ad esempio la commissione nazionale per la VIA presso il Ministero per l'ambiente - rispetto alle nuove norme. Di qui i ricorsi al Consiglio di Stato, quello della Regione Veneto che addirittura chiedeva il ritiro della sentenza che tanto scompiglio aveva provocato, quello dell'Avvocatura dello Stato "in ottemperanza" delle nuove norme (decreto legge n.98, 15 luglio 2011, legge regionale). Il Consiglio di Stato respingeva due mesi fa il ricorso della Regione e produceva il 20 giugno scorso il dispositivo di una sentenza che consente il prosieguo dei lavori, scontentando ovviamente le associazioni ambientaliste e tutti coloro che avevano vinto il prima ricorso.

Qual è a questo punto la situazione? A giudizio di coloro che hanno seguito la vicenda, il Consiglio di Stato avrebbe potuto, e forse dovuto, valutare le compatibilità comunitarie delle nuove norme statali e regionali con un possibile rinvio alla Corte di Giustizia. Anche perché la sentenza del maggio 2011 si era fondata, per affermare l'obbligo della comparazione tra i diversi tipi di combustibile, su varie norme di merito italiane ed europee, alcune delle quali non sono state affatto modificate. Nella sentenza però c'è ampia consapevolezza di questo quadro, quando rimanda la questione della compatibilità a eventuali giudizi futuri scaturenti dall'applicazione delle nuove norme. La battaglia continua, quindi, e si attende al varco la decisione della commissione nazionale VIA.

Il progetto di Porto Tolle è stato tolto dal piano industriale Enel 2012-2016, ma tutti sanno che ove l'applicazione delle norme anticomparazione trovasse gli avalli necessari il progetto potrebbe tranquillamente essere reinserito nel piano. Porto Tolle è e resta il simbolo di una grande battaglia che, sotto l'occhio vigile di "Fermiamo il carbone" - il gruppo di associazioni e di cittadini che deciso di non demordere dopo i vittoriosi referendum sull'acqua e sul nucleare - ha ben chiare le dimensioni di questo conflitto: è il "piano carbone", con il raddoppio della centrale di Vado Ligure, il potenziamento di quella di La Spezia e il progetto di Saline Joniche, che ha ricevuto proprio l'altro giorno l'autorizzazione, mentre sullo sfondo, ma non troppo, si affaccia anche il progetto di Rossano Calabro. Oltre 10 miliardi di euro, a peggiorare il livello di emissioni di CO2, a portare nuovi malanni e nuovi morti, a sottrarre risorse all'innovazione nel settore delle energie pulite e rinnovabili che l'Europa ci richiede.

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