[02/07/2012] News

Dopo il sisma in Emilia solo un terzo degli edifici controllati è dichiarato agibile. E gli altri?

In ballo l’opportunità di impiegare detenuti nei lavori

Le scosse di terremoto continuano a colpire il nostro Paese. L'ultima di un certo rilievo, di magnitudo 3, è stata registrata dall'Ingv di Roma alle 4.03 di questa notte al largo delle Eolie. L'ipocentro è stato localizzato a una profondità di oltre 260 km, ma la scossa non è stata avvertita da abitanti e turisti e non risultano danni a persone o cose. Il sisma ha interessato anche la provincia di Siracusa, con magnitudo 2.2, con ipocentro a 10,1 km di profondità e epicentro in prossimità dei comuni di Canicattini Bagni e Noto.

Si tratta di fenomeni sismici che da sempre colpiscono il Paese, ma che dopo le scosse che per oltre un mese hanno tenuto in apprensione l'Emilia, fanno maggiore notizia. A proposito del percorso di ricostruzione nella Regione governata da Vasco Errani, la Protezione civile informa che sono 21.465 le strutture controllate con sopralluoghi di valutazione dell'agibilità post-sismica su edifici pubblici e privati che hanno riportato danni, e su cui quindi occorre fare una valutazione di agibilità mirata con la scheda Aedes (Agibilità e danno nell'emergenza sismica). Di queste, 7.428 sono state classificate agibili, 3.677 temporaneamente inagibili ma agibili con provvedimenti di pronto intervento, 1.029 parzialmente inagibili, 172 temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimenti, 7.847 inagibili e 1.312 inagibili per rischio esterno, ossia a causa di elementi esterni pericolanti il cui crollo potrebbe interessare l'edificio. Parallelamente, proseguono le verifiche speditive condotte da tecnici del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco su un numero più ampio di edifici nell'area interessata dal sisma, che hanno ormai raggiunto quasi 52 mila interventi.

Intanto i 1200 sfollati e tutte le persone che si sono viste dichiarare la casa inagibile sono preoccupate per l'arrivo sollecito dei fondi governativi per la ricostruzione senza i quali i tempi per tornare ad una parvenza di normalità si allungano, mentre si sta discutendo sulla proposta lanciata da Paola Severino, ministro della Giustizia, di impiegare i detenuti per i lavori. Secondo il ministro potrebbe essere una mossa dalla duplice utilità: da una parte avere mano d'opera per i lavori necessari, dall'altra potrebbe rappresentare per i detenuti stessi un modo per sentirsi reinseriti nella società. Dopo una prima stima effettuata dall'Amministrazione penitenziaria, pare che siano stati individuati almeno 40 detenuti che avrebbero i requisiti giusti per poter svolgere questa iniziativa di pubblica utilità. Sono state prese in considerazione persone che hanno già eseguito in parte un percorso di reinserimento nella comunità e quindi il loro compito sarebbe agevolato.

 

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