
[02/07/2012] News
Secondo un nuovo rapporto di GlobalData «La volatilità dei prezzi diverrà una caratteristica fondamentale del carbonio, dato che per il suo prezzo diventa sempre più difficile fare previsioni accurate». Il rapporto, intitolato "Future of Emission Trade - Price Volatility will be a Key Characteristic of the Commodity" spiega che «L'attuale crisi del debito sovrano europeo ha drasticamente ridotto la domanda di carbonio, e quindi anche il suo prezzo sul trading market ha visto un rapido declino». Anche il mancato accordo della comunità internazionale su un obiettivo comune per prolungare il Protocollo di Kyoto dopo il 2012 «Ha danneggiato la fiducia del settore privato ed ha svolto un ruolo nel ridurre il prezzo del carbonio».
Il carbonio viene negoziato a livello nazionale e regionale su vari mercati e la stabilità dei prezzi futuri è sempre stata una preoccupazione sia per private players che per i policy makers. Nel mondo si sono sviluppati vari modelli per prevedere il prezzo di mercato del carbonio, «Anche se i risultati differiscono in modo significativo - sottolinea GlobalData - Questo è dovuto alla natura del mercato del carbonio, che è influenzato e guidato da un complesso di fattori soggettivi. Le geo-politiche climatiche e le politiche energetiche, la geo-politica, la crescita economica globale, il prezzo del petrolio greggio, i prezzi del carbone e lo scenario della domanda e dell'offerta, tutto aiuta a guidare e plasmare il mercato del carbonio».
Le quote dell'Unione europea (Eua) all'interno dell' European union emission trading scheme (Eu/Ets) sono attualmente il più grande meccanismo commerciale di cap and trade della CO2, seguito dalla Certified emission reduction (Cer) del Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto.
GlobalData evidenzia che «Entrambi questi programmi rientrano nel protocollo di Kyoto. Eua e Cer sono utilizzati per compensare la stessa quantità di emissioni di CO2, ma non sono uguali nel prezzo a causa delle differenze di regolamentazione per l'utilizzazione delle Cer nell'Eu/Ets».
Sono importanti anche il Carbon Pollution Reduction Scheme (Cprs) dell'Australia e il New Zealand Emission Trading Scheme (Nz/Ets) ed altri mercati regionali e nazionali saranno operativi in futuro.
«Tali sviluppi sono attesi per stimolare il carbon market - dice il rapporto - La visione a breve termine del mercato del carbonio è pessimista, dato che la prolungata crisi del debito sovrano europeo, l'eccesso di offerta di unità di carbonio e le incertezze del protocollo di Kyoto mantengono i prezzi bassi. La recessione Ue significa che le emissioni cresceranno meno del previsto, in correlazione alla crescita economica generale. Allorché l'Ue mostrerà segni di ripresa dalla recessione, i prezzi del carbonio seguiranno lo stesso percorso, anche se questo sembra improbabile nei prossimi anni». A lungo termine le condizioni economiche nella zona euro ed i risultati del protocollo di Kyoto determineranno il prezzo globale del carbonio, sempre che i governi si impegnino ad affrontare davvero i cambiamenti climatici.
Ma a lungo termine le quote manterranno un prezzo basso, anche se le condizioni macroeconomiche globali svolgeranno un ruolo più ampio e i prezzi aumenteranno in India, Cina e Brasile.
Il meccanismo delle quote è legato al mantenimento di determinati obiettivi entro il 2020, ma il rapporto è abbastanza fiducioso, visto che i negoziati sul Protocollo di Kyoto ed i vari meccanismi di carbon market regionali e nazionale sono emersi e si sono sviluppati per compensare le emissioni, nonostante i ritardi e battute d'arresto nei negoziati internazionali. «Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del sud e le economie emergenti come India, Brasile e Cina stanno sviluppando i loro mercati di carbonio - conclude GlobalData - Lo stato attuale del mercato e del suo futuro successo è subordinato agli accordi internazionali sul post-2012 ed al loro adempimento».