
[05/07/2012] News
Il Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del Partito comunista cinese (Pcc) ha pubblicato un editoriale, subito ripreso dall'agenzia ufficiale Xinhua, nel quale denuncia le sanzioni imposte dagli Stati Uniti ai Paesi che acquistano petrolio dall'Iran. Il giornale del Pcc scrive che «si tratta di manovre politiche destinate a prendere il mondo in ostaggio». Secondo l'editoriale, gli Usa «sono all'origine dei rischi e del caos per le attività economiche di altri Paesi, forzandoli a ridurre i loro acquisti di petrolio iraniano».
I cinesi , che pure fanno parte di quel G5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) che ha avviato le misure di embargo contro l'Iran (mai rispettate da Cina e Russia), criticano aspramente le misure volute da Barack Obama contro le istituzioni finanziarie dei Paesi che continueranno a comprare greggio dall'Iran dopo il 28 giugno e che si vedranno proibire l'accesso ai mercati finanziari Usa.
Il Quotidiano del Popolo sottolinea: «Benché la Cina si sia vista accordare all'ultimo minuto un'estensione di 180 giorni da questa legge per aver "ridotto considerevolmente" i suoi acquisti di petrolio iraniano, la pratica americana mirante ad imporre le sue regole al altri Paesi è un atto di presa di ostaggi. Gli Usa sono da molto tempo all'offensiva sul programma nucleare iraniano e stanno utilizzando delle sanzioni per forzare gli altri Paesi ad obbedire alla loro volontà. Gli Stati Uniti si sono per molto tempo considerate come I portavoce e gli arbitri del mondo, giudicando gli altri Paesi e imponendo delle sanzioni unilaterali per il loro proprio beneficio». Ma il petrolio iraniano serve troppo ai cinesi che acquistano (anche sfruttando l'embargo occidentale) una buona parte dei 4 milioni di barili al giorno, circa il 5% della produzione mondiale, della Repubblica Islamica .
Le nuove sanzioni petrolifere decise dall'Unione europea sono le piu' forti tra quelle imposte finora dai paesi occidentali allo scopo di bloccare il programma nucleare iraniano, ma "non potranno indebolire la Repubblica islamica". Il ministro del petrolio iraniano Rostam Qasemi ha appena annunciato che sono state scoperte nuove riserve petrolifere a Yadavaran, nella provincia di sud-occidentale di Khuzestan, per un ammontare di 6 miliardi di barili. Il volume delle riserve recuperabili iraniane sono attualmente 154.8 miliardi di barili di petrolio e 33.1 trilioni di metri cubi di gas.
Anche un alleato di ferro degli Usa, la Corea del sud, ha deciso di riprendere l'importazione del petrolio iraniano e sta cercando il modo di aggirare le sanzioni statunitensi. L'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, subito ripresa dalla PressTV iraniana ha rivelato che «Teheran ha proposto a Seoul di utilizzare le petroliere iraniane per trasportare il greggio estratto da Teheran. Una mossa che gli permette di fornirsi di petrolio dall'Iran senza preoccupazioni per le garanzie assicurative. Il 28 giugno il ministro del petrolio iraniano Rostam Qasemi aveva detto: «Teheran rivedrà le sue relazioni commerciali con la Corea del sud, se questo paese sospende le importazioni di petrolio iraniano». Anche gli iraniani a ricatti commerciali non sono messi male...
Intanto il presidente della Camera di commercio, dell'industria, delle miniere e dell'agricoltura dell'Iran, Mohammad Nahavandian, ha dichiaratio che «L'Iran potrebbe intraprendere un'azione legale presso la Corte di giustizia internazionale contro le sanzioni dei Paesi occidentali». Secondo quanto scrive l'agenzia iraniana Mehr, Nahavandian ha detto che «Le sanzioni unilaterali imposte all'Iran dai Paesi occidentali sono contrarie a diritto internazionale».
L'embargo dell'Unione europea all'Iran è entrato in vigore il primo luglio, qualche giorno dopo il divieto Usa alle banche di tutto il mondo di fare transazioni petrolifere con le banche iraniane. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha risposto che « Le nuove sanzioni petrolifere decise dall'Unione europea sono le più forti tra quelle imposte finora dai Paesi occidentali allo scopo di bloccare il programma nucleare iraniano, ma non potranno indebolire la Repubblica islamica. Il Paese deve accogliere questo divieto come un'opportunità per rendere il bilancio meno dipendente dalle entrate petrolifere». Il portavoce del ministero degli esteri, Ramin Mehmanparast, ha assicurato che «Le misure non incideranno sul nucleare e potrebbero solo danneggiare i colloqui in corso. Finché si immagina erroneamente che l'imposizione di sanzioni illegali e illegittime ci farà fare marcia indietro sui nostri diritti, un simile atteggiamento avrà sicuramente un impatto negativo sul successo dei colloqui».
Gli iraniani mostrano sicurezza ma corrono ai ripari: il governo ha annunciato la realizzazione di un fondo di stabilizzazione di 14 miliardi di dollari destinato a sviluppare l'industria petrolifera in seguito all'embargo Ue. Secondo l'agenzia ufficiale Fars «I mezzi del fondo saranno sbloccati per modernizzare e sviluppare le imprese del settore dell'estrazione petrolifera» e il ministro del petrolio Rostam Qasemi ha ribadito che «L'iran è pronto a far fronte all'embargo, che non può che nuocere ai Paesi occidentali. Benché l'Occidente aspiri a dare un colpo all'economia dell'Iran, la situazione, fortunatamente forte per noi, è evoluta in manieera tale che abbiamo trovato nuovi clienti per il petrolio iraniano. Non siamo preoccupati per le vendite di petrolio, queste sanzioni porteranno danni solo agli europei».
Secondo la Fars, la commissione sicurezza nazionale e politica estera del Parlamento iraniano ha presentato un progetto di legge che punta a vietare il passaggio dallo Stretto di Hormuz alle petroliere dirette verso i Paesi europei che impongono sanzioni all'Iran, più o meno come gettare benzina nel già caldo Golfo Persico e dargli fuoco.
Intanto la televisione nazionale iraniana non ha trovato di meglio che accusare la Bbc di aver truccato deliberatamente i risultati di un sondaggio sugli attuali problemi dell'Iran, realizzato dal suo servizio in persiano. Secondo la Bbc, il 63% degli iraniani sarebbero favorevoli a fermare l'arricchimento dell'uranio in cambio della fine delle sanzioni occidentali. La televisione iraniana ribatte che solo il 24% degli intervistati sono di questo avviso, gli altri propongono delle "misure reciproche" (cioè delle ritorsioni) tra le quali proprio la chiusura dello Stretto di Hormuz. Ma la Bbc ha risposto a brutto muso che i dati forniti dalla Tv di Stato iraniana sono «Ridicoli e completamente falsi». La Bbc la pagherà sicuramente cara, visto che a fine marzo l'Iran ha tolto l'accreditamento alla Reuter dopo la diffusione di un reportage con un titolo giudicato sbagliato.