[09/07/2012] News

Quinto conto energia: il legno storto non si raddrizza

Le associazioni: «Non accolte le nostre proposte»

Il Quinto Conto Energia e il provvedimento sulle rinnovabili elettriche sono ufficialmente legge.
Gli obiettivi restano il  raggiungimento ed il superamento degli  obiettivi richiesti all'Italia dall'Unione
europea,  riducendo il carico sulle bollette e sulle imprese con  un sussidi che secondi il governo è
«Moderno, sostenibile ed equo».

In una nota congiunta i ministri Clini e Passera hanno
sottolineato che nelle ultime settimane sono state apportate modifiche  che integrano in parte i
pareri dell'Autorità per l'Energia e della Conferenza Unificata e tengono conto delle mozioni
parlamentari e dei suggerimenti delle associazioni di categoria delle rinnovabili. «I decreti - dicono
Passera e Clini  - pongono le basi per uno sviluppo ordinato e sostenibile delle energie rinnovabili,
allineando gli incentivi ai livelli europei e adeguandoli agli andamenti dei costi di mercato delle
tecnologie (calati radicalmente nel corso degli ultimi anni). Si introduce inoltre un sistema di controllo
e governo dei volumi installati e della relativa spesa complessiva (aste per impianti grandi e registri
per impianti di taglia media)».

Ma il testo approvato non sembra convincere né le
associazioni né i politici che più si sono battuti per il mantenimento degli incentivi per le rinnovabili. A
caldo il senatore Pd Francesco Ferrante (nella foto) aveva detto: «Il legno storto non si
raddrizza. Il punto a mio parere è che, sia con il V conto energia sul fotovoltaico, con gli assurdi
registri, sia con il decreto non fv, di nuovo con registri e aste, si è  scelto un meccanismo che non
promuove anzi ostacolerà  lo sviluppo di un settore che invece andava accompagnato con dolcezza
per quel breve tratto che lo avrebbe portato alla grid parity e quindi a nessun incentivo. Si è scelta
una strada diversa e questo è  un errore grave sia perché perdiamo tempo nei confronti con i nostri
competitori internazionali, sia, ed  è ancor più  triste, perché il settore delle rinnovabili svolgeva una
funzione anticiclica importante in fase recessiva e ora invece rischia di essere effetto moltiplicatore
della stessa con le tante annunciate richieste di cassa integrazione.

Oggi, con la speranza
che nonostante le scelte di una politica, che si è rivelata ancora una volta inadeguata a cogliere le
opportunità  del cambiamento, il settore riesca comunque a sopravvivere, crediamo si debba
lavorare da subito per un quadro nuovo di regole che già  dal prossimo anno, con la nuova
legislatura, permetta la diffusione delle rinnovabili attraverso la rivoluzione della rete e consenta che
le fonti del futuro possano da subito esprimere tutte le loro potenzialità. Intanto nelle prossime
settimane cercheremo di evitare che anche sulle termiche il risultato sia analogo».

Le
Associazioni di categoria più che scontente sembrano arrabbiate. Secondo il presidente di Aper
Agostino Re Rebaudengo, «Seppur con grave ritardo nella loro emanazione, finalmente gli operatori
possono conoscere i contenuti definitivi dei decreti che ridisegneranno il settore delle rinnovabili nel
loro complesso, uscendo così da una situazione di totale incertezza che durava ormai da troppo
tempo. Ad una prima analisi, e riservandoci commenti approfonditi e puntuali in seguito,
apprendiamo che, nonostante qualche lieve miglioramento, le numerose proposte sollecitate da
Bruxelles, così come  le richieste esplicitamente avanzate sia dalla Conferenza Unificata sia da Aper,
non sono state accolte se non in minima parte.

Permangono infatti dei gravi elementi che ci
preoccupano, a partire dall'assenza di un periodo transitorio adeguato a tutelare gli investimenti in
corso fino alla mancata opportunità di sviluppo per le filiere produttive. Soprattutto rileviamo che
non è stata prevista alcuna reale misura di semplificazione volta a ridurre gli "extra costi" subiti dal
settore a causa della burocrazia, ma addirittura sono stati introdotti ulteriori meccanismi quali le
aste, i contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per i rifacimenti di quelli esistenti,
l'introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia. Nessun accenno infine a politiche di
supporto per il raggiungimento della grid parity: stupisce che i provvedimenti non contemplino infatti
la possibilità dell'innalzamento del limite dello scambio sul posto e l'implementazione dei Seu, che
potrebbero al contrario rappresentare un nuovo paradigma di sviluppo per la generazione distribuita.
Misure queste ultime che contrastano palesemente con gli obiettivi europei sia in tema di energie
rinnovabili sia di efficienza energetica, e ancor di più con quelli di recupero di produttività del nostro
Paese. Siamo un settore industriale di primaria importanza per il tessuto economico italiano: i
continui e repentini cambi delle regole del gioco e la mancanza di una lungimirante politica
energetica nazionale rischiano di portare alla crisi anche il nostro comparto che al contrario, fino ad
oggi, ha garantito sviluppo e occupazione».

Per il presidente di Ises Italia, Giovanni
Battista Zorzoli, «Il rifiuto del Governo di accogliere la quasi totalità dei miglioramenti al V Conto
Energia e al Decreto sulle altre rinnovabili elettriche, proposti dalle Regioni e dalle associazioni di
categoria, non si giustifica con la conclamata volontà di dare priorità alla promozione delle
rinnovabili termiche e dell'efficienza energetica. Se questo fosse l'obiettivo, perché i relativi
provvedimenti che, ai sensi del Decreto 28/2011, dovevano essere varati entro settembre dello
scorso anno, ancora non sono pronti e supereranno quindi il già inqualificabile ritardo con cui è stato
emanato il decreto sulle altre rinnovabili elettriche? Perché non si è dato vita nemmeno al fondo di
garanzia, essenziale per lo sviluppo del teleriscaldamento a biomasse? Anche l'affermazione di voler
lasciare maggiori margini di incentivazione all'efficienza energetica e alla produzione di calore è
contraddetta non solo dall'esiguità degli incentivi specifici e del loro ammontare complessivo, che si
ritrovano nelle bozze di decreto attualmente in circolazione, ma anche dal rifiuto di accettare le
proposte di modifica ai decreti appena emanati che - ed erano la maggior parte - riguardavano
esclusivamente la riduzione/eliminazione di ostacoli burocratici, al fine di ridurre i costi indiretti e di
privilegiare le reali scelte imprenditoriali rispetto a manovre meramente speculative.


Invece di un diniego, un Governo realmente interessato ad aumentare gli incentivi alle
rinnovabili termiche e all'efficienza energetica a tali richieste avrebbe potuto contrapporre lo
scambio fra la riduzione dei costi indiretti, prodotta dalle semplificazioni burocratiche, e una
riduzione di pari entità agli incentivi per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche. Da questa
vicenda ricevono un duro colpo non solo le prospettive di tutte le rinnovabili, ma, deprimendo un
settore che negli ultimi anno ha svolto una funzione anticiclica, anche quelle di rilancio dell'economia
italiana». 

 

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