
[10/07/2012] News
Il rapporto "Water Equity in Tourism - A Human Right, A Global Responsibility", pubblicato da Tourism Concern, un'Ong che si occupa delle diverse forme di sfruttamento del lavoro nel settore turistico, rivela un aspetto nascosto delle nostre vacanze esotiche: le ingiustizie nel consumo idrico e la spoliazione di intere comunità dell'accesso all'acqua nelle località turistiche dei Paesi in via di sviluppo.
Tourism Concern chiede «Un'azione concertata governi e del settore turistico per proteggere i diritti all'acqua delle comunità dal turismo di lusso». «Mentre gli hotel possono avere i soldi e le risorse per garantire che i loro ospiti si godano una doccia più volte al giorno, piscine, una partita di golf e lussureggianti giardini, le famiglie vicine, le piccole aziende e i produttori agricoli devono regolarmente sopportare una grave scarsità d'acqua», si legge nel rapporto.
Il rapporto si basa su casi di studio a Bali (Indonesia), Gambia, Zanzibar (Tanzania) e Goa e Kerala (India) e rileva che «l'appropriazione insostenibile, l'esaurimento e l'inquinamento delle acque da parte del turismo scarsamente regolamentato stanno minacciando l'ambiente, mettendo in crisi il tenore di vita, i mezzi di sussistenza e le opportunità di sviluppo di comunità locali impoverite. Queste comunità spesso restano escluse dai benefici del turismo, ma anche le piccole imprese che cercano di guadagnarsi da vivere con il settore in un contesto in cui le politiche del governo tendono a favorire alberghi e tour operator internazionali più degli imprenditori locali. Questo scenario porta a conflitti sociali ed al risentimento, mentre minaccia la sostenibilità del settore turistico stesso».
A Zanzibar gli hotel di lusso consumano fino a 3.195 litri di acqua per camera al giorno. Il consumo medio delle famiglie locali è di 93,2 litri di acqua al giorno. Gli hotel hanno creato pattuglie di vigilanti per prevenire gli atti di vandalismo dalla gente del posto sempre più arrabbiata. «Gli albergatori stavano prendendo molta acqua e le comunità hanno deciso di protestare e di distruggere il sistema idrico dei migliori hotel» ha spiegato un abitante del villaggio di Nungwi.
Nel 2010 un'interruzione di 3 mesi delle forniture idriche nel villaggio di Jambiani ha provocato un'epidemia durante la quale sono morti almeno 4 o abitanti del villaggio che avevano bevuto l'acqua di un pozzo che era probabilmente contaminata dalle acque reflue degli alberghi nelle vicinanze». Nei villaggi e resort di Kiwengwa Nungwi in media i turisti utilizzano 16 volte più acqua dolce pro capite al giorno della gente del posto. I ricercatori hanno scoperto che i locali utilizzano in media, 93,2 litri di acqua al giorno, mentre negli hotel a cinque stelle il consumo medio giornaliero per camera era 3.195 litri. Negli alberghi meno lussuosi il consumo scende a 686 litri al giorno.
A Goa, un resort a cinque stelle consuma circa 1.785 litri di acqua pro-capite al giorno, un abitante locale consuma solo 14 litri di acqua al giorno. L'ambientalista Sheela Gracias sottolinea: «Qui gli alberghi hanno tutti prati lussureggianti e pozzi, ma c'è contaminazione delle acque sotterranee e l'enorme consumo di acqua da alberghi abbassa la falda freatica. Questi hotel non ci portano nessun beneficio». I pozzi comunitari vengono abbandonati a causa della salinizzazione e le falde idriche sono in declino.
Nel Kerala, gli scarichi e l'aumento dell'uso di carburante provocati dal proliferare del numero di case galleggianti turistiche hanno inquinanti l' intricato sistema di stagni e lagune del Kerala, colpendo duramente la pesca e i mezzi di sussistenza e costringendo le comunità a dipendere sempre di più da rifornimenti limitati e irregolare.
A Bali, le risaie fotografate dai turisti stanno scomparendo ad un ritmo di 1000 ettari all'anno, sia a causa dell'aumento dei prezzi dei terreni che per la deviazione dell'acqua verso località costiere, minacciando così una crisi idrica ed alimentare. Come evidenzia il Jakarta Post, nel "paradiso turistico" di Bali l'incidenza della diarrea è al di sopra della media nazionale.
Nel Gambia, le donne sono già in piedi alle 4 del mattino per fare code di ore alle fontane. Invece la maggior parte degli hotel hanno pozzi privati e pompe per garantire una fornitura costante di acqua, ma non pagano per quello che consumano, nonostante il disperato bisogno di finanziamenti per migliorare le infrastrutture idriche pubbliche.
Oltre al consumo dell'industria turistica ed alla mancanza di infrastrutture e di capacità di governo, le risorse idriche nei Paesi in via di Sviluppo sono sotto pressione anche per gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, per l'urbanizzazione, la crescita della popolazione, l'agricoltura, la deforestazione e le richieste di altri settori industriali.
Rachel Noble, responsabile politica e ricerca di Tourism Concern, spiega che «I vantaggi del turismo relativi ai posti di lavoro e la crescita economica sono gravemente compromessi dove i governi non riescono a proteggere i diritti al'acqua e all'ambiente dagli effetti dello sviluppo del turismo mal pianificato. Hotel e tour operator hanno anche la chiara responsabilità di rispettare i diritti umani nelle loro operazioni e supply chain. Per il settore è arrivato il momento di assumersi la responsabilità dell'uso dell'acqua e di affrontare le conseguenze più ampie del suo consumo oltre le mura degli hotel. A questo proposito, il governo britannico deve fornire linee guida chiare alle imprese turistiche che hanno sede nel Regno Unito.
Le minacce alle risorse idriche nelle destinazioni turistiche sono complesse e impegnative e richiedono una risposta coordinata per affrontarle efficacemente. Speriamo che i principi e le raccomandazioni dei "Principles of Water Equity in Tourism2 (Wet) servano come utile guida per i governi e l'industria del turismo e contribuiscono a galvanizzare le misure necessarie a garantire che i diritti all'acqua delle comunità povere non siano compromessi dallo sviluppo del turismo».
Secondo l'Onu, nel mondo circa 884 milioni di persone non hanno un sufficiente accesso all'acqua ed ai servizi igienici. Tourism Concern sottolinea che «In molte destinazioni turistiche nel Sud del mondo la mancanza di infrastrutture, di capacità di governo e di risorse significa che le comunità faticano a soddisfare le loro esigenze idriche giornaliere. Il compito fisicamente gravoso di prendere l'acqua richiede tempo e ricade di solito sulle donne, il che impedisce loro di impegnarsi in altre attività che potrebbero aiutare loro e le loro famiglie ad uscire dalla povertà. Nel frattempo, i vicini villaggi turistici e alberghi consumano enormi quantità di acqua nella manutenzione delle camere, giardini, piscine e campi da golf».
L'Ong britannica chiama anche i turisti a fare la loro, parte seguendo i "Water saving tips for tourists" di Tourism Concern e firmando le petizioni della campagna "Water Equity" rivolte ai governi degli Stati indiani di Goa e del Kerala.