
[10/07/2012] News
Tropical Conservation Science ha pubblicato lo studio "Awareness and perceptions of local people about wildlife hunting in western Serengeti communities" che prende in esame la percezione locale della raccolta illegale delle risorse e sottolinea che la sensibilizzazione delle comunità locali «è una parte difficile ma necessaria per progettare efficaci programmi di conservazione delle risorse della fauna selvatica». Il team di ricercatori ha esaminato la consapevolezza della questione del bracconaggio e gli atteggiamenti riguardanti la caccia della fauna selvatica nelle comunità locali dei distretti Magu, Bunda e Serengeti nella parte occidentale del Parco Nazionale del Serengeti, in Tanzania. «Abbiamo anche esaminato le influenze delle variabili socio-demografiche della sensibilizzazione della caccia - spiega il team tanzaniano - e alcune delle sfide metodologiche legate alla ricerca di argomenti per le risorse sensibili. I membri di queste comunità erano abbastanza consapevoli della presenza di pratiche di caccia illegali, nonché delle modalità di applicazione della legge esistente, ma la conoscenza dei sistemi giuridici per la caccia è limitata. Il grado di consapevolezza di queste pratiche e gli atteggiamenti nei loro confronti erano significativamente influenzati dall'età, dal sesso e dal livello di istruzione, con una limitata consapevolezza limitata tra le donne e tra quelli con livelli di istruzione superiore. La sfide osservate erano per lo più legate agli atteggiamenti degli intervistati e alla sensibilità versoio gli utilizzi illegali della fauna selvatica, tra cui la paura a rivelare informazioni e a non rispondere alle domande specifiche».
Secondo lo studio, «la consapevolezza relativamente ampia delle pratiche di caccia illegali probabilmente riflette il coinvolgimento di membri della comunità nell'utilizzo illegale della fauna selvatica», sono quindi necessari migliori programmi di educazione ambientale ma anche e soprattutto dare alle comunità del Serengeti «opportunità di sostentamento alternative che possano ridurre la dipendenza dalle risorse naturali».
Il problema principale della protezione di questo grande e famoso parco africano è diventato il commercio di carne di selvaggina. La crescita della popolazione sta portando ad una carenza di disponibilità di proteine e la povertà porta molte persone a praticare il bracconaggio, con molte comunità che partecipano all'esportazione clandestina della fauna selvatica fuori dal Parco Nazionale del Serengeti. I ricercatori hanno intervistando più di mille membri della comunità nel Serengeti occidentale ed hanno scoperto che sono perfettamente consapevoli che è importante proteggere la fauna del Parco, ma continuano a cacciare illegalmente per necessità. Come scrivono i ricercatori «le comunità del Serengeti occidentale sono coinvolte nella caccia della fauna selvatica non perché manca loro la conoscenza riguardo all'illegittimità della caccia della fauna selvatica e l'importanza della conservazione delle specie della fauna selvatica, ma perché non hanno fonti di carne alternative».
C'è anche un altro problema: nonostante le promesse del governo centrale, le comunità locali non hanno ricadute economiche dal turismo. In alcune aree del parco la caccia è legale, ma occorre una licenza, ma secondo i ricercatori «Le comunità locali evitano la caccia legale perché il prezzo è troppo alto». La maggior parte dei cacciatori legali nell'area sono in realtà cacciatori di trofei stranieri che partecipano ai safari organizzati, i membri delle comunità locali «Non sono né in grado di permettersi i costi della licenza, né il permesso di usare le armi tradizionali, ai sensi della legislazione attuale. In realtà, la caccia legale non è un'opzione per le popolazioni locali in aree quali il Serengeti, in quanto non vengono concesse quote di caccia a condizioni accessibili per le popolazioni locali».
Quindi, per i cacciatori tradizionali locali i benefici economici derivanti dalla vendita di carne di animali selvatici catturati illegalmente sono di gran lunga superiori al rischio remoto di essere arrestati o addirittura processati. Il risultato di questa situazione è che ci rimette la tutela della fauna selvatica.
La principale autrice dello studio, Stella Bitanyi, del Ministry of Livestock Development and Fisheries, Veterinary Investigation Centre di Dar es Salaam, conclude «al fine di mitigare il bracconaggio da parte delle comunità locali, i ricercatori raccomandano programmi e iniziative per diversificare il reddito, ridurre la povertà, aumentare la sicurezza alimentare e fornire una migliore educazione sulla conservazione della fauna selvatica nel Serengeti occidentale».