
[13/07/2012] News
Msf ed Unicef: «Le soluzioni ci sono». Ma il vaccino costa “troppo”: 3,70 dollari
In India si trovano tracce di epidemie di colera in testi di 2.500 anni fa, ma, a differenza di quel che si crede, in Africa questa malattia è recente. L'agenzia stampa umanitaria dell'Onu Irin scrive che «le prime segnalazioni di casi risalgono al 1970 ed è probabile che il colera si sia propagato a causa dei pellegrini che ritornavano dalla Mecca. Nel 1971, erano stati contaminati 14.000 ciadiani». Proprio in Ciad ed in Mali contro il colera si immergono le foglie dell'albero di moringa nell'acqua dei pozzi, dato che sono in grado di abbattere diversi patogeni . I tuareg e I pescatori dell'Africa Occidentale utilizzano pietre di allume per depurare le acque infette, sembrano procedure abbastanza efficaci ma, per garantire il 100% di sicurezza, l'Unicef ha ricordato che l'acqua deve anche essere depurata o bollita.
In realtà, dopo anni di epidemie cicliche di colera, nella maggioranza dei Paesi dell'Africa Occidentale colpiti i regolamenti per l'igiene e la depurazione dell'acqua sono generalmente poco rispettati. Va detto anche che in alcune regioni la lotta contro il colera è più efficace che nel passato. Irin presenta il dossier "Afrique de l'Ouest. Choléra, quelles sont les solutions?", realizzato coinvolgendo organizzazioni umanitarie e governi interessati. Secondo l'Unicef, a fine giugno il colera in Africa Occidentale aveva ucciso circa 200 persone e ne aveva infettato altre 10.330. Ma il numero dei casi continua a salire, soprattutto nel Sahel dove una recente recridescenza della malattia ha ucciso 60 persone e ne ha contaminate alter 2.800. Il 2 luglio sono stati segnalati 34 case e la morte di 2 bambini a Gao, la città sulle rive del fiume Niger, nel nord del Mali ribattezzato Azawad dai ribelli indipendentisti tuareg, saldamente in mano agli integralisti islamici.
Anche se i casi di colera stanno aumentando sono ancora meno di quelli del 2011, quando in questo stesso periodo erano state contaminate 82.070 persone ed anche meno del 2010, quando la malattia colpì 60.000 africani nel bacino del Lago Ciad, interessando Niger, Camerun, Nigeria e Ciad. Ma non c'è da stare tranquilli: il picco delle epidemie di colera è tra agosto e dicembre, in coincidenza con l'arrivo della stagione delle piogge in Africa Occidentale.
François Bellet, uno specialista del programma dell'Unicef West Africa water, sanitation and hygiene (Wash), si preoccupa perché le persone affamate o malnutrite a causa della crisi alimentare, conseguente alla siccità ed ai conflitti armati, sono particolarmente vulnerabili alla contaminazione: «La situazione nel Sahel preoccupa fortemente l'Unicef perché la propagazione del colera è favorite dallo spostamento massiccio di persone che fuggono dal conflitto nel nord del Mali. In alcune regioni, come quelle sulle rive del fiume Niger, il ministero della sanità segnala che quest'anno ci sono circa tre volte più pazienti colpiti dal colera che nel 2011». Guido Borghese, advisor Child survival and development, ha spiegato in un comunicato che «in Niger, quest'anno circa n 400. 000 bambini soffrono di malnutrizione severa. Un bambino di meno di 5 anni che abbia superato una malnutrizione acuta severa dovrebbe essere curato nel giro di qualche giorno o di qualche settimana se ha bevuto dell'acqua contaminata». Il colera in Africa occidentale si propaga attraverso il bene più prezioso: l'acqua e lo fa soprattutto dove esiste una pesca intensiva e lungo le rotte commerciali molto frequentate. Secondo Bellet «la costa può essere considerata come un'autostrada, proprio come le principali vie d'acqua, ad esempio il fiume Niger che attraversa la Guinea, il Mali, il Niger, il Benin e la Nigeria».
Il vettore più pericoloso sembrano essere i pesci: i batteri si sviluppano sotto le loro squame e, colpiscono dopo che i pesci acquistati dai pescatori non vengono correttamente puliti. Visto che in Africa Occidentale sono soprattutto le donne ad occuparsi della pulizia, della squamatura, dell'affumicamento e della vendita del pesce, proprio le donne ed i loro bambini sono i più a rischio colera. Secondo l'Unicef, «i bambini rappresentano l'80% dei casi nel distretto di Port Loko».
L'epidemia di colera in Giunea e Sierra Leone è partita dall'isola di Yeliboya, nel distretto sierraleonese di Kambia, poi si è propagata alle isole al largo della Guinea nella prefettura di Forécariah. Bellet spiega che «Le isole della préfettura di Boffa sono note sia per I loro servizi sanitari precari che per il loro intenso commercio; sono delle condizioni ideali per la propagazione del colera». Secondo i medici, proprio la natura ciclica del colera ed un'immunità rafforzata dopo le grandi epidemie degli anni scorsi spiegano in parte perché nel 2012 si siano registrati meno casi. Ma in Ciad, che quest'anno non ha avuto ancora un solo caso di colera contro i 5.000 del 2011, sono gli sforzi di prevenzione su vasta scala ad aver fatto la differenza e la lezione degli anni passati ha permesso alla Guinea di reagire molto più rapidamente e con migliore coordinamento nel 2012. La Guinea ha anche sperimentato un nuovo approccio: per la prima volta in Africa. Medici senza frontiere Svizzera ha utilizzato un vaccino contro il colera per fermare un'epidemia che era già iniziata. La vaccinazione fino ad ora ha dato buoni risultati: nelle prefetture di Boffa e Forécariah il 77% della popolazione ha ricevuto 2 dosi e il 95% almeno una dose. Iza Ciglenecki, coordinatrice d'urgenza per le malattie diarroiche di Msf-Suisse dice: «Dopo non è stato segnalato alcun caso. E' troppo presto per conoscere l'insieme dei risultati, ma nel corso del suo utilizzo in altre regioni, il vaccino è stato efficace al 65 - 75% per impedire la propagazione della malattia».
Il problema è che le due dosi del vaccino costano "troppo", 3,70 dollari, niente per l'Occidente troppo per i governi, le comunità e le Ong dell'Africa Occidentale. L'Organizzazione mondiale della sanità e le Ong stanno discutendo delle direttive da applicare per reagire alle prossime epidemie. François Verhoustraeten, responsabile del programma per la Guinea di Mdf-Suisse sottolinea: «Se in futuro moltiplichiamo questi interventi, potremmo anche prevedere degli stock regionale per far abbassare i prezzi del vaccino, ma è troppo presto per affermarlo; bisogna prima saperne di più». Msf ed altre Ong evidenziano però che il vaccino non è la soluzione definitiva e che la vaccinazione deve essere invece considerata come un mezzo di lotta complementare. La Cigleneck ha detto all'Irin: « «Noi concentriamo i nostri sforzi su tutte le strategie allo stesso tempo. Queste strategie sono: la sensibilizzazione alle misure igieniche nei luoghi pubblici, la riposta nelle zone a rischio, la messa in atto di sistemi di allerta precoce e il trattamento dell'acqua». Organizzazioni come Msf, Unicef, Action against Hunger, applicano queste misure da anni nelle regioni dell'Africa Occidentale dove il colera è endemico. Bellet sottolinea che «Il personale umanitario ha spiegato che le moderne scoperte della medicina non devono rimpiazzare le misure di igiene di base: lavarsi le mani dopo aver utilizzato la toilette, prima di cucinare o di mangiare e cercare di purificare l'acqua suscettibile di essere contaminata. I metodi classici non devono più essere trascurati perché sono utili».. e non costano 3,70 dollari..
Le organizzazioni umanitarie sono convinte che il coordinamento della prevenzione e della risposta contro il colera debbano subito diventare una priorità, così come il miglioramento della sorveglianza, una migliore conoscenza delle zone a rischio e la rapidità dei governi a dichiarare l'epidemia, in una regione con intensi traffici commerciali transfrontalieri, così come importanti movimenti di popolazioni. Irin evidenzia: «Per esempio, in Costa d'Avorio l'attuale epidemia è venuta dal Ghana; nel 2011, il colera si è propagato dalla Nigeria al Ciad prima di raggiungere il Camerun; il colera si propaga regolarmente da una parte all'altra della frontiera tra la Guinea e la Guinea Bissau».