[19/07/2012] News

L'Ilva, la valutazione del danno sanitario, e i 30 decessi l'anno per l'inquinamento

Approvata in Consiglio regionale Puglia la legge "Norme a tutela della salute, dell'ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già dichiarate ad elevato rischio ambientale", primo firmatario Alfredo Cervellera, già vicesindaco di Taranto ed ora consigliere regionale Sel. La legge - è emerso dal dibattito - si prefigge l'obiettivo di regolamentare e limitare gli scarichi e le emissioni inquinanti in ambienti che presentano criticità ambientali.

Si tratta di un testo profondamente innovativo - così è stato presentato -, per la nostra Regione e per l'Italia, in quanto in Puglia, per la prima volta nel nostro Paese, si prevede la redazione di un rapporto VDS (valutazione di danno sanitario) da parte di Arpa, Ares e Asl.

L'intento normativo è di abbattere sensibilmente le emissioni massiche nelle zone a rischio ambientale per evitare la bioaccumulabilità degli inquinanti. Sarà inoltre obbligatorio l'adozione di campionamento in continuo. Gli stabilimenti che impiegano composti polverulenti, infine, dovranno dotarsi di idonei sistemi atti a prevenire ed evitare il diffondersi di polveri tal quale (cioè dai parchi minerari) o derivanti da processi produttivi. La legge è passata con una larghissima maggioranza bipartisan.

Ad esprimere perplessità è rimasta la sola voce del consigliere regionale Patrizio Mazza il quale l'ha comunque votata: Questa legge non è contro nessuno e per questo viene votata all'unanimità, senza difficoltà. Ma mi domando: a favore di chi è questa iniziativa legislativa? Avevo presentato una mia legge su questa materia, ma non è andata in porto. È una legge che non assicura affatto un vantaggio dal punto di vista della salute. È una legge monca, priva di quel passaggio successivo fondamentale perché possa produrre effetti positivi reali. Manca un progetto di riconversione di tutto il sistema industriale senza del quale non si può garantire un netto miglioramento della qualità della vita su quel territorio. Manca il progetto di chiusura definitiva in tempi brevi dell'area a caldo dello stabilimento Ilva con contestuale ricollocamento delle unità lavorative nel sistema di economia alternativa da progettare.

"Evitiamo interventi a gamba tesa nel recinto in cui la magistratura esercita le sua competenze", così ha concluso il dibattito il presidente Vendola, ricordando la devastazione di ecosistemi preziosi in alcuni territori italiani che ha avuto luogo negli anni scorsi. Ci troviamo di fronte a due realtà che devono coabitare: quella ambientale e quella industriale.

"C'è una verità interna - ha aggiunto - in ciascuna delle due. L'industria deve dimostrare assunzione di responsabilità e noi rendere il percorso cogente e blindato". Vendola ha ricordato le due leggi precedenti in materia di ambiente: quella sulla diossina e quella sul benzoapirene "in un contesto che non ha uguali nel mondo". Oggi il terzo passaggio con l'aggressione al PM10 e alle polveri sottili. All'Ilva non abbiamo mai fatto sconti e ha ricordato anche la battaglia condotta negli anni scorsi con molta determinazione contro gli incidenti sul lavoro. In risposta all'emendamento presentato da Patrizio Mazza (IdV) con cui si chiedeva l'impegno a realizzare sul territorio di Taranto un progetto di economia alternativa alle industrie inquinanti entro 5 anni, Vendola ha fatto presente che se prevale la salute sul lavoro o viceversa è sempre Taranto che perde.

"La legge non esorcizza - ha sottolineato - 140 anni di inquinamento, per così dire, «di Stato»", tra Arsenale di Taranto che opera da 120 anni e l'Ilva che è stata un'azienda statale per almeno 40 anni, con i conseguenti problemi di inquinamento del mar Piccolo, nel sottosuolo e nei polmoni delle persone. Il presidente ha rivendicato la scelta ecologica operata che richiede la conversione del modello di sviluppo e ha ricordato la scelta operata a Brindisi per impedire l'apertura del rigassificatore, laddove i dirigenti della British gas sono sotto processo per corruzione e il no alle prospezioni nel Mare Adriatico alla ricerca di petrolio scadente.

"No, quindi, - ha concluso il presidente Vendola - a logiche di rattoppo, sì a nuovo ciclo della salute e di riqualificazione urbana. Dalle dichiarazioni e dalle ambiguità emerge tutto il dramma di Taranto: la difficile e forse impossibile coesistenza di una città di circa duecentomila abitanti con un impianto dalle emissioni venefiche e spesso fautrici di tumori. Ambientalisti da una parte e lavoratori contro, più o meno organizzati, dall'altra.

Senza mezzi termini invece la dura critica di Alessandro Marescotti, leader storico dell'ambientalismo ionico:
"Ecco le criticità della legge regionale sulla Valutazione del Danno Sanitario. Il Consiglio Regionale approva una legge che non avrà effetti immediati. Ecco quanti morti per inquinamento vi saranno a Taranto prima che la legge possa essere valutata nella sua efficacia La legge riguarda la VDS (valutazione danno sanitario). La magistratura interviene in "tempi brevi" con misure cautelari in caso di "pericolo in atto" mentre invece questa legge prevede "tempi lunghi". La perizia della magistratura quantifica in 30 decessi per anno le morti per inquinamento industriale a Taranto.

Perché abbiamo tempi lunghi con la legge regionale? Prima di tutto la legge regionale manca di regolamento attuativo. Questo dettaglio di non poco conto è specificato dall'art.2 che prevede quanto segue: "Con separato atto regolamentare della Giunta regionale saranno fissati i criteri metodologici utili per la redazione del rapporto di VDS".

Perché manca del regolamento attuativo? Perché è la parte più complessa da scrivere, ha aspetti scientifici delicatissimi e occorreranno almeno un paio di mesi prima di vararlo. Sarà pronto verosimilmente a settembre. Passati 2 mesi x 2 decessi per inquinamento = 4 morti Poi: l'art.2 dice: "Il rapporto VDS dovrà essere predisposto entro novanta giorni dalla approvazione del predetto regolamento".

Il che significa che il rapporto di Valutazione Danno Sanitario (VDS, appunto) sarà pronto a Natale. Il che significa che saranno passati 3 mesi x 2 decessi per inquinamento = 6 morti (più i 4 di prima siamo a 10 totali).

E se vi fossero ritardi da parte del gruppo che predispone la VDS? Non sono previste sanzioni. Anche perché chi dovrebbe essere sanzionato? Il gruppo tecnico di lavoro che deve elaborare una VDS? E perché la Regione dovrebbe sanzionare un proprio gruppo tecnico che potrebbe dire che non può fare in 90 giorni una VDS? Del resto la regione ha i dati necessari per la VDS? Non a caso i periti della magistratura ci hanno messo sei mesi per scrivere il loro documento".

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