
[19/07/2012] News toscana
Il circolo locale di Legambiente, in una lettera ai sindaci della Val di Cornia, che in parte vi riproponiamo, denuncia la gravità della situazione di deficit idrico:
«Il livello di falda non è mai stato così basso in questo periodo - scrive il presiden te Adriano Bruschi - l'unico anno che si avvicina a questi valori è il 2002 in cui per fortuna una fine estate eccezionalmente piovosa risolse la situazione.
In altri due anni siamo stati molto vicini al razionamento dell'acqua che scatta quando la falda raggiunge i -10 metri sotto il livello del mare, a ottobre del 2003 a -9,28 e a ottobre 2008 a -9,18. In questi anni il livello della falda in questo periodo era di -1,82 nel 2003 e -2,79 nel 2008.
Nessuno può prevedere se alla fine dell'estate si raggiungerà la quota di -10 metri della falda e quindi scatterà il razionamento, ma non si può nemmeno scommettere che ciò non avverrà, questo dipende dalla pioggia, occorre che ci sia una fine estate eccezionalmente piovosa come nel 2002.
Intanto le piscine in Val di Cornia e all'Elba usano in pratica tutte, l'acqua potabile dell'acquedotto, raramente ordinano un'autobotte per il riempimento e in ogni caso l'acqua fornita è sempre quella potabile della falda. Il rabbocco, che è il maggiore consumo, avviene con acqua dell'acquedotto. Il regolamento edilizio è inefficace sia per le piscine sia per la nuova edilizia che, di fatto, non istalla accorgimenti per il risparmio idrico.
Assistiamo all'impianto di prati all'inglese in numerosi giardini pubblici e rotonde e i pozzi privati sul territorio non sono monitorati, non ci sono contatori che misurano i consumi, mentre si continua allegramente a scavare ghiaia dentro il letto del Cornia.
Nessuno è stato incaricato di valutare la possibilità di usare l'acqua della falda superficiale.
Nessuno ha in programma la manutenzione ordinaria o straordinaria del fiume Cornia o del Milia in modo da favorire il ravvenamento della falda, non esiste neppure un input politico a farlo.
Proponiamo alle amministrazioni pubbliche di incaricare gli addetti al controllo di verificare il funzionamento delle piscine e degli altri usi impropri, i danni al letto del Cornia dovuto alle escavazioni, il controllo della falda superficiale per verificarne l'uso. Chiedere alle aziende ed enti l'attuazione degli interventi decisi su tariffe, perdite, falda superficiale, ravvenamenti, ecc.
Per questo è necessario che si apra o si allarghi un tavolo tecnico di confronto con tutti gli enti e le aziende Asl, Arpat, Consorzio di Bonifica, ASA. Il tavolo non serve solo a dare incarichi e chiedere investimenti ma anche per ascoltare chi da tempo lavora sul territorio e conosce i problemi.
I comuni devono rivedere il regolamento edilizio dimostratosi inefficace.
Si sente parlare di comunicazione ma non di partecipazione. Occorre invece coinvolgere i cittadini nella gestione dell'emergenza, sia per discutere insieme delle soluzioni, sia per rispettarle.
Occorre applicare il risultato referendario e la gestione dell'acqua deve tornare pubblica e partecipata».