[20/07/2012] News

Corsa all’oro in Guyana: tutti i disastri ambientali

Uno dei principali problemi è la contaminazione dell'acqua che molti degli abitanti prima bevevano dai fiumi

Quello  che succede in Guyana, nel distretto minerario nord-orientale di Matthew's Ridge, dove si estrae oro e manganese, è l'esempio di come la corsa all'oro stia distruggendo sconosciuti patrimoni ambientali. Uno dei principali problemi è la contaminazione dell'acqua che molti degli abitanti prima bevevano semplicemente l'acqua dei fiumi, stanno scavando pozzi o trincee dove i veleni si depositano sul fondo, oppure utilizzano contenitori per l'acqua piovana.

Ai minatori non sembra interessare altro che l'oro e non importa quale sia il danno che arrecano alle comunità locali. Inoltre si rischia una catastrofe igienica,  visto che lo smaltimento  dei rifiuti umani avviene senza nessuna precauzione. Nell'area delle miniere stanno aumentando malaria e tifo e la situazione sanitaria sembra ormai sfuggita di mano al governo.

La autorità che regolano la fiorente industria dell'oro della Guyana hanno recentemente ordinato uno stop alle nuove concessioni per estrarre oro e diamanti nei fiumi e nei torrenti di questo piccolo Paese sudamericano, ma la lobby delle industrie minerarie e dei commercianti di oro ha subito scatenato fortissime proteste accusando il governo di Georgetown di abusare dei suoi poteri.

In realtà  secondo le popolazioni locali le restrizioni sono una finzione: l'acqua del fiume Barima è così inquinata che non può più essere utilizzata per scopi domestici, ed i funzionari governativi sono accusati di essere corrotti e complici delle bande di minatori della Guyana e brasiliani che lavorano nella giungla. Le miniere hanno addirittura modificato i  corsi  di alcuni fiumi producendo isole di ghiaia che vengono scaricate da pesanti draghe meccaniche. Spesso sono le stesse comunità a permettere ai minatori di penetrare nel loro territorio, come è successo nella villaggio Mazaruni del Kako,che hanno permesso ad un gruppo di minatori brasiliani di lavorare nei fiumi Kako e Mazaruni, ma i minatori hanno subito dato problemi alla tribù  Akawaio, una dei 9 popoli indio della Guyana. I minatori promettono soldi alle comunità locali, ma poi le minacciano e i soldi li danno alla polizia che chiede tangenti per far finta di nulla. I minatori brasiliani sono in gran parte illegali, visto che quasi sempre non  hanno il permesso del consiglio del villaggio ma la polizia li copre e  ignora le costanti denunce degli indios, dei villaggi e dei capitani delle imbarcazioni fluviali preoccupati per le radicali modifiche ce stanno subendo i corsi dei fiumi.

La settimana scorsa la Gold and Diamond Miners Association è passata al contrattacco ed una riunione di emergenza dei  suoi soci ha sfidato apertamente il governo  e ha raccolto 50.000 dollari (una cifra enorme in Guyana) per presentare ricorso contro la sospensione delle nuove licenze, inoltre sono state minacciate manifestazioni di piazza e dure azioni sul territorio se il governo centrale non cederà. La verità è che l'industria mineraria, legale ed informale, è diventata di gran lunga i l più grosso imprenditore della Guyana e che da occupazione a bande di minatori brasiliani armati e pronti a tutto. Per questo mostra i muscoli. Alla fine il ministero delle miniere ha detto che il divieto sarebbe durato solo un mese, «per permettere un esame approfondito della situazione e se i livelli di inquinamento e torbidità abbiano raggiunto proporzioni allarmanti in alcuni affluenti, nei fiumi e torrenti». Problemi che la Gold and Diamond Miners Association non  nega, ma sostiene che devono essere puniti i singoli minatori che trasgrediscono, invece che penalizzare tutta l'industria per il comportamento di pochi. Intanto continuano a pagare mazzette alla polizia perché si volti dall'altra parte ...  Inoltre il governo viene anche criticato perché consente agli operatori di lavorare troppo vicino ai corsi principali dei fiumi, sradicando alberi centenari che ostruiscono  il letto di piccoli corsi d'acqua, poi provocano inondazioni ed erosioni ed alla fine interrompono la navigazione nei grandi fiumi. Come se non bastasse, negli Usa sta facendo clamore la notizia del traffico di ragazze minorenni che fanno le prostitute-schiave nei campi dei minatori nella giungla. Tra i minatori e le prostitute bambine ormai l'Aids avrebbe raggiunto livelli altissimi.

Ma si tratta solo della punta dell'iceberg di quello che potrebbe essere un collasso sociale ed ambientale provocato dalla corsa all'oro nella foresta amazzonica: secondo L'Amerindian people's association (Apa) che riunisce i popoli nativi della Guyana gli effetti dell'attività mineraria indiscriminata minacciano il futuro  stesso dell'agricoltura e della pesca di sussistenza delle comunità indigene. «La fauna selvatica sta scomparendo a causa del rumore, e alcune specie di pesci stanno morendo per l'inquinamento. «La Guyana human rights association (Ghra) descrive quello che sta  succedendo come «Una battaglia per il controllo dei fiumi della Guyana» e sottolinea che il Guyana Continental Shield, che comprende Guyana, Suriname e Guyana francese «E' attualmente uno dei più grandi depositi mondiali di acqua dolce; anche limitandosi al calcolo economico dei costi/benefici, la distruzione incontrollata dei nostri fiumi è miope. Questo è il contesto reale in cui si inserisce la battaglia per i fiumi della Guyana. Nel giro di pochi decenni, l'acqua potabile sarà preziosa come il petrolio. Controversie per l'acqua sono in corso in Medio Oriente e ella regione Cina-Tibet, così come nel  sud-est asiatico  tra India, Nepal e Bangladesh».

Tutto  vero ma questa realtà incontrovertibile deve fare i conti con investimenti diretti in Guyana ch, negli ultimi 5 anni, hanno portato più di un miliardo di dollari in investimenti diretti in Guyana e  nel Suriname, con decine imprese canadesi, statunitensi e brasiliane che hanno aperto centri di acquisto di oro e diamanti, stimolando un boom minerario che sembra ormai diventato troppo grande per sentire ragioni  e per pensare al disastro che sta combinando e che lascerà in eredità a governi che sembrano troppo deboli (e complici) per poterlo  contrastare.

La commissione mineraria si sta muovendo solo ora per istituire centri di acquisto nelle regioni occidentali ricche di oro che renderebbero più facile per i minatori vendere direttamente l'oro senza aprire altre strade nella foresta, dove fra l'altro circolano bande di disperati armate fino ai denti e dove c'è un omicidio a settimana legato al traffico d'oro e di diamanti. Ma il problema più grosso per le esangui casse della Guyana è il contrabbando: dati ufficiali del ministero delle risorse naturali indicano che fino a metà della produzione nazionale annua di 600.000 once "troy" di oro vengono inviate clandestinamente in Venezuela, Brasile e soprattutto in Suriname, dove le royalty  e le tasse sono tre volte più basse rispetto alla Guyana. Ed ai minatori basta attraversare un fiume per passare un confine impossibile da controllare. Il governo della Guyana sta trattando con quello del Suriname perché aumenti le tasse su oro e diamanti per aiutarlo a ridurre il contrabbando, ma intanto entrambi i Paesi devono fare i conti con l'aggressiva  pressione dei minatori che sembrano sempre di più uno Stato nello Stato senza legge e senza rispetto che rifornisce le banche  centrali e i risparmiatori occidentali di oro e diamanti.  

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