[01/08/2012] News

Il presidente di Corepla a tutto campo su rifiuti zero, bioplastiche e consorzi di materia

Rossi: «Il tema chiave è quello della prevenzione»

Il presente e il futuro dei consorzi di raccolta, la sostenibilità economica nella filiera del riciclo, fino al possibile ritorno delle cauzioni sugli imballaggi. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Rossi (Nella foto), presidente del Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta il riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica.

Alla luce delle attuali dinamiche politiche ed economiche qual è il futuro che aspetta i consorzi di imballaggi?

«Lo slogan "rifiuti zero" è, per l'appunto, uno slogan. Una strategia responsabile e realistica si basa certamente in primo luogo sulla prevenzione, intesa come strumento indispensabile non solo per ridurre volumi e pesi dei rifiuti, ma anche per renderli comunque più facilmente riciclabili e recuperabili grazie ad una progettazione dei beni che tenga conto anche di questi aspetti. Qualsiasi società, tuttavia, produce comunque una quota ineliminabile di scarti: alcuni sono già di per sé preziosi, per cui vengono naturalmente recuperati (non esiste il consorzio del rame né, tantomeno, quello dell'oro...), altri necessitano di un sostegno che renda economicamente compatibile la loro corretta gestione, ed è questo il ruolo dei consorzi come Corepla».

Che cosa ne pensa delle bioplastiche? Un'opportunità o un "problema"?

«Non si può che guardare con interesse ai cambiamenti e ai progressi prodotti dalla ricerca. La storia stessa della plastica, materiale "artificiale" e "moderno" per eccellenza, non è che una continua conferma di questa attitudine. Ciò detto, penso siano necessarie alcune riflessioni. In primo luogo, non è la plastica che produce problemi ambientali, ma casomai la scarsa attenzione con cui ancora troppi la gestiscono: in sintesi, occorre educare a non abbandonare la plastica nell'ambiente ed offrire un sistema di raccolta e riciclo sempre più efficiente per trasformare una criticità, appunto l'abbandono, in un'opportunità. Un'ultima osservazione, infine, è che la biodegrabilità non può e non deve diventare una giustificazione per l'abbandono o per il consumo indiscriminato. Essa è invece sicuramente una caratteristica positiva che può rendere questa plastica particolarmente adatta a talune applicazioni: d'altronde proprio la pluralità della "plastica" è la premessa della sua straordinaria versatilità e capacità di essere performante per utilizzi anche molto diversificati tra loro».    

Sull'ipotesi del ritorno della cauzione sugli imballaggi in plastica qual è la posizione del Corepla?

«L'obiettivo condiviso da tutti dovrebbe essere quello di assicurare una gestione efficiente ed efficace dei rifiuti di imballaggio ai costi più bassi per il consumatore e per le imprese. I sistemi cauzionali, laddove applicati, si sono rivelati molto complessi ed onerosi, finendo oltretutto di fatto per costituire in alcuni casi una barriera alla libera circolazione delle merci, tanto che un paese come l'Olanda ha deciso di rinunciarvi. Il sistema "Conai/Consorzi" ha sinora assicurato buone prestazioni a costi sostenibili: perché rischiare di smantellare tutto anziché stimolare un'ulteriore crescita che è oggettivamente possibile?».

Plastiche eterogenee in crescita a prescindere dagli inni al disimballaggio (anche per una maniacale sanitarizzazione dei beni alimentari): cosa intende fare Corepla?

«Anche qui il tema chiave è quello della prevenzione. I progressi della ricerca sui materiali, sulle applicazioni e sui macchinari hanno consentito una crescita straordinaria delle prestazioni dell'imballaggio in plastica, a vantaggio della sicurezza, delle esigenze e del portafoglio del consumatore (basta pensare alla conservazione degli alimenti!). Questi risultati, tuttavia, sono stati spesso conseguiti grazie ad una parallela crescita della complessità degli imballaggi, che può oggettivamente costituire una criticità per la loro gestione nel processo di raccolta/selezione/riciclo. Oggi le imprese, tuttavia, avvertono sempre più la necessità di individuare ed adottare soluzioni che coniughino prestazioni identiche o anche superiori con la compatibilità rispetto ai processi di recupero. Anche il marketing, che spesso suggerisce sviluppi di forte impatto estetico ed emozionale per il consumatore a discapito però  della riciclabilità, comincia ad essere responsabilizzato sul concetto di sostenibilità. Tuttavia resta ancora molto da fare, come dimostra ad esempio la deprecabile diffusione delle "sleavers" coprenti su bottiglie di PET, che ne pregiudica l'avvio a riciclo».

Con la crisi è sempre più evidente che quando parliamo di riciclo dobbiamo fare riferimento a una politica industriale e strategia di approvvigionamento di materia: il sistema dei consorzi deve evolversi da consorzi sugli imballaggi a consorzi di materia?

«La risposta è già implicitamente dettata dalla normativa: la direttiva UE 2008/98, ormai recepita nel nostro ordinamento, sposta gradatamente l'attenzione verso i materiali nel loro complesso, laddove stabilisce che entro il 2020 "la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine (...) sarà aumentata complessivamente almeno al 50 % in termini di peso". Certo nel concreto è un percorso tutto da costruire, a cominciare dalla ridefinizione di ruoli, obblighi ed oneri. Intanto dobbiamo partire dal principio di "rendere la vita più semplice al cittadino", superando distinzioni non sempre percepibili come quella tra "imballaggio" e "non-imballaggio"».

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