[02/08/2012] News

Lo spread come epidemia sociale

Il consiglio direttivo della Bce che si riunisce oggi ha il sapore del western: un intervento deciso della Banca centrale per frenare l'irrazionale impennata degli spread è perorato dal presidente dell'Eurotower, Mario Draghi, ma fortemente osteggiato dai cosiddetti "falchi" del nord, capeggiati dal presidente della Deutsche Bundesbank, Jens Weidmann. Il temuto e rovente agosto della speculazione selvaggia è ormai arrivato, e se davvero si ritiene necessario alzare degli argini è necessario farlo subito: le comparse che rischiano di più in questa storia fuori dalle pellicole in cellulosa sono i cittadini di tutta l'Europa.

Continuare a mettere a repentaglio la tenuta dell'economia mondiale e dell'Unione europea lasciando correre a briglia sciolta il differenziale tra il rendimento di titoli sovrani (il famoso spread) appare davvero assurdo. D'altronde, nel quadro di questa crisi c'è ben poco di sensato, ancor prima che di "razionale", e quel che rimane ha ancora molto in comune con il classico andamento di una bolla speculativa.

Robert J. Shiller (Nella foto), economista a Yale ed esponente di spicco nella corrente della finanza comportamentale, definisce una bolla speculativa come «un'epidemia sociale il cui contagio è mediato dai movimenti dei prezzi». In un suo recente intervento su Project Syndicate, Shiller spiega che l'iniziale aumento dei prezzi gonfia le tasche degli investitori che per primi si avventano sulla preda, stimolando «invidia ed interesse» negli altri. «L'eccitazione attira sempre più persone nel mercato, provocando un ulteriore aumento dei prezzi», e così via: la bolla si gonfia sempre più - fino a scoppiare - slegando il suo andamento bulimico da quello dei fondamentali economici oggetto della bolla.

«Ma le epidemie sociali non hanno bisogno di mercati o dei prezzi per attirare l'attenzione del pubblico e ampliarsi velocemente». Shiller cita esempi di epidemie sociali che, nel corso dei secoli, hanno riguardato le credenze «degli alchimisti, dei profeti del giorno del giudizio, cartomanti, astrologi, medici che utilizzavano magneti, cacciatori di streghe e crociati [...] La recente e perdurante crisi finanziaria mondiale in corso impallidisce in confronto con questi eventi. Ed è importante capire perché. 

Le economie moderne hanno il libero mercato, oltre ad analisti di business con le loro raccomandazioni, le agenzie di rating con le rispettive classificazioni degli strumenti finanziari, e contabili con i loro bilanci e le dichiarazioni dei redditi». Secondo l'economista, è il pieno sviluppo di tutte queste istituzioni «a rendere le catastrofi economiche veramente gravi - da far sembrare piccola quella del 2008 - praticamente impossibili». Per questo - conclude Shiller - dobbiamo considerare «qual è l'alternativa prima di perseguire politiche per tenere a freno il mercato».

Se l'analisi di Shiller delle bolle speculative come epidemie sociali è ampiamente condivisibile, altrettanto non lo sono le conclusioni che da questa vengono tratte. Escludendo alcune delle correnti di pensiero più estreme, nessuno attualmente suggerisce di smantellare l'economia di mercato, alla quale viene riconosciuto un ampio ruolo nel miglioramento del tenore di vita della popolazione mondiale (o meglio, della sua fetta più ricca) rispetto ai secoli passati.

Quel che è venuto a mancare, piuttosto, è proprio la presenza di istituzioni (in primo luogo le istituzioni democratiche, non citate da Shiller) che riescano a controllare e a dirigere gli spiriti animali del mercato nella direzione voluta. Quella che proprio il buon senso dovrebbe individuare nella sostenibilità economica, sociale ed ecologica dello sviluppo umano.

Torna all'archivio