
[03/08/2012] News toscana
L'autorità portuale di Civitavecchia: «Datelo a noi, daremo lavoro e faremo un grande bacino di carenaggio»
Forse alla fine ci toccherà rivalutare il turismo della catastrofe, le signore impellicciate che scendevano sorridenti dal traghetto per l'Isola del Giglio per farsi immortalare dal marito o amante (e viceversa) con alle spalle quello che è diventato il relitto più famoso del mondo dopo il Titanic.
A quanto pare intorno alla Costa Concordia continuano ad agitarsi ben altri appetiti che quelli del turismo mordi e fuggi da panino e bottiglia d'acqua da mezzo litro, il colossale business del recupero e dello smantellamento del colosso adagiato sugli scogli del Giglio sta attirando stuoli di pretendenti. L'ultimo in ordine di tempo è il presidente dell'Autorità portuale di Civitavecchia, Pasqualino Monti, nel corso un incontro organizzato dal sindaco della città laziale, Pietro Tidei, per mettere a punto 100 progetti per lo sviluppo della comune, se n'è uscito con questa trovata: «Dove portare il relitto della nave Costa Concordia, arenata sugli scogli dell'Isola del Giglio? Al porto di Civitavecchia, dove potremmo realizzare un grande bacino di carenaggio e creare lavoro per migliaia di persone per circa un anno». Poi ha spiegato che «Il bacino di carenaggio, una volta smantellata la Concordia, verrebbe utilizzato come cantiere adibito alla manutenzione delle grandi navi, creando così occupazione stabile per centinaia di addetti. Sarebbe una straordinaria occasione di per il porto e il territorio che riceverebbe nuovo impulso per la ripresa economica e occupazionale».
Peccato che anche i porti toscani di Piombino, Livorno e Carrara, dove la crisi è durissima, la pensino nella stessa maniera e peccato che, nonostante qualche no sia già arrivato per i porti minori, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi abbia da tempo messo i paletti a questa discussione in gran parte assurda: la Toscana, dove è stato fatto il danno, deve essere in qualche modo risarcita, a cominciare dal lavoro che procurerà lo smantellamento del relitto, visto che le operazioni di rimozione sono in mano alle multinazionali.
Ma la trovata del Monti di Civitavecchia non va presa sottogamba: la Costa Crociere aveva già avanzato l'ipotesi del porto laziale dopo il naufragio e non sembra avere in grande simpatia i porti toscani.
L'Ansa ieri scriveva che «Se Civitavecchia dovesse spuntarla, l'Autorità portuale vorrebbe realizzare di un bacino di carenaggio tra la futura darsena servizi, i cui lavori sono stati appaltati e la darsena energetico - grandi masse. Opere che sono state già finanziate dal Cipe attraverso la Legge Obiettivo e appaltate». La tentazione di non investire nell'adeguamento del bacino di Livorno sarebbe grande e l'Autorità portuale di Civitavecchia dice che così si darebbe lavoro a molte persone, come se sulla costa toscana, ferita da quel naufragio, non ci fosse altrettanta fame di lavoro.
Bisogna stare attenti, perché la vicenda rischia di trasformarsi in una guerra tra poveri (i lavoratori) mentre chi vuole fare business con le disgrazie utilizza la crisi per spostare milioni di euro come pedine di una dama.
La Toscana farà bene a vigilare, anche perché il rispetto del principio "chi inquina (o danneggia) paga" vale se quell'inquinamento e quel danno vengono ripagati e risarciti almeno nella regione dove sono stati fatti