[03/08/2012] News

Il business-as-usual fa male: nel 2050 l’umanità vivrà in un mondo più inquinato

Cina orientale, India settentrionale, Medio Oriente e Nord Africa al limite della vivibilità

Se le emissioni inquinanti delle attività umane continueranno secondo lo scenario business-as-usual, nel 2050 la maggior parte della popolazione mondiale dovrà fare i conti con una pessima qualità dell'aria. Tra meno di 40 anni gli abitanti del nostro pianeta sperimenteranno un inquinamento dell'aria simile a quello delle soffocanti metropoli dell'Asia orientale.  E' quanto emerge dallo studio "Effects of business-as-usual anthropogenic emissions on air quality" pubblicato  da Atmospheric Chemistry and Physics.

La ricerca - alla quale oltre istituti tedeschi, ciprioti e sauditi hanno partecipato anche l'Abdus Salam international center for theoretical physics, Earth system physics di  Trieste e l'European commission, joint research centre di Ispra - ha utilizzato l'Atmospheric chemistry general circulation model Emac per stimare l'impatto delle variazioni delle emissioni di origine antropica sulla qualità dell'aria globale e regionale negli ultimi anni e in futuro (2005, 2010 , 2025 e 2050). 

Il team internazionale di ricercatori spiega che «Lo scenario delle emissioni presuppone che la crescita demografica ed economica determinino in gran parte i consumi di energia ed alimentari e le conseguenti fonti di inquinamento, con le tecnologie attuali ("business as usual"). Questo scenario è stato scelto per mostrare gli effetti della non implementazione della legislazione per evitare ulteriori cambiamenti climatici e la crescita dell'inquinamento atmosferico, diverso da ciò che era in vigore per l'anno base 2005, che rappresentando  un pessimista (ma plausibile) futuro». 

Lo studio è il primo ad includere tutti e cinque i principali inquinanti atmosferici noti per avere un impatto negativo sulla salute umana: PM 2.5, biossido di azoto, biossido di zolfo, ozono e monossido di carbonio. Gli scienziati hanno preso in considerazione non solo le emissioni antropiche di sostanze inquinanti umana, ma anche quelle naturali come la polvere del deserto, l'aerosol del mare e le emissioni vulcaniche.  Gli scienziati hanno confrontato le recenti osservazioni, ed hanno dimostrato che «il modello riproduce le principali caratteristiche delle distribuzioni regionali dell'inquinamento dell'aria, anche se con alcune imprecisioni inerenti alla "coarse horizontal resolution" (~100 km) ed al "simplified bottom-up emission input"».

Per identificare i possibili futuri hot spot dell'aria di  cattiva qualità e stato applicato un Multi pollutant index (Mpi), adatto per il global model output: «Sembra che il Sud-est asiatico e il Medio Oriente rappresentino tali hots spot a causa delle concentrazioni di inquinanti molto elevate, mentre un aumento generale dell'Mpi  si osserva in tutte le regioni popolate dell'emisfero settentrionale. In Asia orientale una serie di gas inquinanti e di particolato fine (PM 2,5) si prevede che raggiunga livelli molto alti a partire dal 2005, mentre in Asia meridionale l'inquinamento dell'aria, tra cui l'ozono, crescerà rapidamente verso la metà del secolo. Intorno al Golfo Persico, dove le concentrazioni naturali di  PM 2,5  sono già elevate (a causa della polvere del deserto), i livelli di ozono dovrebbero aumentare fortemente. La popolazione ponderata Mpi (Pw-Mpi), che combina le proiezioni demografiche e di concentrazione di sostanze inquinanti, dimostra che un numero sempre maggiore di persone nel mondo potranno fare esperienza di una ridotta qualità dell'aria durante la prima metà del XXI secolo. Seguendo questo scenario business as usual, si prevede che la qualità dell'aria per il cittadino medio globale nel 2050 sarebbe quasi paragonabile a quella del cittadino medio dell'Asia orientale nel 2005, il che sottolinea la necessità di perseguire la riduzione delle emissioni». 

Quindi, se continuiamo così quel che ci aspetta per la nostra vecchiaia, per la maturità dei nostri figli e per la giovinezza dei nostri nipoti è un mondo ancora più inquinato, in alcune regioni fino al soffocamento. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, già oggi l'inquinamento atmosferico è un grave rischio per la salute che potrebbero peggiorare con l'aumento della attività industriale. Attualmente, nel mondo l'inquinamento urbano dell'aria provoca 1,3 milioni di decessi all'anno.

Il leader del team di ricerca, Andrea Pozzer dell'Abdus Salam international centre for theoretical physics di Trieste, che ora lavora per il Max Planck institute of chemistry in Germania, sottolinea che «Azioni forti e una legislazione più efficace sono fondamentali per evitare il drastico peggioramento della qualità dell'aria, che può avere effetti gravi sulla salute umana». I ricercatori sottolineano che lo scenario può sembrare pessimistico, ma le tendenze globali delle emissioni indicano una continuazione di questa situazione business-as-usual: «Allo stato attuale i progressi dei  negoziati post-Kyoto sul clima sono lenti e non è chiaro come le politiche sulla qualità dell'aria si svilupperanno a livello globale - dice uno degli autori, Greet Janssens-Maenhout dell'European commission joint research centre - nelle regioni con crescita economica, potrebbe essere meno efficace implementare misure di riduzione delle emissioni a causa della forte crescita delle attività in particolari settori, nei Paesi che soffrono la crisi economica, nei prossimi anni l'attuazione di costose misure di qualità dell'aria potrebbe rivelarsi difficile».

Pozzer aggiunge: «Abbiamo dimostrato che è necessaria una ulteriore legislazione per controllare e ridurre le emissioni prodotte dall'uomo, in particolare per la Cina orientale e nel nord dell'India, per evitare hot spot di elevato  inquinamento atmosferico elevato». Infatti, oltre ad essere regioni ad alta densità di popolazione e con un inquinamento atmosferico elevato, un peggioramento ulteriore della qualità dell'aria in  Cina ed India peggiorerebbe in modo significativo la situazione mondiale nel 2050. 

Lo scenario prevede che l'inquinamento atmosferico aumenterà anche in Europa e Nord America, ma in misura molto minore che in Asia, grazie alle politiche di mitigazione che sono in vigore da oltre due decenni.

Pozzer spiega che per stimare la qualità dell'aria nel 2005, 2010, 2025 e  2050 il suo team abbia utilizzato un modello di chimica atmosferica: «Il modello di base utilizza la formulazione matematica per prevedere la meteorologia e la composizione chimica dell'atmosfera. In pratica, si tratta di un software utilizzato per la previsione, o hindcast, per gli anni precedenti, dello stato dell'atmosfera in determinati momenti. I risultati dimostrano che nel 2025 e nel 2050, secondo lo scenario business-as-usual studiato, nell'Est asiatico saranno esposti a elevati livelli di sostanze inquinanti, come biossido di azoto, anidride solforosa e particolato fine (PM 2.5) L'India del Nord e la regione del Golfo Arabico, d'altra parte, subiranno un marcato aumento dei livelli di ozono».  In futuro quindi la peggiore qualità dell'aria sarà nella Cina orientale, nell'India settentrionale, in Medio Oriente ed in Nord Africa, in quest'ultime due aree a ridosso del sud Europa, la miscela inquinante è dovuta alla polvere deserto naturale e all'aumento dell'ozono provocato dalle attività umane. L'effetto delle emissioni di inquinanti di origine antropica sarà comunque più nocivo nell'Asia orientale e meridionale, dove si prevede l'inquinamento triplicherà rispetto ai livelli attuali. 

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