[06/08/2012] News

I “profiler” galleggianti che tengono sotto controllo i ghiacci, il clima e l’ambiente dell’Artico

L'iniziativa condotta dalla Woods hole oceanographic institution sta cercando di prevedere i futuri cambiamenti nell'Artico e come questi influenzeranno l'ambiente

Mentre i ghiacci dell'Oceano Artico continuano a sciogliersi a ritmi allarmanti, un'iniziativa condotta dalla Woods hole oceanographic institution (Whoi) sta cercando di prevedere i futuri cambiamenti nell'Artico e come questi influenzeranno l'ambiente.

Nel 2004, John Toole e il suo team di ricerca della Whoi hanno  sviluppato un nuovo modo per misurare i cambiamenti nell'Artico all'interno delle attività dell'Arctic observing network, una collaborazione scientifica internazionale che studia il clima e l'ecosistema polare artico e secondo loro, «i modelli al computer suggeriscono che nei prossimi anni in questa regione si verificherà un impatto significativo» e gli scienziati sono molto preoccupati e stanno cercando di capire «come questi cambiamenti influenzeranno la stratificazione e la circolazione oceanica, gli ecosistemi e modelli climatici globali».

Toole spiega al Sierra Club Green Home che «il sistema climatico della Terra sta cambiando in risposta all'aumento dei livelli di carbonio nell'atmosfera. I modelli al computer sembrano suggerire che nei prossimi 100 anni o anche prima, diciamo entro la metà del secolo, la calotta di ghiaccio della regione artica potrebbe scomparire ogni anno entro la metà dell'estate ed alcuni modelli suggeriscono che una volta che comincerà a sparire, questo potrebbe avvenire molto rapidamente, forse nel corso di 10 anni.  In futuro nell'Artico può verificarsi, più che in Antartide, una copertura di ghiaccio altamente stagionale, piccola a metà-fine estate ed un'ampia copertura sottile in inverno».

Il team di ricerca  Della Whoi ha sviluppato uno strumento chiamato Ice-Tethered Profilers (Itp),  che misura quotidianamente i valori dell'acqua di mare dell'Artico e li invia ai ricercatori. I "profiling" autonomi esistono già dagli anni '70, ma gli ingegneri di Whoi hanno progettato un nuovo modello che ha una maggiore resistenza e che è in grado di raccogliere dati più in profondità. Questa "boa col guinzaglio" è costituita da un galleggiante in schiuma che si trova in cima al ghiaccio marino e sostiene una fune metallica che scende verso il basso nell'oceano alla quale è agganciato un veicolo subacqueo che raccoglie dati. L'Itp rappresenta una vera svolta, dato che fino ad ora era quasi impossibile raccogliere dati per lunghi periodi di tempo in un ambiente come l'Artico. Toole sottolinea che «Per essere in grado di ottenere misure prolungate nel tempo, è necessario disporre di misuratori autonomi, piuttosto che avere una persona in piedi a prendere le misure. Molto probabilmente se si installa un profiler lì non lo riavremo indietro, quindi è importante ottenere dati in tempo reale attraverso i satelliti».

Il gruppo di studio e ricerca della Whoi riceve dati provenienti da circa 60 profilers artici  dispiegati fin dall'inizio del programma, con le singole unità che sono sopravvissute da pochi mesi a diversi anni, dato che i Pit vengono spesso persi durante gli eventi di convergenza dei ghiacci o quando il lastroni di ghiacci sui quali sono stati installati vengono trascinati in acque poco profonde.

I dati dei profilers vengono raccolti in tempo reale via satellite, avviati ai server della Whoi e poi resi  immediatamente disponibili ai ricercatori e al pubblico sul sito Web dela Whoi. Il team di Toole collabora con ricercatori di istituzioni in tutto il Nord America, Europa e Asia.

Secondo Toole «finora, i dati suggeriscono che l'Oceano Artico oggi sta riflettendo una maggiore concentrazione di acqua dolce rispetto ai decenni precedenti. Questa lente di acqua relativamente dolce sta influenzando l'Artico adesso ed ha il potenziale per fluire a sud ed impattare con i siti convezione profonda sub-polar North Atlantic. In questa regione, questo potrebbe alterare la overturning circulation ed il clima delle medie latitudini. Tali trasformazioni epiche nell'Artico rappresentano significativi impatti ambientali, culturali, economiche e geo-politico, e potrebbe modificare il destino delle comunità locali, degli habitat ed il clima globale».

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