[08/08/2012] News

Gabon: piantagioni di caucciù ed olio di palma al posto delle foreste e delle savane umide equatoriali

Accordi per il land grabbing tra l’Olam di Singapore e il regime di Ali Bogo Ondimba

Il primo ministro del Gabon, Raymond Ndong Sima, ha riunito nella capitale Libreville i sostenitori e gli oppositori di un colossale progetto di piantagione industriale di hévéa, l'albero della gomma dal quale si produce il caucciù (che porterebbe alla distruzione di 28.000 km2 di foresta equatoriale).

Secondo quanto ha dichiarato alla Télévision nationale gabonaise, l'incontro aveva l'obiettivo di «calmare la viva polemica» in corso nel Paese africano dopo che la multinazionale di Singapore Olam ha reso noto il suo progetto di land grabbing (l'ennesimo) nella provincia di Woleu Ntem nel nord del Gabon. Il governo del Gabon ha già accordato il permesso all'Olam per realizzare la sua mega-piantagione proprio nel cuore delle foresta equatoriale del Gabon, un'area ancora in parte inesplorata che ospita una biodiversità ricchissima ed unica.  Contro questo progetto si oppone ferocemente uno dei deputati locali, Bertrand Zibi Abeghe, che è stato affiancato dalle associazioni ambientaliste che hanno lanciato l'allarme per il degrado dei suoli, l'inquinamento della falda freatica e il massiccio uso di pesticidi che avrà un effetto a catena su flora, fauna e salute dei cittadini.

L'atro deputato di Woleu Ntem è invece un entusiasta partigiano del progetto e dice che la piantagione di caucciù è un'opportunità unica per la sua circoscrizione elettorale e che permetterà d eliminare la disoccupazione. Anche le amministrazioni locali e provinciali hanno firmato accordi con la multinazionale di Singapore. In realtà Olam-Gabon ha promesso di assumere 7.000 persone entro i prossimi tre anni, ma ha ammesso che diminuiranno regressivamente a 3.000 dopo la fase di realizzazione della piantagione.

All'incontro di Libreville hanno partecipato il patron di Olam-Gabon ed Ong internazionali come il Wwf  e Zibi Abeghe ha sottolineato che almeno così il primo ministro «ha ascoltato tutte le parti» ed ha reso noto che «un comitato scientifico di 28 membri studierà il progetto sotto la supervisione del ministro dell'agricoltura, Adrien Nkoghe Békalé. Questi ingegneri riuniti produrranno un  mémorandum sull'hévéa in Gabon, un paese dove questa coltivazione è praticata da 50 anni».

Ma in Gabon in pochi dubitano che alla fine non la spunterà la singaporiana Olam, che ha già messo le mani su grandi aree del Gabon con l'accordo del regime. La multinazionale gestisce la  realizzazione della Zone économique spéciale di Nkok, ad una trentina di km da Libreville, dove sta realizzando impianti di trasformazione del legname, nei quali probabilmente arriveranno anche i milioni di alberi abbattuti a Woleu Ntem. La  Zone économique spéciale di Nkok  è stata inaugurata il 28 luglio 2010 dal presidente Ali Bogo Ondimba  In persona (nella foto). L'Olam è presente in Gabon dal 1998 e lavora nell'import di prodotti alimentari e nel commercio di legname e si occupa di preparare i terreni e costruire le vie di comunicazione interne della Zone économique spéciale, dove stanno investendo cinesi, malesi, indonesiani ed indiani. 

In Gabon non si muove foglia che la dinastia Bongo non voglia e l'attività dell'Olam da 2003 ha conosciuto una forte ed continua crescita sotto l'sala protettiva di un regime che quanto ad autoritarismo non ha nulla da invidiare a Singapore.  Bongo infatti è un attento e premuroso amico degli asiatici dell'Olam: un anno fa, il 15 agosto 2011,  ha visitato il vivaio di palme da olio nella regione di Kango, un altro ambizioso e contestato progetto di Olam-Gabon che punta a fare del Gabon il primo produttore di olio di palma dell'Africa, naturalmente a danno delle foreste e delle coltivazioni locali.  Il presidente gabonese, per sottolineare il suo impegno e la sua partecipazione si fece fotografare mente metteva a dimora delle piantine di palma da olio.

Solo per la valorizzazione della filiera dell'olio di palma, il 16 agosto 2010 la cricca di Bongo  ha firmato con la Olam un contratto del valore di  oltre 360 miliardi di franchi Cfa (più di 800 milioni di dollari). La prima fase da 350 milioni di dollari è stata avviata nel maggio 2011.  Alla fine, tra il 2016 e il 2017,  le nuove piantagioni interesseranno 200.000 ettari e nelle casse dello Stato entreranno 800 milioni di dollari l'anno. Non è finita: il 13 novembre 2010 il Gabon ha firmato un contratto da 1,5 miliardi di dollari per costruire una fabbrica di fertilizzanti nella zona franca dell'isola di Mandji, a Port-Gentil. Una  joint venture tra la République Gabonaise, con il 20% del capitale, e l'nnipresente Olam con l'80%.

Il Gabon fa gola alle multinazionali dellagri-industria specializzate in land grabbing. Il suo territorio ospita circa un milione di ettari di savane umide con precipitazioni che vanno da 1.400 a  2.000 mm all'anno, poco abitate e adatte a produrre bio-carburanti. Il regime vuole industruialzzare l'agricoltura che attualmente da lavoro al 35% della popolazione ma rappresenta solo il 5% del Pil, con i prodotti da esportazione e l'ingresso delle multinazionali straniere Bongo vuole portare questa oercentuale del Pil al 20%.  Naturalmente tutto questo viene presentato come «Un'agricoltura performante e rispettosa dell'ambient, per produrre derrate di prima necessiytà alfine di assicurare l'autonomia alimentare», attraverso il Programme Agricole de Sécurité Alimentaire et de Croissance avviato nel novembre 2010.

Forse leggendo vi siete fatti un'opinione su chi probabilmente vincerà la battaglia per le foreste equatoriali di Woleu Ntem.

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