[09/08/2012] News

Goletta Verde in Emilia Romagna: «Fiumi in secca: nessun apporto inquinante»

Bandiera Nera a Cervia: politica del calcestruzzo e cattiva pianificazione urbanistica

Le temperature roventi di quest'estate e l'assenza pressoché totale di precipitazioni hanno avuto un risultato inaspettato per i prelievi effettuati da Goletta Verde nelle acque costiere dell'Emilia Romagna: «I fiumi in secca, di conseguenza non trasportano carichi inquinanti verso il mare». Il risultato è stato un solo punto "fortemente inquinato" alla foce del torrente Marano di Riccione, unico caso in cui il fiume arriva direttamente in mare.

In ben 7 delle 8 foci monitorate dai tecnici di Goletta Verde «Il livello di salinità emerso dai campioni era prossimo a quello dell'acqua marina, un'anomalia rispetto alla scarsa salinità delle acque fluviali. I monitoraggi hanno dimostrato ingressi di acqua marina nei fiumi e torrenti anche per diverse centinaia di metri». Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde, ha spiegato che «L'anomalia della salinità rappresenta un forte indicatore del fatto che a causa della siccità che sta colpendo la regione come molte altre parti del nostro Paese, i fiumi stiano retrocedendo lasciando quello che generalmente si riscontra nelle acque marine, con tutte le conseguenze nefaste che ne conseguono per l'agricoltura e per la disponibilità idrica, nonché per l'economia. Proprio la siccità può diventare ulteriore causa di maggiori pompaggi di acqua dolce dalle falde profonde artesiane, e superficiali freatiche, necessaria ai processi produttivi industriali, civili e agricoli. E' preoccupante inoltre che per gli emungimenti di acqua in profondità siano disponibili solo dati stimati, quando questa è indicata da tempo come la principale causa di subsidenza, ovvero di abbassamento della costa».

Goletta Verde considera la subsidenza un grave problema del litorale e chiede l'attuazione di misure di prevenzione: «Gli studi hanno ormai constatato che l'entità degli abbassamenti dovuti a cause naturali è dell'ordine di pochi millimetri l'anno. La subsidenza causata dall'uomo, invece, raggiunge velocità molto più elevate: i più recenti dati  pubblicati da Arpa nell'ultimo annuario dei dati ambientali indicano infatti che siamo ben oltre queste quote e gli abbassamenti  arrivano a punte di 1,3 centimetri all'anno a Milano Marittima e di addirittura 1,9 centimetri all'anno a Lido di Dante». L'abbassamento del litorale a causa della subsidenza antropica incrementa inoltre il problema dell'erosione costiera e del rischio d'ingressione da parte del mare. Arpa Emilia Romagna ha stimato in circa 100.000.000 di m3 il quantitativo di materiale eroso lungo tutto il litorale regionale a causa della subsidenza, dal 1950 al 2005.

Secondo gli ambientalisti «In Emilia Romagna, il forte fenomeno di erosione richiede poi  importanti interventi di ripascimento, che non solo sono un grande aggravio sull'economia locale ma che di certo non risolvono la situazione, dal momento che diversi casi, all'arrivo delle prime mareggiate, hanno dimostrato la vanificazione dello sforzo economico.

Non diminuisce invece l'assalto del cemento sulla costa ravennate e Legambiente ha assegnato la  Bandiera nera al Comune di Cervia, «Per la continua cementificazione e dei progetti che risultano in aperto contrasto con  la risoluzione delle maggiori criticità ambientali del territorio, dal rischio idrogeologico, all'erosione fino alla subsidenza della costa». 

Lorenzo Frattini, presidente Legambiente Emilia Romagna, ha detto che «Uno dei casi più dolenti di uso distorto della pianificazione urbanistica e di cementificazione della nostra costa riguarda sicuramente il comune di Cervia  Quest'anno, abbiamo deciso di assegnare la bandiera nera, poco ambito vessillo per i nuovi pirati del mare, proprio all'amministrazione comunale di Cervia per aver perseverato nel portare avanti la politica del calcestruzzo. Già nel 2008 avevamo assegnato una bandiera nera e con amarezza constatiamo che le stesse motivazioni restano più che mai attuali: dopo innumerevoli varianti al vecchio Prg e addirittura ben due varianti al ricettivo, la cementificazione è continuata e le aree verdi si sono conseguentemente ridotte. Tra le altre cose, nel nuovo Psc stiamo parlando di nuovi 4.500 alloggi e di addirittura 4.000 nuovi posti letto per il settore ricettivo, senza contare gli innumerevoli parcheggi sotterranei adiacenti al mare. Assistiamo a un netto e stridente contrasto tra le scelte locali e le criticità ambientali del territorio, dalla subsidenza alla ingressione marina fino all'erosione della costa, che tra l'altro sono state rilevate dalla stessa amministrazione nel quadro conoscitivo del Psc. Ci domandiamo come sia possibile immaginare di mettere in piedi nuove migliaia di alloggi con la pesante crisi economica in atto che stenta a riempire le strutture ricettive già esistenti sul territorio. E, d'altro canto, non si pensi, invece, di sfruttare i posti già esistenti con formule innovative e meno impattanti come gli alberghi diffusi. E, infine, non possiamo dimenticare di citare il progetto di un ulteriore grattacielo a Milano Marittima che dovrebbe sorgere  in una delle ultime aree di pregio ambientale e con criticità idrogeologiche previsto al di fuori del percorso di redazione del nuovo PSC, con le solite politiche di scorciatoia urbanistica molto diffuse in regione. Insomma questa ci sembra davvero una direzione di marcia opposta a quella che la situazione ambientale ed economica richiederebbe oggi per una valorizzazione della costa».

Marino Previtera, presidente del circolo di Cervia Milano Marittima, evidenzia un altro problema che riporta ad una situazione ambientale generale che appare molto delicata: «Vorremmo enfatizzare, inoltre, un'altra problematica è quella dovuta agli emungimenti nelle centinaia attività di drenaggio nei cantieri di costruzione, il cosiddetto dewatering dei terreni di fondazione. Alcuni studi effettuati nel Comune di Cervia hanno riscontrato che un intervento edilizio di medie dimensioni richiede l'estrazione di circa 25.000-30.000 metri cubi di acque freatiche. Pertanto, negli ultimi anni solo nel cervese si possono stimare, a seguito delle centinaia di autorizzazioni edilizie rilasciate, un prelievo complessivo di alcuni milioni di metri cubi di acque sotterranee. E' stato accertato che tali emungimenti determinano situazioni locali di intrusione salina, che possono portare nel tempo ad una progressiva salinizzazione dell'acquifero con effetti sulla vegetazione e sugli ecosistemi. Nonostante questa forte criticità ambientale, non è stato possibile reperire dati esatti sui prelievi dalla falda freatica superficiale. Per avere comunque un'idea dell'entità del fenomeno si consideri che ogni 100 cantieri di media dimensione, vengono sprecati circa 3 miliardi di litri d'acqua dolce, pari al consumo annuo di una città di oltre 30.000 abitanti».

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