[20/08/2012] News
Sondaggi indicano il 61% degli israeliani contrario all’attacco all’Iran
Dopo l'annuncio del governo israeliano che sarebbe pronto un attacco preventivo all'Iran, il presidente israeliano, l'ex laburista Shimon Peres, si è nuovamente detto contrario ad ogni possibile azione di guerra unilaterale contro la Repubblica Islamica. «Non riesco a dormire dal panico e sono preoccupate per quello che potrebbe accadere a Israele se ci sarà un attacco unilaterale israeliano all'Iran» ha detto Peres al quotidiano israeliano Yediot Ahronot, ed ha ricordato che il suo Paese avrà bisogno dell'aiuto e del consenso degli Stati Uniti d'America per lanciare un'operazione militare contro Teheran.
Il presidente israeliano ha detto di sentirsi «moralmente obbligato» a prendere clamorosamente le distanze dai bellicosi proclami della maggioranza di governo che pure lo ha eletto ed ha accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Ehud Barak di diffondere inutilmente il panico tra l'opinione pubblica israeliana creando una vera e propria isteria collettiva sul pericolo iraniano. Peres aveva già preso le distanze dal governo sulla scelta di attaccare unilateralmente l'Iran: il 16 agosto, in un'intervista alla rete televisiva Canale 2, aveva ribadito di avere fiducia nel lavoro degli Usa per fermare le attività nucleari di Teheran, confermando così le preoccupazioni di Washington per l'avventurismo israeliano «E' chiaro che noi non possiamo fare da soli», aveva evidenziato Peres respingendo così gli scenari del possibile blitz israeliano contro l'Iran che scatenerebbe una guerra nella quale Obama non sembra volersi infilare alla vigilia delle elezioni.
Intanto il generale di brigata Ahmad Vahidi, ministro della difesa iraniano ha definito le minacce israeliane di un imminente attacco ai siti nucleari della Repubblica islamica «senza alcun valore e vuote di significato. Le affermazioni bellicose dei capi sionisti hanno le radici nella loro paura. Oggi i sionisti hanno paura persino della loro ombra e quindi cercano di controllare questa situazione lanciando una guerra psicologica, ma devono sapere che la propaganda non risolverà i loro problemi».
Mentre la Siria soffoca nel suo stesso sangue e il Libano rischia di esplodere nuovamente, mentre i profughi della guerra irakena ritornano in patria per sfuggire ai massacri siriani, il possibile precipitare della situazione anche in Iran preoccupa gli analisti più attenti. Stephen Lendman, giornalista e analista politico statunitense, ha detto al network iraniano Press Tv che «scatenando la guerra contro l'Iran, Israele libera dalla gabbia un mostro che non si può far ritornare dentro». Secondo lui un'eventuale offensiva militare israeliana per distruggere i siti nucleari della Repubblica islamica è «pura follia. L'esito di un simile conflitto è solo la sconfitta. Nessuno vincerà e ci saranno delle conseguenze catastrofiche se le cose andranno fuori controllo. Israele sarà gravemente danneggiato se i leader di Tel Aviv decideranno di mettere in atto il loro folle piano di attaccare l'Iran. La maggior parte degli israeliani si oppone ad una simile avventura bellica, allora perché il primo ministro Benjamin Netanyahu insiste di farla?». Un recente sondaggio dimostra che il 61% degli israeliani è contrario ad attaccare l'Iran.