[21/08/2012] News

L’Italia brucia tra terroristi ambientali e una concezione "tribale" del territorio

E il cambiamento climatico sta giocando un formidabile ruolo di facilitatore di questi criminali

L'Italia continua a bruciare ed il fuoco ieri ha fatto una vittima, un operaio della Regione Campania, in servizio alla Società di servizio antincendio boschivo regionale, morto orribilmente nell'incendio in un bosco di castagno divampato tra Lauro e Palma Campania al confine tra le provincie di Avellino e Napoli. Il nostro Paese è ancora una volta devastato da quelli che Legambiente ha definito "terroristi del fuoco", individui accumunati dallo stesso intento di seminare terrore tra la gente e distruggere il patrimonio naturale del nostro Paese, annichilendo e riducendo in cenere, come accaduto in Sicilia, in Maremma, in Calabria e in molte aree protette  bellezze paesaggistiche che sono anche risorse economiche e turistiche e habitat di miliardi di animali e piante. I dati ancora provvisori di questa estate di cenere e lacrime fornite dal Corpo forestale dello Stato sono terribili: «Dal 1 gennaio al 12 agosto 2012 il numero dei roghi è aumentato di circa il 79% rispetto all'anno precedente, con 5.375 incendi boschivi divampati dall'inizio dell'anno. In consistente aumento risulta anche la superficie totale percorsa dalle fiamme, che cresce di circa il 104% rispetto al 2011». 

Il cambiamento climatico  sta giocando un formidabile ruolo di facilitatore di questi criminali: lo stesso Cfs sottolinea che «Tra le ragioni  dell'aumento c'è l'incremento degli incendi boschivi in inverno e in primavera, dovuto alle particolari condizioni climatiche e ai conseguenti fattori predisponenti sfavorevoli che hanno interessato alcune regioni settentrionali (Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia) e  centro-meridionali (Toscana, Campania, Calabria, Lazio, Basilicata). In queste regioni si è, pertanto, verificato un aumento del 130% rispetto alla media del periodo. Complessivamente, al 12 agosto 2012 e ferme restando le gravi situazioni registrate in Sicilia, i cui dati non sono ancora quantificabili, le maggiori criticità si riscontrano in Sardegna (805), Campania (677), Calabria (635), Puglia (560), Toscana (504) e Lazio (467): in queste regioni si è concentrato ad oggi quasi il 70% del totale degli eventi e delle superfici totali percorse dal fuoco. La più estesa superficie boscata percorsa dal fuoco è in Puglia (6.384 ettari). Seguono la Calabria (4.263), il Lazio (3.456), la Sardegna (3.314), la Basilicata (2.960), la Campania (2.760), il Piemonte (2.200), la Toscana (1.812), l'Umbria (1.270), la Lombardia (1.182), la Liguria (1.069), l'Abruzzo (911), il Friuli Venezia Giulia (749), il Molise (577), l'Emilia Romagna (313), il Veneto (204), le Marche (93), la Valle d'Aosta (53), il Trentino Alto Adige (50)». Poi sono arrivati i giganteschi incendio dolosi in Maremma ed oggi bruciano nuovamente la Calabria, la Liguria ed il Carso triestino. 

E' difficile pensare ormai alla mano della speculazione edilizia dietro gli incendi, anche se il mancato catasto delle aree percorse dagli incendi in molti comuni (in particolare al sud, ma non solo...) lascia aperta questa ipotesi in diverse aree, ma allora cosa spinge questi "terroristi" a distruggere il nostro paese, a seminare il terrore ad esporre colline e monti denudati al disastro idrogeologico prossimo venturo, quando saremo costretti a piangere nuove Sarno annegate nel fango bruciato di montagne devastate che raggiunge paesi distrutti dalla cattiva edilizia e dall'abusivismo?
Purtroppo dietro molti di questi incendi sembra esserci una concezione "tribale" e mafiosa del territorio, il semplice spregio il dispetto o la vendetta per un "torto" subito, per i vincoli posti da un'area protetta su un territorio considerato proprio o di nessuno. Il contrario dei "beni comuni" diventati molto di moda dopo i referendum sul nucleare e l'acqua pubblica.
Dietro le fiamme si intravede un'Italia primitiva e modernissima che brucia il Paese migliore, per spaventarlo e riaffermare il suo dominio su un territorio che ha già sfregato, fino a far diventare lo sfregio e la ferocia normalità. E' l'Italia brutale che dalla pastorizia del fuoco si è piano piano trasformata nel business dell'anti-incendio e della speculazione ed ora nell'avvertimento para-mafioso, un'Italia di imitatori, senza cultura e bellezza, che non capisce la natura, che odia ogni tentativo di difenderla e valorizzarla, ma capace di dar fuoco ad una pineta perché magari qualcuno gli ha negato un privilegio in un campeggio o ha mangiato male al ristorante, capaci di dar fuoco ad un'area protetta perché non si può cacciare o costruire.

Le ceneri sulla quali camminano con le suole arroventate forestali, vigili del fuoco e volontari antincendio sono le macerie fumanti di un Paese che ha perso la bussola e che ha visto sdoganare l'ignoranza e la prepotenza come  normalità, l'insulto e la minaccia come modo di fare. Non basteranno tutte le lacrime del mondo a spegnere i fuochi che devastano l'anima verde dell'Italia ma sarà necessaria una grande operazione di bonifica civile e politica per uscire dall'humus dell'incultura dal quale nascono i terroristi ambientali... e pompieri per spegnere queste ceneri culturali depositatesi negli ultimi 20 anni e forestali per far crescere nuovi alberi della solidarietà e della democrazia sono altrettanto necessari dei canadair e dei mezzi antincendio.

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