
[21/08/2012] News
Lucifero mette a dura prova l’agricoltura italiana
Secondo la Confederazione italiana agricoltori, «l'esaurimento delle scorte di cereali e foraggi, insieme al calo produttivo degli animali da latte (meno 20%), pesa sui bilanci delle aziende zootecniche. E aumenta la dipendenza dall'estero di un settore che già importa il quasi il 90% della soia e la maggior parte dei mangimi».
La canicola prolungata ed il caldo torrido hanno "bruciato" i cereali e i foraggi, facendo schizzare verso l'alto i costi delle aziende zootecniche. La Cia lancia un nuovo allarme: «Ora è Lucifero, l'ennesimo anticiclone africano, a lasciare ancora per diversi giorni i campi italiani all'asciutto e a prolungare l'agonia di uno dei settori che sconta di più questa prolungata siccità, quello zootecnico, che potrebbe pagare pesantemente il crollo dei raccolti di soia (-50%) e di mais (-30%) e l'esaurimento delle scorte di foraggio. Il rischio è un importante ricorso all'import, che penalizzerebbe fortemente un settore già fortemente dipendente dall'estero. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Nelle stalle italiane si teme per un'ulteriore erosione dei redditi, dovuta al moltiplicarsi delle voci di spesa nei bilanci aziendali, su cui adesso grava la spesa aggiuntiva degli alimenti per gli animali e l'aumento della domanda di mangimi, che va a sommarsi alla crescita congiunturale dei costi di produzione e degli oneri burocratici, caratteristica del comparto. A questo si aggiunge l'importante calo produttivo degli animali da latte, dovuto al caldo torrido e all'afa prolungata, che stressano il bestiame, fino ad abbassare la produzione di più del 20 per cento».
Gli agricoltori dicono che il problema dell'esaurimento delle scorte del cibo per il bestiame farà aumentare l'import di un comparto che già vi ricorre ampiamente, soprattutto per quanto riguarda la soia: «Visto che nel nostro Paese se ne produce appena il 10-15% della domanda interna. Diversa è la situazione per il mais, visto che l'Italia può contare su una quasi totale autosufficienza, producendo più del 90% del fabbisogno nazionale. Ma anche per questo comparto produttivo a questo punto si teme per un ricorso più massiccio all'import. È per questo che è arrivato il momento, non più rinviabile, di operare delle scelte volte a incentivare la nostra produzione di proteine vegetali, favorendo finanziamenti di azioni dedicate, così come noi proponiamo da tempo».
La situazione nelle campagne italiane sembra davvero rovente: «Ai cali produttivi per caldo e siccità e all'inarrestabile aumento dei costi aziendali, si aggiungono le problematiche connesse alla manodopera. Il saldo negativo al termine dell'annata agraria potrebbe sfiorare 1,2 miliardi di euro - dice la Cia - Le avverse condizioni climatiche portano a una generalizzata contrazione dei volumi prodotti che supera il 25-30%, con punte del 50% per alcuni comparti. L'attuale vendemmia e la prossima campagna olivicola-olearia sono, tra l'altro, condizionate da difficoltà relative alla manodopera: l'eliminazione dei voucher sui campi non agevola le operazioni in campagna. In alcune aziende non si raccoglie perché si hanno problemi nel reperire e regolarizzare gli stagionali. Insomma mentre la terra brucia, per l'agricoltura italiana "piove sul bagnato": senza interventi di sostegno si rischia il crack».
Il cahier de doleance degli agricoltori italiani è lungo: «Non si arrestano gli aumenti dei prezzi di carburanti, dell'energia, dei mangimi e delle attrezzature, ma calano sensibilmente la produttività e i redditi delle aziende. E a complicare ancora di più la vita nei campi ora è Lucifero, l'ultima ondata di caldo asfissiante di questa estate di fuoco. Ancora per una settimana, quindi, nei vigneti sarà massima allerta per continuo pericolo incendi. Il caldo, con temperature che tra i filari superano i 40 gradi, rende questa vendemmia tra le più difficoltose degli ultimi 50 anni. Le uniche notizie positive si registrano sul fronte della qualità delle produzioni. Le uve, ad esempio, si presentano ai massimi livelli organolettici e anche le olive, quasi a fine maturazione sugli alberi, si mostrano, diffusamente, in buono stato tanto da far prevedere un ottima campagna per gli extravergini di qualità italiani».