
[21/08/2012] News
Secondo quanto scrive l'agenzia l'agenzia MarketWatch, che riporta fonti riprese anche dalla russa Ria Novosti, nonostante le proteste di Bagdad, la multinazionale francese Total «è risoluta a proseguire i suoi investimenti nel Kurdistan irakeno, regione semi-autonoma e dotata di un potenziale petrolifero considerevole».
La Total non ha quindi nessuna intenzione di ritirarsi dal Kurdistan, che possiede enormi riserve di greggio e di gas e dove dopo la guerra contro Saddam Hussein si sono installati circa 30 gruppi stranieri. Anche la multinazionale statunitense che guida il cartello della Big Oil, la Exxon, ha ricevuto le stesse minacce, ma fino ad ora non è successo nulla.
Il 20 agosto una filiale della Total ha fatto qualcosa che ha fatto davvero arrabbiare qualcuno a Bagdad: ha acquistato da una compagnia canadese il 20% delle azioni del blocco petrolifero di Taza. Ma il 13 agosto il governo di Bagdad a maggioranza sciita aveva chiesto al gigante petrolifero francese di interrompere ogni legame con la regione del Kurdistan oppure di vendere le sue quote in un grande campo petrolifero nel sud dell'Iraq.
La risposta della Total non piacerà certo al governo a maggioranza sciita perché mette in risalto un paio di cose: Bagdad non ha nessun potere sulle multinazionali occidentali che si muovono e sfruttano il suo territorio come più le aggrada; il governo centrale ha ormai perso il controllo del Kurdistan su tutta una serie di questioni; la divisione delle entrate petrolifere sono uno dei temi di conflitto con le autorità di questa regione ormai semi-indipendente e che sfrutta l'ala protettrice degli americani e delle multinazionali per allontanarsi sempre più da Bagdad.