
[23/08/2012] News
Calano prezzi e consumi ed emergono nuovi produttori
Il ministero del Commercio cinese ha annunciato le nuove quote di esportazione della seconda trance di terre rare per quest'anno, fissandola a 9.770 tonnellate. Il ministero precisa che «le ultime quote, che includevano 8.537 tonnellate di metalli di terre rare leggere e 1.233 tonnellate di metalli di terre rare medie e pesanti, portano le quote di esportazione per tutto l'anno 2012 a 30.996 tonnellate, cioè un aumento del 2,7% in rapporto all'anno scorso».
L'esportazione delle terre rare cinesi è in mano a 24 imprese, tra le quali spiccano il Baogang Group, il più grande produttore di terre rare leggere della Cina, e la China Minmetals Corporation.
Il 27 dicembre 20911 il governo cinese aveva rese note l quote di esportazioni di terre rare per la prima parte dell'anno, fissandole a 10.546 tonnellate e scatenando le proteste di statunitensi, europei e giapponesi. Le quote, affidate ad 11 imprese specializzate, sono state in seguito aumentate a 10.680 tonnellate.
L'agenzia ufficiale cinese Xinhua ricorda che «le terre rare sono indispensabili alla fabbricazione di numerosi prodotti di alta tecnologia, tra i quali telefoni cellulari, pale eoliche, batterie delle auto elettriche e missili. La Cina, primo produttore di terre rare del mondo, rifornisce più del 90% della domanda di terre rare del pianeta, benché le sue riserve rappresentino solo circa un terzo delle riserve mondiali. Lo sfruttamento delle miniere di terre rare ha causato gravi danni all'ambiente in diverse regioni della Cina».
Proprio con l'intento dichiarato di limitare i danni ambientali, la Cina ha sospeso i permessi di prospezione e sfruttamento delle terre rare, imposto limiti di produzione e quote di esportazione ed annunciato regolamenti ambientali più stringenti. La cosa ha fatto arrabbiare americani, giapponesi ed europei che hanno fatto ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio contro le quote cinesi, accusando Pechino di concorrenza sleale e di voler mettere ancora di più le mani sul mercato dell'elettronica di consumo.
Oggi il Sole 24 Ore irride all'aumento delle quote annunciato dal governo cinese: «La Cina vuole forse mostrarsi accomodante con il Wto: finora nel 2012 ha esportato solo un quinto del target perché la domanda è crollata». La crisi economica ha ridotto la richiesta di terre rare e già nel 2011 le esportazioni cinesi avevano raggiunto a malapena la metà delle quote stabilite dal Governo, mentre nei primi 7 mesi di quest'anno l'export di terre rare cinesi è arrivato a 6.409 tonnellate con un calo del 36% sul 2011. I prezzi delle terre rare, ance se restano elevati, sono calati molto. Il Sole 24 Ore fa l'esempio dell'ossido di neodimio che ora costa 105 dollari a tonnellata, meno della metà del prezzo del 2011.
Secondo il giornale della Confindustria, «potrebbe essere stata proprio la procedura avviata dalla Wto a stimolare un gesto distensivo da parte di Pechino, anche se ufficialmente le quote sono state alzate in favore di sei produttori, che hanno appena superato i controlli sulle norme a tutela dell'ambiente».
Il giornale sottolinea che «oltre alla minore domanda, sulle prospettive di prezzo pesa anche lo sviluppo di forniture alternative a quelle cinesi. Le politiche di Pechino hanno infatti stimolato numerosi investimenti, soprattutto in Nord America e in Australia. I progetti di Molycorp e Lynas da soli potrebbero presto fornire 60mila tonnellate l'anno di terre rare, sufficienti a soddisfare circa un terzo della domanda mondiale».